
Emanuele Renzini è il direttore tecnico delle squadre nazionali italiane.
Gli ho fatto alcune domande sulla vicenda che ha coinvolto Mirko Natalizi e il suo mancato approdo in azzurro.
Il pugile sembrava dovesse partecipare ai Mondiali di Tashkent per poi tentare la carta delle qualificazioni olimpiche per Parigi 2024.
Ieri ho parlato con il suo coach Stefano Vagni che mi ha detto: “Eravamo convinti che la decisione della Federazione nascesse dalla volontà di mettere il pugile nelle condizioni ideali per affrontare un impegno così delicato, difficile. Credevamo puntassero in modo forte su di lui. Pensavamo che lo avrebbero chiamato per qualche ritiro, magari un mese al Centro Nazionale di Santa Maria degli Angeli, che gli sarebbe stata data la possibilità di rientrare in una realtà che ormai è lontana dalla sua quotidianità. Un torneo, sicuramente una preparazione con il gruppo. Ci hanno detto che avrebbe dovuto allenarsi a casa, con me, poi lo avrebbero chiamato per un test match e avrebbero deciso. Ma allenarsi in casa non sarebbe stata una soluzione ideale. Lui lavora, ha una famiglia. Un impegno così importante richiede assoluta lontananza da qualsiasi distrazione. Così, alla fine, ha deciso di abbandonare il progetto. Continuerà a fare il professionista”
Oggi ho chiamato Renzini.
Natalizi è stato mai convocato a un ritiro della nazionale elite?
“No. È stato chiamato una volta per sostenere un test a Santa Maria degli Angeli”.
Come è andato?
“Decisamente non bene. Ha affrontato un inglese e non è sembrato essere in condizione”.
Colpa della differenza tra dilettantismo e professionismo?
“Anche. Sono due sport diversi”.
Per ritmi, frequenza degli incontri, scelte tattiche e anche attrezzi diversi come i guantoni?
“Anche per queste ragioni. Ma soprattutto per l’approccio alla disciplina. Il pugilato professionistico vive di pause, di ritmi di preparazione concentrati in archi temporali vicini alla prestazione. Il dilettantismo non ha pause. La mentalità deve essere quella di disponibilità totale, sulla preparazione fisica e sui regimi alimentari, per l’intero arco di tempo dell’attività”.
E Natalizi non ha questa predisposizione?
“Non credo sia l’unico a non averla. Ci vogliono mesi di tempo per portare il professionista a tornare ai ritmi del dilettantismo. Isolamento, allenamenti quotidiani, rientro sempre e comunque nei limiti di peso. È come se un velocista passasse al mezzofondo, per poi tornare a fare il velocista. I tempi di adattamento sono lunghi”.
È stato Natalizi a non dare la sua disponibilità o è stata la Federazione a scegliere di non chiamarlo per i Mondiali?
“Dopo il test con l’inglese non l’ho più sentito. Passato un po’ di tempo, su suggerimento del presidente Flavio D’Ambrosi, ho chiamato il suo maestro Stefano Vagni. Mi ha detto che il pugile non era in condizione, che non si stava allenando”.
Ed è finita lì?
“Sì”.

FATTA LA SQUADRA PER I MONDIALI
Il dt azzurro Emanuele Renzini ha scelto la squadra per i prossimi Mondiali di Tashken in Uzbekistan (1-14 maggio). Gli azzurri saranno sei. Iozia passa nei 60 kg, Commey ha un problema al gomito e il tecnico ha pensato non fosse il caso di rischiare.
51 kg
Alessio Camiolo (Fiamme Oro)
57 kg
Michele Baldassi (Fiamme Azzurre)
60 kg
Francesco Iozia (Eagle)
75 kg
Salvatore Cavallaro (Fiamme Oro)
92 kg
Aziz Abbes Mouhiidine (Fiamme Oro, foto)
+ 92
Diego Lenzi (Alto Reno)