Attorno all’idea di realizzare Fury vs Chisora, c’è tutto il male della boxe

Tyson Fury vs Derek Chisora, mondiale massimi WBC, il 3 dicembre. Si faccia o no, rappresenta comunque un punto di svolta. È un invito a togliere il dito e guardare finalmente la Luna.
“La boxe è qualcosa di innaturale perché si fa sempre tutto al contrario. Quando vuoi spostarti a sinistra, non fai un passo a sinistra: spingi sull’alluce destro. Per spostarti a destra, usi l’alluce sinistro. Invece di allontanarti dal dolore, come farebbe qualsiasi persona sana, gli vai incontro. Tutto nella boxe funziona al contrario”, dice la voce narrante di Million dollar baby.
In realtà non è solo sul ring che la boxe si comporta in modo anomalo.
È uno sport professionistico senza una Federazione mondiale di riferimento.
Ci sono quattro Enti principali, tre in sottordine, almeno altri cinque in cerca di riconoscimento. Pesa l’assenza di una Federazione unica con cui confrontarsi, un ente che fissi le regole e sia in grado di farle rispettare.
I regolamenti delle quattro associazioni guida sono creati per essere modificati a seconda delle necessità. L’obbligo dettato dalla classifica (un campione può mettere il palio il titolo solo contro un Top 10) viene aggirato con concessioni legate all’approvazione dell’Ente (può far scivolare fino al numero 15 la posizione dello sfidante) che lo adatta alle richieste del momento. Sono vietate le rivincite immediate, ma poi si accetta che si firmino contratti con tre match di fila. E via di questo passo.
Si racconta di una politica feroce contro il doping e si omologano titoli in cui l’antidoping non è stato neppure fatto. Nessun pugile trovato positivo ammette la colpa. Peccano per usare la strada più breve, anche se più pericolosa. E non si pentono. Il sistema avalla questo atteggiamento. La pena non è sullo stesso livello della colpa, la discrezionalità nel giudizio porta a volte a sei mesi per un reato chiaro contro il regolamento.
Ci sfilano davanti agli occhi continui cambiamenti di categoria e sono così frequenti che ci sembrano normali. Professori universitari e scienziati dicono che non lo sono.
Sono state create diciassette/diciotto categorie di peso. E poi si fanno i match con il catchweight, ovvero si inserisce il limite che fa più comodo alla realizzazione dell’affare. Spesso rendendo improponibili, ma soprattutto pericolose certe sfide.
La boxe è anche uno sport in cui si scelgono gli avversari con cui confrontarsi. Si mettono in piedi sfide improbabili. Lo fanno tutti, è stato sempre fatto è la risposta a qualsiasi obiezione. Come se questa potesse essere una giustificazione.
Si tollerano combattimenti contro pugili che hanno record con un’altissima percentuale di sconfitte. Dicono: i collaudatori sono la norma nel pugilato. Vero. Ma qualcuno prima o poi dovrà pure farsi domande sulla vecchiaia di questi signori.
Mancato rispetto delle regole, vacanza di potere, gestione del pugilato in mano ai promoter producono conflitti di interesse. Sono gli organizzatori i padroni del pugilato. Errore madornale. A governare uno sport non può essere essere la stessa figura che ne trae vantaggio economico. Eddie Hearn, dicono, ha rotto qualsiasi possibilità di accordo con Frank Warren&Bob Arum per Fury vs Joshua. Il noto giornalista inglese Jeff Powell ha scritto che la scelta è stata dettata dalla paura che una nuova sconfitta di AJ troncasse i rapporti con i generosi sponsor. L’ultimo ostacolo a Fury vs Chisora sembra sia ancora Eddie Hearn, che cura gli interessi del potenziale sfidante. Dice che due milioni di sterline sono una borsa troppo esigua per il suo assistito. Non vuole avere rapporti con la coppia che gestisce Fury.
È la boxe. Ci sfila sotto gli occhi da anni, ripetendo con tale frequenza gli stessi errori, che a noi ormai sembra la norma.
L’idea di mettere in piedi Fury vs Chisora non rappresenta un’eccezione.
L’imbattuto campione, il più forte tra i pesi massimi in circolazione, affronta uno sfidante che:

Ha perso tre degli ultimi quattro match, l’unica vittoria è arrivata per split decision contro un rivale 41enne.
Ha perso nettamente (dominato ai punti nel primo, messo fuori combattimento nel secondo) le prime due sfide contro Fury.
È inferiore per stazza fisica, abilità, energia, potenza, record, titoli conquistati.
È solo quattordicesimo nella classifica, pubblicata venerdì, dell’Ente che sancisce il mondiale.


