Bottecchia, il Tour, Michele e Meo Gordini. Boxe & ciclismo

Ottavio Bottecchia, cento anni fa è stato il primo italiano a vincere il Tour de France

Il Tour quest’anno parte dall’Italia.
Prima tappa il 29 giugno, da Firenze a Rimini.
Meo Gordini il suo “Tour” lo comincia qualche giorno prima.
Il 22 sarà ad Arenzano, una cinquantina di chilometri da Genova, per il campionato italiano dei pesi superwelter, il vincitore dovrà poi vedersela con Mirko Natalizi.
Federico Schinina (10-3-0, 3 ko) contro Mohammed Graich (8-2-0, 6 ko), marocchino che frequenta la Gordini Boxe sulla via Romea, nel ravennate. 
Ogni volta che la nomino, mi viene in mente come me l’ha raccontata Meo la prima volta che ne abbiamo parlato.
Il Comune di Ravenna gli aveva messo a disposizione la palestra e lui l’aveva subito scelta come luogo di incontro. Di uomini, donne, idee. Tutto gratis, la porta sempre aperta.
“Non l’ho mai chiusa in faccia a nessuno, perché se chiudi la porta in faccia a un giovane non sai quale porta si possa aprire dopo.
Io la chiamo la piccola Lampedusa, perché il disagio è una sfida. Loro ringraziano me, quando invece sarei io che dovrei ringraziare loro. Vengo qui e ogni giorno vivo nuove emozioni, mi carico. Vedi, la felicità è uno stato d’animo. Quando la trovi diventa uno scudo perfetto che ti aiuta ad affrontare la vita. Mi dicevano: ma dove vai, lì non entreranno neppure i topi, ne avranno paura. E invece eccoci qui a fare il pieno di umanità. La vita è un mestiere che va imparato, i ragazzi ti insegnano come fare. Io cerco di dare quello che ho. Spiego che il talento è la loro anima. Brucia il talento, brucia l’anima. Questa non è certo la scuola dell’obbligo. Qui vieni per tua scelta, devi farlo essendo consapevole che in palestra non pratichi uno sport qualunque. È il più bello del mondo perché è il più difficile, il più impegnativo.”
Il 23 il maestro sarà a Cassago Magnago, poco più di quaranta chilometri da Milano, per sei riprese del peso medio James Polveri (1-2-0, 1 ko).
Il 24 eccolo a San Martino, frazione di Colle Umberto. Davide Cassani e Christian Proudhomme, il patron del Tour de France, visiteranno il Museo dedicato ad Ottavio Bottecchia che lì era nato nel 1894. Uno spazio ricavato all’interno di un’antica Mola (un piccolo mulino) dove il padre e il nonno del campione avevano lavorato.

Michele Gordini, sei Giri d’Italia e tre Tour de France. Padre di 17 figli, Meo è uno di loro


Quest’anno si festeggiano i cento anni dalla vittoria di Bottecchia al Tour, il primo italiano a riuscire nell’impresa, il primo ciclista a essere maglia gialla dalla prima all’ultima tappa.
Michele Gordini, il papà di Meo, ha corso sei Giri d’Italia e tre Tour de France. Era amico di Bottecchia. Lui, Alfonso Piccin e Adriano Zanaga erano ai funerali del grande Ottavio, morto il 15 giugno del ‘27. Non c’erano invece Binda, Girardengo, Belloni.
Flavio Dell’Amore, nel libro I GORDINI, UNA FAMEJA AD FENOMÈN, scrive di lui…
In una intervista rilasciata a Epoca negli anni Cinquanta la scrittrice e traduttrice in italiano di tutte le opere di Hemingway, la fantastica Fernanda Pivano, disse che “Papa” gli descrisse Gordini come un “pezzo d’uomo”, con un coraggio immenso e un cuore altrettanto grande.
Hemingway arriva al volante del mezzo di soccorso vicino a una stazione ferroviaria occupata dai militi italiani durante un feroce cannoneggiamento austriaco.
Una bomba scagliata da una bombarda nemica colpisce il luogo dove si sono rifugiati i tre militari. Passini ha le gambe tranciate e muore nonostante un intervento di primo soccorso di Hemingway che a sua volta è ferito al ginocchio e a una gamba dalle schegge dell’ordigno.
Michele Gordini rimedia una profonda ferita alla spalla e alla testa ma riesce egualmente a chiamare i soccorsi che portano lui e Hemingway prima al sicuro, poi in ospedale. Era l’8 luglio del 1918.
Un altro aneddoto lo racconta Meo.
Era un giorno di luglio del ’25, si correva la penultima tappa del Tour, partenza da Metz e arrivo a Dunkerque, 433 chilometri! Bottecchia vinceva anche quella, era l’undicesima vittoria di quella edizione. Era stanco, dopo l’arrivo andava subito a dormire. Il mio papà aveva fame e si dirigeva verso una trattoria. I francesi lo scambiavano per Bottecchia, gli andavano incontro, lo circondavano lo portavano in trionfo. Lo tiravano in aria, per fortuna lo prendevano prima che sbattesse a terra. Lui continuava a gridare: “Son Gurden! Gurden!” Ma quelli niente, non lo avevano lasciato andare prima che fossero passati almeno quindici minuti.
Il 26 giugno Meo chiude il suo “Tour” alla Casa Melandri di Ravenna. Lì, alle 18, ci sarà un convegno sul campione.
Il giorno dopo, su RaiSport alle ore 20, andrà in onda il documentario EL FURLAN DE FERO, scritto e diretto da Franco Bortuzzo, voce narrante Francesco Pantani. Racconta la storia di Bottecchia e ha all’interno documenti e interviste che potrebbero svelare qualcosa di nuovo sulla misteriosa morte del campione.

Vicino alla Casa Melandri, dietro una vetrina, c’è uno spazio che ricorda Michele Gordini. Foto, cimeli, giornali e il libro dedicato ai due campioni della famiglia. A lui e a Meo, uno dei suoi diciassette figli.

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