
La boxe è fuori dal programma olimpico di Los Angeles 2028.
Lo è, al momento, assieme a sollevamento pesi e pentathlon moderno. Le rispettive Federazioni Internazionali avranno tempo sino al 2023 per assicurarsi un posto nell’evento.
Così ha deciso il CIO nella riunione odierna. I tre sport saranno sostituiti da skateboard, surf e arrampicata sportiva, che entreranno ufficialmente nel programma dopo averne fatto parte come discipline dimostrative.
C’è una speranza che il Comitato Olimpico Internazionale torni sui suoi passi?
È lo stesso Ente a rispondere.
“C’è un percorso che boxe, sollevamento pesi e pentathlon moderno dovranno seguire per far parte dei Giochi nella città americana, la condizione indispensabile è che affrontino le preoccupazioni delineate dall’organizzazione. Il CIO ha lasciato la porta aperta alla sospensione dell’AIBA per il ripristino della responsabilità olimpica sul pugilato a partire dal 2023, a condizione che la Federazione aderisca a una tabella di marcia elaborata dal CIO stesso. L’AIBA dovrà dimostrare di aver affrontato con successo le preoccupazioni in corso sulla sua governance, trasparenza e sostenibilità finanziaria, integrità del processo arbitrale e di giudizio. Solo così la boxe potrà essere inclusa nel programma di Los Angeles 2028”.
L’AIBA ha così commentato la decisione del CIO.
“L’International Boxing Association (AIBA) è grata per la decisione presa oggi dal Comitato Esecutivo del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), la boxe rimarrà nel programma olimpico di Parigi 2024. Nella stessa riunione è stato stabilito un percorso per l’inclusione della boxe nel programma di Los Angeles 2028. I continui progressi compiuti dall’AIBA verso la riforma sono stati riconosciuti anche dal CIO, che ha stabilito una tabella di marcia chiara, in base alla quale la sospensione dell’AIBA potrebbe essere revocata nel 2023”.
Al momento, l’ottimismo dell’AIBA non ha ragione di esistere. Quelle appena ribadite, sono richieste che il Comitato Olimpico Internazionale continua a fare da anni. Quella che oggi viene definita tabella di marcia è solo l‘ultimo modo di chiamare vetusti appelli. È, paradossalmente, una sorta di ultimatum che si rinnova nel tempo. In questi anni nulla è cambiato. Gestione finanziaria e governance non adeguate, arbitri e giudici non ancora allineati con quello che il CIO pretende. Fare festa per una nuova minaccia mi sembra, a volere essere buoni, un eccesso ingiustificato di ottimismo.
Domenica 12 dicembre l’AIBA terrà un Forum online che potrebbe rivelarsi fondamentale. Hanno aderito 130 Federazioni Nazionali in rappresentanza di Asia, Africa, America, Europa e Oceania. Sarà dedicato a a proposte per modifiche decisive nella struttura mondiale. Riduzione dell’organico dirigenziale, revisione dei criteri per la valutazione di un incontro, gestione di arbitri e giudici saranno gli argomenti principali da discutere. Nel contempo l’AIBA si è detta pronta a fornire importanti informazioni anche sulla questione finanziaria.
Il 30 giugno 2022 ci sarà il Congresso Elettivo che nominerà il nuovo Comitato Esecutivo. Quel giorno si saprà con certezza assoluta quale sarà la fine del pugilato olimpico che il presidente (del CIO) Thomas Bach ha definito “un bambino problematico”.
Ogni sport merita rispetto, ogni disciplina è degna di fare parte dell’universo sportivo. Le novità non devono essere giudicate attraverso la lente della nostalgia. Bisogna stare al passo con i tempi. Tutto giusto, ma fa comunque un certo effetto sapere che il pugilato sia stato, al momento, escluso dai Giochi per lasciare il posto a skateboard, surf o arrampicata sportiva. Credo sia giusto dirlo.
Se questo accadesse, tutti, e dico tutti, quelli che si sono avvicendati nel ruolo di dirigenti AIBA negli ultimi vent’anni dovrebbero vergognarsi per il modo in cui hanno gestito il pugilato.
La sciagurata gestione delle World Series of Boxing, la fallimentare iniziativa dell’APB (i professionisti targati AIBA), il ripetersi di incredibili verdetti che ignoravano la realtà del ring (è accaduto a Londra 2012, si è ripetuto a Rio 2016 e Tokyo 2020 dove non c’era l’AIBA ma la Task Force del CIO non è stata esente da clamorosi errori, solo per restare alle Olimpiadi). Per non parlare degli intrighi finanziari, sponsor di competizioni che non si sono mai fatte, prestiti a lungo non onorati. Sì, la boxe è colpevole. Lo sono soprattutto i suoi dirigenti mondiali. Ma qualcuno avrebbe dovuto vigilare prima che si arrivasse alla sciagurata sospensione del 2019. Bloccare l’AIBA e pensare che, in poco tempo, potesse rinascere più bella e più forte che pria è un modo di pensare che mette i censori sullo stesso gradino di chi continua a sognare a occhi aperti. E a pagare, per l’ennesima volta, sarà chi non è colpevole: pugili e maestri. Non lo meritano.
La boxe è stata sempre presente ai Giochi dal 1904 ai nostri giorni, con l’eccezione di Stoccolma 1912 perché la Svezia aveva bandito questo sport. Oggi il CIO ha dato uno schiaffo alla storia, alla tradizione, ai campioni.
E complimenti anche per non avere saputo trovare migliore soluzione, dopo anni di colpevole silenzio, che tagliare una disciplina di così grandi tradizioni olimpiche. Le televisioni premono, gli sponsor spingono e i Giochi slittano sempre di più verso lo show, una rappresentazione legata oggi meno di ieri alla sua natura sportiva, sempre più travolta da sollecitazioni finanziarie.
Sempre di più, sempre di più, sempre di più…
Fanno bene, fino a quando non ci sarà una classe arbitrale libera e indipendente, ma, purtroppo,come adesso, vincolate alle politiche del potere, per la boxe non ci sarà speranza….