
Prima i fatti.
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Olanda, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Svezia, Danimarca, Serbia e Venezuela si sono schierate apertamente contro l’attuale gestione dell’International Boxing Association.
Le altre Federazioni tacciono.
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Il 24 giugno il CIO ha annunciato ufficialmente la seconda esclusione consecutiva dell’IBA dalla gestione di un’Olimpiade, dopo Tokyo 2020 anche Parigi 2024 sarà sotto la giurisdizione di una task force del Comitato Olimpico Internazionale.
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Il TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) di Losanna ha stabilito che nel Congresso Straordinario IBA del 14 maggio 2022 sono state commesse delle irregolarità, è stata negata la possibilità di candidarsi alla presidenza e al Consiglio Direttivo a quattro dirigenti che avevano commesso lievi infrazioni, le stesse di cui era colpevole l’uomo che è poi è stato rieletto presidente.
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Data e sede elle nuove elezioni avrebbero dovute essere decise il 24 giugno, non solo non è accaduto, ma ancora non si sa quando e dove sarà riunito il nuovo Congresso Straordinario.
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L’IBA è fuori dall’organizzazione olimpica dall’inizio del 2019.
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Il maggiore sponsor dell’Associazione è la Gazprom, più volte contestata dal Comitato Olimpico Internazionale.
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Nel programma dei Giochi di Los Angeles 2028 il pugilato non è presente.
Esposti i fatti, ecco il commento.
In Italia solo i pugili hanno a cuore il dilettantismo.
La nostra Federazione non ha mai preso una posizione pubblica sulla gestione prima dell’AIBA e poi dell’IBA. E le rare volte che è intervenuta, si è espressa in favore dell’Associazione stessa. Nessun dirigente negli ultimi tempi ha preso la parola sul tema. Nel recente passato, quando l’hanno fatto non hanno mai contestato l’operato della Federazione mondiale.
In un’intervista datata 15 settembre 2018, alla mia richiesta di esprimere il punto di vista dell’Italia nelle elezioni di quell’anno, l’allora presidente Vittorio Lai (penultimo leader in carica della FPI) rispondeva: “La Federazione Pugilistica Italiana valuterà al momento. Per ora la situazione è interlocutoria e verificheremo lo stato dei fatti una volta formalizzate le candidature ed i relativi programmi. È prematuro dunque ipotizzare una scelta che comunque faremo in modo responsabile e ponderato, avendo a cuore il futuro del pugilato olimpico”.
In quel Congresso è stato eletto Rakhimov. Passati alcuni mesi, il CIO, dopo avere tolto i contributi economici all’AIBA, l’ha esclusa dalla gestione di Tokyo 2020.
Alla domanda sulla posizione italiana in merito alle scelte AIBA sul professionismo e le WSB, sempre Lai rispondeva così: “Le scelte AIBA, alcune in divenire, sono state dettate da esigenze che l’Ente ha valutato fondamentali per il movimento mondiale”.
Il professionismo AIBA è fallito, le WSB sono state un bagno di sangue.
Neppure l’attuale presidenza ha mai preso posizione.
Eppure senza dilettantismo, la Federazione avrebbe enormi problemi di sopravvivenza. Almeno nel modo in cui è attualmente organizzata.
Oltre il 50% dei contributi che riceve da Sport e Salute arriva per la preparazione olimpica e l’attività di alto livello. La quota per affiliazione e tesseramento rappresenta circa il 15% delle entrate, difficilmente resterebbe tale se non ci fosse più un’Olimpiade all’orizzonte.
Eppure tutto tace.
Tacciono i maestri. Le grida (spesso legittime) per verdetti sbagliati sono in misura enormemente superiore a quelle che dovrebbero udirsi per il pericolo di sopravvivenza che il dilettantismo sta correndo.
Tacciono i presidenti di società.
Tacciono i giornalisti.
Nelle due settimane dei Mondiali maschili del 2021 la stampa nazionale ha pubblicato 12 notizie e solo cinque articoli. Eppure a Belgrado l’Italia ha portato un pugile in finale e un altro sul podio. Per scrivere sulla fine del pugilato olimpico aspettano l’annuncio ufficiale del CIO.
Tacciono o quasi i tifosi. Tranne quelli coinvolti da legami di parentela o di società. Leggo fan esaltati per le imprese dei loro ragazzi, ma non leggo mai grida di dolore per quello che a breve potrebbe accadere.
Rivedo in questo atteggiamento globale la ripetizione di quanto si è verificato nel momento in cui l’Italia non ha partecipato, per la prima volta nella storia, a un’Olimpiade (Tokyo 2020) nel settore maschile. Commenti sdegnati a fatto compiuto. Prima, solo disinteresse, ignoranza (nel senso che tutti o quasi ignoravano la situazione), attacchi verso chi dipingeva in modo pessimista il nostro futuro prossimo.
Accadrà ancora una volta, la situazione si ripeterà, l’esistenza della boxe olimpica verrà azzerata. E potrebbe non essere a tempo determinato, ma per uno spazio che nessuno è in grado al momento di definire. L’esclusione di Los Angeles 2028 sarebbe devastante per il movimento.
Se davvero avete a cuore la boxe dilettantistica, fate sentire la vostra voce. In società, in Federazione, sui giornali, tra di voi. Fatelo adesso, o tacete per sempre.