Sì, io mi ricordo / 2

Immagine

MI RICORDO Maradona e il secondo scudetto del Napoli, Napoli 29 aprile 1990.

Ricordo settantamila persone sugli spalti del San Paolo e almeno mille negli spogliatoi a fine partita.

Ricordo il servizio d’ordine che ferma qualsiasi giornalista.

Ricordo che nel ventre dello stadio attorno a Diego ci sono almeno trecento tifosi.

Ricordo Maradona, bagnato di champagne dalla testa ai piedi, intervistato da Giampiero Galeazzi.

Ricordo l’intera squadra in mutande che urla “Chi non salta rossonero è / chi non salta rossonero è.”

Ricordo Napoli bloccata dalle macchine, coperta da un unico immenso bandierone azzurro, assordata dai clackson e dalla trombette.

Ricordo gli spettatori che intonano “Oje vita, oje vita mia / oje core ‘e chistu core / si stata ‘o primmo ammore / e ‘o primmo e ll’ùrdemo sarraje pe’ me!”

Ricordo i cinque chilometri a piedi per raggiungere la redazione in mezzo a un mare di persone ubriache di felicità.

Ricordo i fuochi d’artificio, Luigi Necco che corre in mezzo al campo tentando di parlare con Maradona, Giampiero Galeazzi innaffiato di champagne che urla al microfono le sue domande.

Ricordo la festa al Vomero, a Rione Sanità, a Forcella.

Ricordo Napoli impazzita di gioia e Diego Armando Maradona al centro di ogni canto.

Sì, io mi ricordo.

Immagine

MI RICORDO Massimiliano Rosolino oro nei 200 misti, Sydney 21 settembre 2000.

Ricordo la frazione a rana, la vasca dei miracoli.

Ricordo Massi che tocca la piastra, alza le braccia al cielo, sale sul blocco e comincia a ballare.

Ricordo che credevo di avere già visto tutto con il doppio oro di Domenico Fioravanti.

Ricordo che parlando col mio amico Roberto Perrone ci siamo detti che dopo il bronzo di Rummulo non ci avrebbe stupito più nulla.

Ricordo il fascino di Bondi Beach, i surfisti che come cavallette riempiono la spiaggia e poi sfidano le onde, la contagiosa allegria di una delle più belle città del mondo.

Ricordo i viaggi in metro nella notte, dal Centro Stampa al nostro albergo.

Ricordo di un ragazzo che prende in giro quattro giornalisti italiani facendoci credere di essere il terzo portiere della nazionale di calcio.

Ricordo che solo una volta scesi abbiamo finalmente il lampo e recitiamo nome e volto del vero terzo portiere azzurro.

Ricordo Rosolino che in meno di due minuti diventa il protagonista dei nostri Giochi.

Ricordo il mare, le spiagge, la gioventù di Sydney. E so che mi porterò per sempre questa città nel cuore.

Sì, io mi ricordo.

Immagine

MI RICORDO lo scandalo Ben Johnson sui 100 metri, Seul 24 settembre 1988.

Ricordo la faccia di Ben, una palla da biliardo.

Ricordo le guance piene, gli occhi grandi, rossi e sempre tristi.

Ricordo uno stupore continuo su quel volto.

Ricordo la serenità di una casa da tè appena fuori dal centro.

Ricordo il terrore che ci facciano mangiare carne di cane.

Ricordo come un giornalista coreano mi fa passare la paura. “Se ti proponessero carne di cane te ne accorgeresti subito. E’ decisamente la più cara.

Ricordo un collega che si concede un Vecchia Romagna a cena e scarica la carta di credito.

Ricordo il braccio alzato di Johnson dopo la vittoria e lo stupore di tutti nel vedere il tempo.

Ricordo la faccia di Ben nascosta in un giubbotto nero mentre scappa verso l’aeroporto.

Ricordo il collega Sergio Rizzo che viene a svegliarmi alle 2:30 della notte.

Ricordo cosa gli rispondo.

Ricordo l’arrivo all’hotel su in collina dove Johnson alloggia.

Ricordo che impiego dieci minuti a scoprire che non è più lì.

