Gazzettiero o non dice vero
o non lo dice tutto intero.
(Proverbio)
Il pugilato è finito.
È la prima cosa che ho pensato leggendo i giornali ieri mattina. Tutti riportavano quella che credo fosse una nota di agenzia. La riportavano senza averne prima controllato l’esattezza.
Non ho niente contro il gossip, ognuno scrive e legge quello che vuole. Non sopporto invece l’approssimazione.
Se arriva la notizia che Diletta Leotta ha come amico del cuore Daniele Scardina, la prima cosa che un giornalista interessato alla notizia dovrebbe fare è capire chi sia Scardina. E se l’agenzia dice che è il campione del mondo supermedi per l’IBF, il giornalista dovrebbe andare a controllare se questo corrisponda al vero. Perché è sul personaggio meno noto che io comunicatore devo saperne di più, devo informarmi
Niente da fare, ci sono caduti tutti.
Stamattina vedo che un altro giornale ci racconta che Ali Ndiaye è stato campione europeo, quando invece campione lo è stato ma dell’Unione Europea. E nel pugilato non è proprio la stessa cosa.
Il colpo definitivo è arrivato subito dopo quando ho letto su un prestigioso quotidiano che il match tra Blandamura e Morrison era valido per il titolo dei medi WBC.
E, soprattutto, che si è concluso ai punti dopo dodici riprese…
Allora ho capito.
A finire ko non è stato il pugilato, ma quel fantastico mestiere chiamato giornalismo.
Una volta si diceva: i fatti separati dalle opinioni. Oggi i fatti non esistono più, ognuno li crea a proprio piacimento.