Tarapia tapioco! Prematurata la supercazzola o scherziamo?

I quarti attaccano i quinti, il problema arriva però quando uno di loro lo fa calciando con il piede non suo. A quel punto pensi che l’arbitro fischi e chiami la polizia, ma dura un attimo. Un altro calciatore usa il piede educato, l’arbitro apprezza. Il bomber tocca per il centrocampista che viene a rimorchio.
Accade di tutto.
Body check dopo una corsa coast to coast, gol.
Niente clean sheet, è bastato un tap in.
E pensare che quello ha tirato con il piede sordo.
Il coach in panchina si allinea con l’estasi, l’altro loda la pulizia dell’assistenza.
E dire che qualcuno pensa ancora alle seconde palle, mentre il bomber segna una doppietta personale. Un gol è suo, l’altro pure, ça va sans dire.
L’esterno a sostegno attacca la profondità, ma viene tamponato nel traffico. Nessuno si chiede il perché non aprano lo svincolo, tacciono perché sanno che il poverino non ha due piedi. Quello insiste e calcia un cross panoramico, ma all’improvviso scopre di avere i piedi invertiti. Pazzesco! Ne viene fuori una giocata meno bella di quanto sia difficile che poi lui ha fatto facile.
Il treno armeno smorza con grande confidenza, la palla va a morire da sola. Tranquilla.
Il bomber si mette in proprio, alza il baricentro, tocca coi tempi giusti, calcia ogni pallone con il contagiri. Ne conta fino a cento prima di scontrarsi con il difensore al limite del controfallo.
Il difendente ha il piede debole e accompagna la palla all’uscita. Questione di educazione. Meglio mettersi in proprio.
Ripartenza e pallone sanguinoso, una giocata piaciuta sul protagonismo. Lui lo fa spesso e la squadra trova sicurezza nel vivere l’area di rigore.
E via così.
Il falso nueve insegue la manita, gli avversari cercano la remuntada. Mucchio selvaggio. Il bimbo viene dalla cantera, palla in buca.
Eccezionale!
Ma che gol ha fatto il falso nueve?
A me lo chiedi? Io, al massimo, posso mettere una seconda palla in touche.
Uno spettatore urla, ha scoperto di non avere più un piede.
In campo, il bomber ha appena segnato con un arto non suo. E non ha alcuna intenzione di restituirlo.
Seguono per i non udenti, scandite sillaba per sillaba, le infinite generalità del marcatore.

P.S. Il titolo è preso da una frase di Amici miei, pronunciata dal conte Mascetti, interpretato dal grande Ugo Tognazzi.

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