Thomas Bach insiste.
“Il rinvio di Tokyo 2020 non è in agenda.”
O il presidente del CIO è a conoscenza di cose che noi comuni mortali ignoriamo, oppure i miliardi in gioco lo obbligano a percorrere la strada già tracciata con il verde dei dollari: 24 luglio/9 agosto 2020.
Diversi elementi remano contro questo progetto.
Le qualificazioni.
Il 43% degli sport presenti nel programma olimpico non ha ancora completato le gare che garantirebbero il pass per il Giappone.
Ne metto in fila alcuni che, al momento, hanno programmato a giugno le competizioni che permetterebbero l’accesso a Tokyo 2020.
I Trials americani di atletica leggera, una delle manifestazioni centrali della vigilia i ogni edizione dei Giochi, sono previsti dal 19 al 28 a Eugene, Oregon.
Quelli di nuoto cominceranno il 21 ad Omaha in Nebraska per finire il 28.
La ginnastica ha spostato le qualificazioni individuali da marzo a metà giugno
Anche le sfide per la lotta, per quanto riguarda la squadra USA, inizialmente in programma il 4 e 5 aprile a State College, in Pennsylvania, saranno probabilmente spostate in quel mese.
Identici problemi per la ginnastica artistica, che sarà ospitata a Doha.
E poi taekwondo, pallanuoto, nuoto sincro, equitazione, canottaggio.
Singolare la posizione del pugilato.
Annullati due dei quattro tornei continentali. Totalmente quello americano, previsto in Argentina. Solo al terzo giorno di combattimenti quello europeo che era in corso a Londra. Azzerato anche quello di ripescaggio mondiale previsto a Parigi dal 13 al 24 maggio. Su quello che potrebbe ora accadere c’è il buio totale. Il modo in cui la Task Force del CIO ha gestito la situazione non fa sperare bene.
Sembra che all’interno del Comitato Olimpico Internazionale ci sia un gruppo che spinga verso alcuni criteri di scelta.
1. Tutti i i pass che sono già stati assegnati rimarranno appannaggio dei Comitati Olimpici Nazionali e degli atleti che li hanno ottenuti.
2. Resterà la possibilità di utilizzare eventi di qualificazione che saranno programmati in posti che abbiano un accesso equo per tutti gli atleti e le squadre.
3. Tutti gli adattamenti necessari ai sistemi di qualificazione e l’assegnazione dei posti rimanenti saranno regolamentati:
a) in base ai risultati sul campo (ad esempio classifica internazionale o risultati storici);
o dovranno
b) riflettere ove possibile i principi esistenti dei rispettivi sistemi di qualificazione (ad esempio l’uso di classifiche o risultati di eventi specifici continentali o regionali).
Insomma, una gran confusione e un mare di polemiche in arrivo.
Qualcuno ha avanzato l’idea di congelare i risultati a inizio marzo, quando il coronavirus non era ancora diventato una pandemia. Federazione leader di questo linea di pensiero l’UCI, per Mountain Bike e BMX.
Resta il dubbio su quanto mettere in calendario queste competizioni. Partendo dalla situazione attuale e considerando il fatto che la Cina, a suo dire, ha ristabilito una situazione di relativo controllo del virus dopo tre mesi dal suo arrivo, potremo dire che fine giugno rappresenterebbe la data più ottimistica per una parziale soluzione del problema.
In caso contrario, mi affezionerei sempre di più alla tesi di chi sostiene che questa pandemia non sia il frutto della cattiveria di un virus, ma dell’avidità dell’uomo.
Gli allenamenti.
Ammettiamo per un momento che Thomas Bach sia nel giusto.
Quando e come gli atleti si prepareranno?
Il dubbio è venuto anche a Kaori Yamaguchi, membro anziano del Comitato Olimpico giapponese, che ha chiesto con autorità un rinvio dell’Olimpiade.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito pandemia quella del coronavirus. E allora, rinfreschiamoci la memoria.
pandemìa s. f. [rifacimento di epidemia secondo l’agg. gr. πανδήμιος «di tutto il popolo» (v. pandemio)]. – Epidemia con tendenza a diffondersi ovunque, cioè a invadere rapidamente vastissimi territorî e continenti: p. influenzale, p. vaiolosa.
E davanti a tutto questo si andrebbe comunque avanti con un programma che dovrebbe coinvolgere 11.000 atleti e più di duecento nazioni.
Lo sport mondiale si è fermato.
Se si blocca l’NBA, la Formula 1, il motomondiale, il calcio europeo, l’atletica leggera e via di questo passo, cosa può far pensare che con meno di un mese (metà giugno/metà luglio) tutto torni normale e l’Olimpiade trovi atleti preparati al meglio?
Gran parte dell’Europa ha appena scoperto il contagio. Non vi sembra quanto meno assai improbabile che possa essere pronta per il 24 luglio?
La psicologia e i soldi.
Con quale testa gli atleti andrebbero a Tokyo?
Dove troverebbero la forza di prepararsi strenuamente a un evento che non hanno neppure la certezza possa ospitarli?
Condizionamento negativo, mancanza di concentrazione, distrazione de pericolo, limitata possibilità di focalizzare l’obiettivo.
Confermare la data del 24 luglio è assai difficile, al limite dell’impossibile.
L’unica entità che riesce a tenere in piedi questa storia è il denaro.
Il montepremi in palio è molto alto.
In caso di cancellazione il CIO perderebbe più di sei miliardi di dollari, provenienti soprattutto dai diritti televisivi (in gran parte dall’accordo con la NBC). Le casse del Comitato Olimpico Internazionale hanno abbastanza soldi da tenere in piedi la struttura fino ai Giochi invernali del 2022. A soffrire in maniera pesante sarebbero le Federazioni Internazionali, che possono rimanere operative solo grazie ai contributi del CIO: da Tokyo 2020 aspettano da 600 a un milione di dollari da dividere secondo criteri decisi da tempo.
La città di Tokyo vedrebbe svanire i 12,6 miliardi di dollari investiti nell’organizzazione.
Il Giappone azzererebbe i proventi del movimento turistico legato all’Olimpiade. Tra introiti diretti e indotto è stato calcolato un danno attorno all’1,4% del prodotto interno lordo.
E Thomas Bach insiste.
“Il rinvio di Tokyo 2020 non è in agenda.”
Mancano 125 giorni all’evento. E lui è sicuro.
Mi sa proprio che è a conoscenza di cose che noi ignoriamo…
