Intervista a Signani, il racconto dell’impresa in terra di Francia


Telefonata con Matteo Signani.
Sabato sera ha difeso con successo il titolo europeo dei pesi medi contro Maxime Beaussire, mettendolo ko in due riprese.
Parliamo con lui mentre viaggia sul pulmino che da Caen lo sta portando all’aeroporto di Parigi dove troverà il volo per Bologna. Farà il tampone per il test Covid. È colpito da quello che ha visto.
“Qui in Francia la situazione è terribile. Ventimila contagiati al giorno. E mi sembra che stiano tutti senza mascherina, pigiati gli uni sopra gli altri nei luoghi pubblici. Non capisco”.
Brusco cambio di riferimenti, ci inoltriamo sul percorso delle cose belle.

Matteo, come ti senti?
“Emozionato come un bambino. È sempre così, è una vita che vado in palestra, che combatto. Eppure ogni volta è come se fosse la prima. È per questo che amo la boxe”.
Gancio sinistro perfetto.
“L’abbiamo provato mille volte in allenamento. Ho lavorato come un pazzo, sudato e sofferto. Ma che soddisfazione!”
La prima telefonata di complimenti, da chi è arrivata?
“A mezzanotte è squillato il telefonino. Non volevo crederci, era l’Ammiraglio Giovanni Pettorino, il comandante generale delle Capitanerie di porto. Era entusiasta, mi ha riempito di complimenti. Ecco, io vivo per momenti come questo. Sono davvero felice”.
Quarantuno anni. Ti comincia a dare noia che siamo sempre lì a ripetertelo?
“Beh, a dire la verità un po’ mi sta sulle palle. Anche perché mi sento in forma come non mai. Chissà, potrei essere il portabandiera della generazione dei quarantenni. Non è che se arrivi a quest’età sei da buttare via per lo sport”.
Sui giornali sportivi solo poche righe in presentazione. Eppure era il campionato europeo dei pesi medi.
“Vorrei dire ai giornalisti una sola cosa. Ma voi sapete quanti sacrifici deve fare un pugile per sostenere un match? Mi piacerebbe portarli in palestra a vedere sudore e lacrime quotidiane, farli venire con me in cucina e guardarmi mentre rispetto una dieta ferrea che dura da una vita. E non è che per tutto questo, i compensi siano milionari”.
E allora cosa spinge un pugile ad andare avanti?
“L’emozione che proviamo in palestra, sul ring. La gioia di sentire la gente che ti dice che sei riuscito a commuoverli, a farli piangere di gioia. Mi hanno chiamato subito la mamma e il papà. Lui è un signore all’antica, stavolta si è commosso. E questo mi ha reso la persona più felice del mondo”.
E adesso?
“Adesso torno a casa, abbraccio i genitori, la famiglia, gli amici e torno dai miei animali”.
A che punto sei con il tuo zoo personale?
“Ho una casa in campagna con tre cani, un gatto, sette tartarughe, venti bengalini e due galline che mi danno l’uovo ogni mattina. Che devo chiedere di più alla vita?”
In tanti ti hanno chiamato per ringraziarti delle emozioni che hai loro regalato. E tu senti di dover ringraziore qualcuno?
“Il mio staff. Senza di loro non avrei raggiunto questo risultato. Sento di essere arrivato all’appuntamento al meglio della condizione. Forte come non mai. Sarei potuto andare avanti su quel ritmo per tutte e dodici le riprese. E poi ringrazio Meo (Gordini ndr), ci siamo sentiti tutti i giorni. Mi ha consigliato, confortato. L’ho sentito vicino come sempre. Grazie a tutti quelli che mi vogliono bene”.
Cosa vedi nel tuo futuro?
“Una bella piadina. Ogni cosa ha un inizio e una fine. Non so quanto durerà ancora questa avventura, lasciatemela godere finché sono in cima”.
Ciao Matteo, complimenti.
“Ciao Dario, grazie a tutti quelli di boxeringweb”.

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