Ricordo le parole di esaltazione del capo delegazione canadese dopo la conquista dell’oro.

Ricordo il momento in cui, dopo la rivelata positività al controllo antidoping, il capo delegazione si riferisce a Ben Johnson chiamandolo il giamaicano-canadese.

Ricordo che quando l’aereo che lo riporterà a Toronto è appena decollato, il velocistà è già tornato a essere un giamaicano.

Sì, io mi ricordo.

Immagine

MI RICORDO la Parigi-Dakar, deserto della Mauritania gennaio 1987

Ricordo la cantilena del Muezzin che chiama i fedeli alle cinque preghiere canoniche e mi sveglia ogni mattina alle 4:30.

Ricordo un chiosco che vende Coca Cola al centro del nulla.

Ricordo un volo da Atar a Nuoachott, lo steward che si lancia di corsa verso il fondo dell’aereo e con un tuffo spegne il fornelletto che un neofita dell’aria voleva accendere per preparare la colazione.

Ricordo l’attesa delle moto e delle macchine accanto al traguardo e lo stupore nel vederle apparire dal nulla.

Ricordo le acrobazie delle moto su dune che avrebbero messo a terra chiunque.

Ricordo i bambini che fanno festa attorno alle auto ferme ad Atar.

Ricordo un camioncino che si ferma accanto a un marciapiede di Nuoachott e due signori che assalgono una bionda tendando di portarla via.

Ricordo quattro giornalisti che tirano la ragazza per le gambe, mentre i due provano a caricarla sul camioncino trascinandola per le spalle.

Ricordo il nostro sospiro di sollievo quando quelli vanno via.

Ricordo un ragazzo al seguito della corsa.

Ricordo che è arrivato con un materasso e un cuscino.

Ricordo la bellezza del deserto all’alba, il fascino dei colori che ti rubano gli occhi, il silenzio della notte, le stelle che ti sembrano vicine come non mai.

Ricordo un poliziotto che vuole sequestrami la macchina fotografica perché, dice, sto fotografando segreti militari.

Ricordo che lotto per non dargliela e gli faccio presente che il segreto militare è solo una lavagna con su scritto a colpi di gesso l’orario dei voli.

Ricordo un senso d’avventura che poche volte ho incontrato ancora.

Sì, io mi ricordo.

Immagine

MI RICORDO il mondiale Patrizio Oliva-Ubaldo Sacco, Montecarlo 15 marzo 1986.

Ricordo le urla di mamma Catena a bordo ring, il malore di Giovanna, la sorella.

Ricordo il pianto di Patrizio portato in trionfo dal suo gruppo.

Ricordo Rocco Agostino che per scuoterlo nei momenti più duri gli grida contro parole terribili.

Ricordo la tensione di quindici interminabili riprese.

Ricordo il sinistro di Oliva che lavora come un martello pneumatico.

Ricordo Sacco che cerca di mettere pressione al nostro campione.

Ricordo la festa nella piazza del Casinò, Patrizio in smoking e Nilia raggiante al suo fianco.

Ricordo gli occhiali scuri a coprire un volto segnato dalla battaglia. E’ diventato anche lui un guerriero come volevano tutti. Lo è diventato per una cintura mondiale.

Ricordo le domande a raffica del grande Teo Betti, di Franco Esposito e Franco Daniele.

Ricordo il grido di Patrizio sul ring subito dopo la vittoria. Strilla “Ciro, Ciro”. Il nome del fratello morto di tumore a soli quindici anni.

Ricordo che questo mondiale lo sento un po’ mio. Non ho preso pugni, non mi sono sacrificato in allenamento, non ho sudato nel footing del mattino, non ho sofferto la fame per rientrare nel peso, non ho sentito il dolore per i colpi di Sacco nè di quelli che l’hanno preceduto. Non ho messo sul piatto nè talento, nè coraggio. Ma ho scommesso la mia reputazione di giornalista su un amico. E lui mi ha dato ragione.

Sì, io mi ricordo.

2. fine

(prima puntata https://dartortorromeo.wordpress.com/2014/02/07/si-io-mi-ricordo/)

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...