
L’Italboxe è piena di dubbi. Vorrebbe dare una spallata al potere, ma non ha la forza per farlo. Il Consiglio Federale ha discusso il problema sabato scorso. Informa il presidente, nel comunicato del 27 maggio…

(In apertura di Consiglio, il sottoscritto ha voluto evidenziare le tante e decisivive sfide – che il movimento pugilistico italiano dovrà affrontare nel prossimo futuro – derivanti anche dall’incerto panorama sportivo internazionale sul quale la Fpi ha fatto un comunicato che verrà divulgato il 29 maggio p.v.)
In data 14 maggio, il presidente aveva scritto…
Forse è giunto il momento che questa Federazione ed il movimento pugilistico italiano traggano le giuste conclusioni su questo operato. Siamo stanchi di continui ribaltamenti di verdetti e siamo stanchi del mancato rispetto delle fatiche dei nostri atleti.
Il comunicato non è mai arrivato. Probabilmente manca l’avallo di qualcuno. Si attende il parere di Giovanni Malagò, presidente del CONI?
La preoccupazione (legittima) all’interno della boxe di casa nostra è la stessa che hanno molte altre nazioni. Se il sistema nel suo insieme rimanesse lo stesso, i pugili azzurri si ritroverebbero a combattere solo alle Olimpiadi, cioè ogni quattro anni. Oppure potrebbero essere impegnati in tornei minori, come l’Eindhoven Box Cup con sole diciassette Nazioni e otto defezioni all’ultimo momento.

L’International Boxing Association (IBA) minaccia sanzioni per i dissidenti, il CIO tace, la World Boxing arranca nella nebbia. Viviamo un’inquietante situazione di stallo.
Il Comitato Internazionale Olimpico il suo provvedimento lo ha preso quattro anni fa. Nel 2019 ha sospeso l’IBA, togliendole prima l’organizzazione dei Giochi di Tokyo 2020, poi le qualificazioni olimpiche e il torneo di Parigi 2024. A chiusura del cerchio, il CIO ha escluso la boxe dal programma dei Giochi di Los Angeles 2028.
Cosa può salvare il pugilato olimpico?
Il pugilato spera che sia la televisione americana a lanciare l’ultimo salvagente. I ricavi del CIO per ogni edizione dei Giochi Olimpici vengono al 75% dalla cessione dei diritti tv. Il network che li ha comprati fino al 2032, tre Olimpiadi estive e tre invernali, è la NBC. Parliamo di 7,75 miliardi di dollari.
Ma un elemento di dubbio complica ogni decisione. L’emittente ha visto calare l’interesse dei telespettatori verso questo sport. Per quel che riguarda il dilettantismo maschile, la mancanza di fenomeni statunitensi pesa fortemente sull’audience. L’ultimo oro è del mediomassimo Andre Ward, lo ha conquistato ad Atene nell’ormai lontano 2004. Nelle successive quattro edizioni dei Giochi: tre bronzi tra Pechino e Rio, con lo zero assoluto di medaglie a Londra e i tre argenti di Tokyo. Gli eroi del pugilato americano dilettantistico appartengono al passato.
Oggi la boxe amatoriale attrae molto meno di un tempo. Negli States adorano la potenza, lo scontro fisico. I Giochi ignorano il knock down, mettendolo alla stessa stregua di un diretto tirato con poca convinzione. L’assenza quasi totale del ko è un altro dato contro i gusti degli statunitensi. Il basso livello di arbitri e giudici contribuisce a rendere meno credibile lo spettacolo.
Tutto abbassa l’indice di gradimento.
C’è un calo di popolarità anche nel professionismo. La boxe non figura tra i 100 programmi sportivi più visti negli ultimi due anni, lì dove il Football Americano piazza 75 eventi.
Anche la NBC potrebbe quindi pensare di abbandonare la barca, anche se farlo in casa prevede una percentuale di rischio.
L’Italboxe soffrirebbe più di altre nazioni per un’eventuale uscita del suo sport dal programma olimpico. I contributi che prende da Sport e Salute, e dal CONI, costituiscono gran parte delle entrate a bilancio. Quei soldi ci sono per le medaglie alle Olimpiadi. Chiusi i Giochi, chiusa le cassa. Con l’aggravante che quasi l’intero gruppo di punta del pugilato azzurro viene dai Gruppi militari (come del resto accade per quasi tutti gli sport di casa nostra). I convocati, uomini/donne, per gli allenamenti in vista delle qualificazioni di Parigi 2024 appartengono al 70% ai Gruppi. Pensate che senza Olimpiadi questo settore continuerebbero a inserire pugili in organico?
La boxe mondiale si è infilata in un vicolo chiuso. L’ha fatto esclusivamente per colpe sue.
Il male viene da lontano, oggi lo stato di salute è solo peggiorato.
I dirigenti internazionali hanno gestito questo sport in modo imbarazzante, quelli locali non hanno mai cercato di creare una coalizione capace di opporsi al potere dominante.
E adesso eccoci qui, in un mare di dubbi.

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