
Antonio Tony Montano se ne è andato via per sempre, aveva 88 anni. Era nato a Douglas, viveva a Phoenix (entrambe in Arizona). È stato avversario di Sandro Mazzinghi (che lo ha sconfitto ai punti e per kot 12 nel mondiale superwelter) e Nino Benvenuti (che ha vinto ai punti).

Il ’64 di Mazzinghi non conosce soste.
In giro per il mondo le cattive notizie volano veloci e la gente fa strani pensieri quando dovrebbe solo fermarsi un attimo a meditare.

Anche Tony Montano, come Charley Austin, viene dall’Arizona.
Anche lui è di Phoenix, città diventata una presenza fissa sui giornali di tutto il mondo da quando, qualche mese fa, il senatore repubblicano Barry Goldwater si è candidato alla presidenza degli Stati Uniti.
Montano fa uno strano giro per arrivare a Genova dove si disputerà il match valido per la cintura dei superwelter. Il suo volo nato negli States fa scalo prima a Londra e poi a Roma.
Certo di battere Mazzinghi, spera di chiudere con la ITOS un accordo per la difesa mondiale contro Nino Benvenuti. Solo dopo aver parlato con Rino Tommasi prende un aereo che lo porta nella città dove affronterà il campione toscano.
Il prossimo Capodanno festeggerà i trentuno anni. Dovrebbe avere sufficiente esperienza per non lanciarsi in azioni avventate.
Evidentemente non è così.

Lo accompagna Aldo Spoldi, ex campione europeo dei leggeri. Un lombardo che ha combattuto con successo negli anni Trenta e Quaranta. Nato a Castiglione d’Adda, si è da tempo trasferito a New York. Torna spesso in Italia al seguito di qualche pugile americano a caccia di successo o più semplicemente di un buon ingaggio. Spoldi è fiducioso, è certo che Montano abbia i numeri per farcela.
Lo sfidante sale sul ring dopo avere faticato di brutto a rientrare nei limiti della categoria e avere distribuito, per la gioia dei giornalisti, promesse di guerra e distruzione.
«Sono sicuro di vincere e lo farò prima del limite. Ho pronto un colpo segreto».

Un giorno di tempo per riflettere ed eccolo rimangiarsi tutto in un’intervista al Corriere della Sera.
«Non sono mai stato un violento, ma un uomo che fin dalla prima giovinezza ha dovuto lavorare sodo per procurarsi un po’ di tranquillità. Tengo moltissimo al Mondiale di Mazzinghi, ma tengo moltissimo anche ai soldi. Ho una moglie e tre figlie. Non voglio che siano costrette a sopportare quello che ho sopportato io».

Chiarita a tutti la filosofia di vita, sale sul ring.
E rimedia quattro atterramenti prima di andare ancora una volta giù e di essere decretato out nel corso del dodicesimo round.
“Bravo Sandro, sei grande!”
C’è soddisfazione all’angolo del campione, è stata una prestazione convincente.

Per lui la gioia non arriva solo dal risultato, ha radici più profonde.
«Ho sconfitto la mia solitudine».
In queste cinque parole di Mazzinghi si nasconde un sentimento poetico, ma anche una richiesta inconfessata di aiuto.

Il brano è tratto da ANCHE I PUGILI PIANGONO di Dario Torromeo, per le edizioni Absolutely Free, vincitore del Premio Selezione Bancarella Sport 2017. Da questo libro è nata l’opera teatrale L’uomo senza paura di Mauro Parrinello e Francesca Montanino, presentato al Fringe Festival di Torino.