Stephan Shaw, prossimo rivale di Vianello, è un pericolo vero (video)

La data, per ora, è 14 gennaio 2023. Sicura la sede, New York.
Il primo match sulle dieci riprese, Guido Vianello (10-0-1, 9 ko) lo farà contro l’avversario più forte incontrato nel professionismo. Negli States, molti di quelli che lavorano nel mondo della boxe, pensano che quella notte il peso massimo romano avrà un’altra prima esperienza. Conoscerà la sconfitta. Un pronostico duro che fa scattare la curiosità.
Chi è Stephan Shaw e perché ispira così tanta fiducia?
L’uomo che molti chiamano Big Shot (la boxe ha scarso peso nella scelta del soprannome, è stato il basket a regalarglielo per la sua abilità nei tiri da tre in sospensione), ha trent’anni. È nato a St Louis, Missouri, il 20 settembre del 1992.
Assolta la parte anagrafica, passo a qualcosa che credo possa essere più interessante.
Stephan ha un record di 17-0 (13 vittorie per knock out), un pugno pesante, un gancio destro che procura guai. Boxa bene di rimessa, ha mobilità sulle gambe e consistenza in entrambe le mani. Ha debuttato il 13 dicembre 2013 mettendo ko in meno di tre minuti José Hermosillo. Poi ha proseguito su questa strada.
Relativamente breve l’esperienza tra i dilettanti (51-9-0, 39 ko). Quattro volte campione nazionale, sfiorato l’inserimento nella squadra statunitense per l’Olimpiade di Londra 2012.
Si è allenato a lungo in un garage di Florissant (Missouri), trasformato in palestra. Proseguiva una tradizione di famiglia, nonno Winston e papà Brian allenatori (il genitore che lavorava all’IBM, ha guidato anche Cory Spinks: campione del mondo in due categorie). A trafficare a bordo ring anche Dale, la mamma, impiegata in un’azienda chimica. A correre con lui durante il footing mattutino Missy, il rottweiler di casa.
A 10 anni la prima vittoria per ko, a 13 il ritiro.
Sconfitti tutti quelli della sua età, gli sembrava di non poter più attingere ad altre motivazioni. E poi sentiva sulle spalle un peso che stava diventando insopportabile. Il papà lo spingeva, anzi pretendeva che diventasse un pugile. A lui tutta questa pressione dava fastidio. Meglio smettere.
Per sei anni niente più palestra, né allenamenti.
In quel periodo ha studiato al College, sognando di diventare un telecronista sportivo. Si è laureato all’Università in amministrazione aziendale. Alla fine però è tornato al vecchio amore. Il pugilato.
Chiuso con il dilettantismo, ha accettato una buona offerta per passare professionista. Gliel’ha fatta Al Haymon, uno dei boss del boxing mondiale. Visto l’assegno, letta la cifra, a Stephan è sembrato di avere risolto tutto o quasi. Cinquemila dollari non li aveva mai gestiti. Posta la firma sotto un accordo per cinque anni, era pronto a tornare in pista.
All’inizio le borse giravano attorno ai 3.500 dollari, poi scendevano a 1.500.
Nel 2017 non ha comabattuto per nove mesi. Ha fatto lo sparring di Deontay Wilder, a fine anno ha incontrato il manager David McWater, hanno raggiungono un accordo.
Al Haymon lo ha lasciato libero dopo un’accesa discussione. Shaw si è improvvisamente sentito solo, ha perso la speranza che l’aveva spinto sino a quel momento. Ha cominciato a mangiare. Poi ha continuato a mangiare. E quando finiva, riprendeva il giro dall’inizio.
È passato da 118 a 146 chili. Ha fatto lo sparring per 500 dollari a settimana.
Il 7 febbraio 2018 il punto più basso. È salito sul ring del BB King Blues Bar&Grill di New York per affrontare Joel Claudie. Non era in forma, era grosso e lento. Faticava, ma alla fine la spuntava in sei round. La parte brutta della storia doveva ancora arrivare. All’antidoping lo trovavano positivo al THC (il Tetrahydrocannabinol, un cannabinoide), veniva squalificato per sei mesi.
Sposato, padre di due figli, senza lavoro.
Non era una bella situazione.
Arrivava a sorpresa l’offerta di una coppia di eccellenti promotori. Stephan Shaw firmava per Top Rank e Lou Di Bella. Il capo allenatore diventava Basheer Abdullah, papà Brian sarebbe stato comunque all’angolo per garantire un sostegno psicologico. La musica cambiava, la carriera ora assumeva prospettive diverse.

Shaw risolveva un dubbio che si portava dietro da tempo. Accettava di cambiare stile.
La classe non porta soldi.
Il talento, da solo, non vende biglietti.
Bisognava entrare dritti nel mondo dello show business americano. Bisognava risolvere i match prima possibile. L’esordio con la nuova filosofia era contro Bernardo Marquez (14-4-1) il 15 luglio scorso, ultimo match disputato finora dal giovanotto di St Louis. Lo metteva ko in 2:35 infliggendogli tre conteggi.
Ora, prima di Guido Vianello, affronterà Rydell Booker (26-6-1, 13 ko). Accadrà martedì prossimo all’Edison Ballroom di New York. Booker è un rivale che, eufemisticamente, potremmo definire non difficile dal momento che negli ultimi sette combattimenti ha un record di cinque sconfitte, un pari e una vittoria. Non dovrebbe essere un problema.
Nelle classifiche stilate ieri dal WBC, il trentenne di St Louis è al numero 28, deciso a salire in fretta. Di tempo a disposizione non ne ha molto. Contro Vianello sarà una sorta di scontro a eliminazione diretta, si direbbe se fosse una partita di Coppa nel calcio. Chi tra i due prospetti vincerà andrà avanti, l’altro dovrà mettersi in fila.
Sarà dunque una notte di esami per il peso massimo romano. Tanto per essere chiaro sino in fondo. La sfida non è contro un fenomeno, ma sicuramente contro un rivale consistente, motivato a vincere, temprato dalla vita. Insomma, un pugile che potrà realmente misurare le ambizioni dell’imbattuto Guido Vianello.

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