AJ è tornato, ma la vittoria su Franklin lascia spazio a molti dubbi

AJ ha vinto, non c’è mai stato il minimo dubbio sul risultato. Ma ha perso il sorriso, assieme al controllo dei nervi. E non parlo dell’accenno di rissa dopo la fine del combattimento. Parlo della seconda parte dell’incontro.
È un match difficile da raccontare, soprattutto da interpretare. C’erano troppe domande attorno a questa sfida. Partiamo da quello che di certo non si può smentire. Anthony Joshua ha dominato. È stato un confronto a senso unico, molto di più di quanto non dicano i cartellini dei giudici. 
La dote migliore messa in mostra da Franklin è stata la capacità di incassare. E questo non fa vincere le riprese.
Assieme a qualche montante, il jab e il diretto destro di AJ hanno dominato la scena. Ne ha messi a segno in quantità industriale, non ha mai sofferto. Questi i lati positivi. Ma c’è un rovescio della medaglia. La tenuta di AJ. Un po’ anche sul piano fisico, un problema che gli ha impedito di chiudere le riprese finali come ha condotto le prime otto. Ma anche e soprattutto sul piano mentale, il tallone di Achille del campione britannico. È spesso in difficoltà quando la pressione comincia a farsi sentire. Conosce la boxe, e questo credo che solo gli odiatori professionisti possano negarlo. Guardate come porta il jab, guardate tempo, spazio e velocità del diretto destro. L’efficacia dei montanti. Non si può negare l’evidenza. Ma tutto questo non gli basta per sentirsi sicuro. La sua postura, il volto contratto, l’evidente tensione, il sorriso sparito a fine match sono i segnali dei dubbi che lo tormentano. Non è sicuro, teme di subire ancora quello che è accaduto contro Andy Ruiz e due volte con Oleksandr Usyk. Una nuova sconfitta azzererebbe tutto il bello di quanto ha fatto negli anni trascorsi sul ring.
È bastato Jermaine Franklin a riportare a galla quei dubbi. L’americano ha confermato quello che aveva fatto vedere contro Dillian Whyte. Tenuta, velocità di braccia e coraggio. Ma AJ non è Whyte. Con il secondo ha rischiato di vincere, con il primo non è mai stato in partita sul piano del risultato. Ma a Joshua non può bastare se vuole tornare ad essere il campione del mondo dei pesi massimi.
Ha vinto, ma ha lasciato ancora una volta dei dubbi sul piatto. 
Dal ring ha lanciato, come da programma, la sfida a Tyson Fury. Dopo averlo visto stasera, sono ancora più convinto che al momento ci sia un solo uomo al comando. E non si chiama Anthony Joshua. Contro Fury partirebbe decisamente sfavorito.
Ma i soldi in ballo sono tanti e la possibilità che possa diventare il grande evento dell’estate, sembra concreta. 
È la soluzione più logica, la più vantaggiosa sul piano economico. Si parla di un affare in cui i due protagonisti si potrebbero dividere una montagna di sterline. Frank Warren ed Eddie Hearn si sono detti pronti a trattare. Ad ospitare il mega evento sarebbe sicuramente un impianto con centomila spettatori, tra spalti e bordo ring. Candidati Wembley e il Tottenham Hotspur Stadium.
Ma queste sono congetture. Restiamo sul piano dei fatti. Anthony Joshua è tornato e si è riproposto per la grande sfida. 
È una buona notizia per la boxe.

PESI MASSIMI – Anthony Joshua (25-3-0, 22 ko; 106,300 kg) b. Jermaine Franklin (21-2-0, 14 ko; 116,100 kg) p. 12 (118-111, 117-111, 117-111).

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