Vasyl Lomachenko è un pugile che ha il pregio di racchiudere in una sola persona tutte le qualità che chi fa il suo mestiere dovrebbe avere.
È abile dal punto di vista tattico, grande sotto il punto di vista tecnico sia per il modo in cui porta i colpi sia per quegli spostamenti laterali che costituiscono un’arma letale sia in fase di attacco che di difesa, ha consistenza di pugno, personalità, coraggio e resistenza.
Di tutto questo abbiamo avuto conferma sabato notte a Las Vegas.
Ma quel match non mi ha solo lasciato la consapevolezza di trovarmi davanti a un fuoriclasse, cosa che del resto penso da tempo. Durante quell’incontro è accaduto qualcosa di insolito che ha catturato la mia attenzione.
Nicholas Walters, salito sul ring da imbattuto e con una lunga fila di vittorie per ko, ha ammesso di avere avuto paura. Non l’ha detto chiaramente, no. Ha preferito nascondersi dietro un “È stato un colpo alla tempia sinistra a portarmi al ritiro. Mai nessuno mi aveva colpito così forte“. Un giro di parole per dire al mondo che aveva il timore di trovarsi davanti uno che stava per fargli davvero male.
Del resto l’ha detto anche all’arbitro Tony Weeks: “Non posso continuare“.
Walters non era ferito, non aveva tagli, non perdeva sangue, non si era infortunato.
Aveva semplicemente il terrore di quello che sarebbe potuto accadere nell’ottavo round. Temeva di rischiare il ko, ma soprattutto di subire una punizione fisica devastante.
E allora ha abbandonato.
Facendo così ha contravvenuto alle regole della boxe.
E Vasyl Lomachenko glielo ha ricordato.
“Voglio dire a tutti una cosa. Prima del match lui aveva gridato al mondo di essere un gladiatore e di salire sul ring per fami del male. Dopo l’abbandono sappia che non potrò più considerarlo un pugile“.
E alle parole ha fatto seguire i fatti.
Quando il giamaicano è andato a congraturlarsi con lui, il campione si è girato ed ha continuato a ringraziare il pubblico.
L’ammissione di avere provato paura è un atto di coraggio?
Mi sembra azzardata come tesi. Ma sicuramente può capirsi.
Di sicuro c’era un contratto da rispettare. Nicholas Walters ha percepito una borsa di 300.000 dollari (l’ucraino ha intascato un milione) per battersi al meglio delle sue possibilità.
Vero, credo anche che l’abbia fatto. Ma quando l’altro ha alzato il ritmo della competizione e ha cominciato a mettere a segno serie sempre più lunghe, ha visto il baratro davanti a sè. Ha alzato le braccia in segno di resa e ha detto basta.
Non è da pugile.
Ma è da uomo.
Come è vero che non tutti gli uomini possono fare i pugili. È uno sport per pochi eletti. E non travisate il senso delle mie parole. Non ho detto che la boxe può essere praticata solo da incoscienti o esaltati. Ho semplicemente detto che sul ring la paura va esorcizzata. Chi non è in grado di farlo, può vivere a testa alta. Magari cambiando sport.
Adesso per Lomachenko si aprono nuovi scenari.
Bob Arum sta studiando varie soluzioni.
La rivincita con Orlando Salido, l’unico che sia riuscito a batterlo.
Un match con Manny Pacquiao. L’ucraino si è detto disponibile, ma solo a 135 libbre. Ovvero da peso leggero. PacMan ha detto di essere disposto, dimenticando che l’ultima volta che ha fermato la bilancia sotto le 135 libbre è stato il 28 giugno 2008.
E io mi chiedo: quanto serio sarebbe costringere un uomo di 37 anni che ha già dato il meglio di sè in passato a calare di quasi cinque chili e mezzo dal peso in cui oggi sale sul ring? Un fisico già spossato dalla lunga attività e con un metabolismo diverso da quello che aveva in gioventù verrebbe indebolito da diete e allenamenti sfibranti per rientrare nel limite. Il filippino vedrebbe così ridurre la massa muscolare, la capacità atletica e la resistenza ai colpi. Non sarebbe sicuramente al meglio.
Che match sarebbe?
Un grande affare, ma con lo sport avrebbe pochi legami.
Un’altra possibilità è costituita dalla scalata di Lomachenko fino al limite dei leggeri per affrontare Jorge Linares (Wba) o Terry Flanagan (Wbo) per aggiungere una terza cintura alla bacheca. Dopo nove incontri sarebbe un record difficilmente superabile.
Quarta soluzione la sfida a Francesco Vargas (Wbc) per l’unificazione del titolo dei superpiuma.
Vedremo. Dovremo solo avere la pazienza di aspettare.
Ultima nota a margine della notte di Las Vegas.
La Top Rank di Arum aveva chiesto di non avere in giuria Adelaide Byrd. La richiesta non è stata esaudita. Gli altri due giudici erano Burt Clements e Glenn Trowbridge. Gli stessi di Ward vs Kovalev.