È una follia, vero. Ma se si accetta che sul ring, con arbitri e giudici scelti dalle Commissioni pugilistiche, salgano per disputare match ufficiali YouTuber, esordienti che fino a quel momento hanno giocato a Football Americano o nella NBA; se si esalta il fatto che combattano da professionisti rapper, influencer e chissà chi altro ancora, perché mai dovremmo stupirci di questo match?
Credo che si sia arrivati a questo punto per un problema culturale. Il nostro spirito critico non ha più avuto modo di esercitarsi, si è così passivamente atrofizzato a causa del deterioramento dello spettacolo proposto. Siamo inoltre abituati a insultare a ripetizione, senza portare fatti a sostegno delle tesi, senza vedere il problema nella sua interezza. Senza domandarci quali possano essere le conseguenze del nostro atteggiamento.
Il gusto, la passione per la buona boxe, con il passare degli anni (e delle farse) è calato di intensità. In un futuro non molto lontano questo sport potrebbe diventare una sorta di fiction con un copione scritto dagli sceneggiatori delle serie televisive, la gestione della promozione affidata a esperti di gossip. Più che al valore tecnico dei protagonisti a essere determinante diventerebbe la capacità dell’attore/pugile di dare spettacolo. Non necessariamente sul piano sportivo.
La potenziale sfida tra Tyson Fury vs Dereck Chisora del resto è promossa seguendo questo filo conduttore, spacciando per verità bugie evidenti.
We’ve been struggling to get an opponent but we’ve got the highest-ranked opponent which is Dereck Chisora” ha detto Frank Warren a IFL TV.
Non è esattamente così. Chisora è numero 14 davanti a lui ci sono: Wilder, Ruiz jr, Sanchez, Makhmudov, Helenius, Joshua, Whyte, Wallin, Bakole, Kossobutsky, Parker, Ortiz, Hunter. Alcuni non sono né disponibili né proponibili, ma almeno otto degli altri avrebbero costituito un’alternativa migliore.
Chisora offrirà un resistenza superiore a quella che avrebbe potuto fornire Joshua” ha detto Tyson Fury.
Certo.
Il BBBC, la federazione britannica, nei giorni scorsi si è dimostrato fermo nelle sue decisioni. Ha vietato prima Benn vs Eubank e poi Daniel Dubois vs Lucas Browne. Chissà che non aggiunga una terza perla e riesca a risparmiarci l’indecenza di Fury vs Chisora.
Il brutto della vicenda non è che questo match si faccia o meno, ma che qualcuno abbia pensato di poterlo mettere in piedi.
Vuol dire che la boxe è questa cosa qui. Stracciare la passione del tifoso, violentare le regole, stravolgere la sportività è la linea guida da seguire.
Al pugilato ancora ci legano la drammaticità del gesto atletico, l’intensità dei match veri, le storie dei protagonisti. Tutto il resto, purtroppo, non è solo noia. È anche e soprattutto un inquietante campanello d’allarme. C’è un filo sottile che separa la legittimazione della boxe dal rifiuto della stessa. È la passione del confronto, l’accettazione dei sacrifici pur di arrivare, la capacità di andare incontro al dolore per raggiungere l’obiettivo, l’incertezza del risultato. La narrazione che possiamo farne. Se i promoter decideranno di continuare a strappare il velo e mostrarci (senza un minimo di pudore) la volgarità delle loro scelte, la magia della boxe finirà.
Resteranno solo i ricordi.

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