
Sabato Matteo Signani (42enne di Savignano sul Rubicone, 32-5-3, 11 ko) difenderà il titolo europeo dei pesi medi a Massy in Francia contro Anderson Prestot (31enne di Massy, 24-2-0, 13 ko). Ho fatto una lunga chiacchierata con il campione italiano.
Ciao Matteo, come va?
“Sono preoccupato”
Mi spaventi, che succede?
“Più vado avanti e più sto meglio. Mi sembra di tornare indietro nel tempo, fra un po’ mi diranno che per entrare in palestra dovrò portare la firma dei miei genitori. Mi sento come Benjamin Button. Lo strano caso del Giaguaro…”
Mi fa piacere, sei di ottimo umore. Prima di andare avanti con questa intervista, fissiamo alcuni punti fermi.
“Vai, spara”
Ci siamo sentiti quaranta giorni fa ed eri più di un chilo sopra il limite di peso della categoria. Adesso?
“Perfetto, sono rientrato nei limiti”.
La dieta come procede? È sempre un grande, ma sopportabile, sacrificio?
“Un pugile deve essere tale in ogni momento della sua giornata, in palestra, a casa, al lavoro. Devi essere un atleta, sempre. Sì, quando passo davanti casa della mia mamma e sento l’odore del coniglio o del ragù entrerei di corsa. Ma so che quello sfizio posso togliermelo solo una volta al mese, ci sono abituato. Non mi pesa”.
Con l’avanzare degli anni uno dei problemi che esce fuori è quello dei tempi di recupero, diventano sempre più lunghi. Sei d’accordo?
“Certo. Ma anche qui sembra che stia accadendo qualcosa di miracoloso. Monitoriamo ogni sforzo e calcoliamo il tempo necessario per recuperare le giuste frequenze. Incredibile, ma va meglio di prima anche qui”.
Pausa veloce, dedicata al tuo zoo personale. Sono arrivate Alba e Raffaella?
“No, le due oche non hanno ancora raggiunto gli altri animali del mio zoo. Ma presto si uniranno a loro”
Hai confessato alle tue sorelle che hai chiamato con i loro nomi le due oche?
“Sì. Mi hanno perdonato, ma mi hanno detto di non esagerare…”
Torniamo allo sport. Prova a spiegare cosa ti piace tanto del pugilato.
“La gioia che mi regala. Ogni volta che entro in palestra mi sento come un bambino in una sala giochi, felice e soddisfatto. È lo sport più bello del mondo, mi ha dato una felicità infinita”.
Non c’è mai stato un momento in cui hai avuto paura?
“Ce l’ho adesso che devo rispondere alla tua domanda. Ci penso spesso, ma dirlo mi crea un attimo di panico. Fatico a non piangere. Sì c’è una cosa che mi fa davvero paura nel pugilato. Il momento in cui dovrò smettere”.
E allora, meglio riprendere il tema della felicità. Cosa rappresenta il titolo europeo per te?
“L’ho inseguito a lungo. A un certo punto mi sono anche chiesto se sarebbe mai arrivato. Mi dicevo: ma dove vai? Sono anni che ti alleni e quella cintura è ancora lontana. Chi me lo fa fare? Pensavo di smettere…”
E poi?
“Sotto la cenere c’è sempre il fuoco, basta un soffio di vento e torna a splendere. È successo così anche a me. Un europeo, un altro, un altro ancora. Ora sono pronto per il quarto”.
Prestot è un tipo tosto.
“Lo so, l’abbiamo studiato a lungo. È uno che va pressato, attaccato. È quello che farò, ma abbiamo preparato anche due piani di riserva. Siamo pronti a tutto. Dopo questo match farò il punto della situazione, esaminerò il mio rendimento in combattimento e deciderò cosa fare del mio futuro. Spero proprio di poter continuare a sognare.”.
Quale è stata la linea guida della tua preparazione?
“Abbiamo puntato molto sullo sparring, in allenamento avrò fatto un centinaio di riprese. Sono venuti in tanti ad aiutarmi. Pugili della zona, due ragazzi di Meo Gordini, dei dilettanti, Orlando Fiordigiglio, il campione UE dei medi il tedesco Marten Arsumanjan. Tanto lavoro. L’età c’è, i sacrifici sono tanti. Ma la risposta è stata positiva. Sono competitivo, sono il campione”.
Quale è il segreto di questa longevità?
“Rispetto il mio corpo, mi voglio bene. Oscar Wilde diceva: “Amare sé stessi è l’inizio di una storia d’amore lunga tutta una vita”. Aveva ragione”.
Da più di due anni la pandemia non ci lascia. Come hai vissuto questo periodo?
“Sono un uomo fortunato. Non ho mai smesso di lavorare. Tranne il periodo del confinamento in casa, ho visto la mia famiglia, non sono stato mai solo. Faccio un lavoro che mi piace, ho ottenuto quello che speravo nello sport più bello del mondo, la vita mi ha dato tanto. Sì, sono proprio fortunato”.
Come stai vivendo le tensioni che la guerra ha portato nelle nostre case, la disperazione che quella tragedia ha causato?
“Mi guardo attorno e vedo, sento, le notizie della guerra. Soffro per chi soffre. Vado avanti, mi alleno, lavoro, sto con le persone che amo, visito i miei genitori e capisco sempre di più quanto possa considerarmi un uomo fortunato in un mondo così crudele”.
Forza Matteo tutti i fratelli della libertas sono con Te!!
La differenza fra due campioni la fa testa,e in Te vedo molta convizione vai forte vinci anche per noi.