
Lo spunto per raccontare questa storia me lo offre Gilles Cervera, il coach di Danill Medvedev.
Indian Wells, marzo 2023.
Il tennista russo perde la finale, dopo avere messo assieme una striscia di diciannove partite consecutive vinte nei tornei precedenti.
Perde contro Carlos Alcaraz.
È a questo punto che l’allenatore accosta il vincitore del suo uomo al campione di un altro sport.
“Alcaraz è il Tyson del tennis per come è capace di colpire quei dritti con la racchetta. Ci sono stati colpi che hanno spostato Daniil di 10 metri, colpi tirati con potenza e velocità brutali” dice a L’Equipe.
Qualche tempo prima, senza arrivare al paragone esplicito con Iron Mike, Emilio Sanchez (ex numero 7 del mondo) aveva scritto sulla rivista Il Tennis Italiano un ritratto del suo connazionale, in cui sottolineava tra l’altro: “Possiede la forza innata di credere in sé stesso. Sa che il suo gioco è diverso, lo sfrutta, e quando sbaglia lo dimentica in fretta, gioca sempre nel presente. È questo che mi fa impazzire: non ha paura di niente, nemmeno di sperimentare nuove soluzioni. Per lui giocare a tennis significa giocare per vincere, tirando, attaccando, e questa è una dote, uno stato mentale superiore. La gente inoltre lo ama perché il suo è un tennis spettacolare, divertente, che fa innamorare, che emoziona”.
Carlos Alcaraz, lo ricordo a chi ha poche frequentazioni con questo sport, a 19 anni e quattro mesi è diventato il più giovane numero 1 nella storia del tennis marcato ATP.
Mike Tyson aveva un anno più di lui quando è diventato il più giovane campione del mondo dei pesi massimi. Come lui era uno che sfruttava appieno la sua potenza, aveva elevate doti tecniche, faceva innamorare la gente perché riusciva ad emozionarla. Boxava sempre d’attacco.
Il pugile di Brownsville, New York, è alto 1.80. Decisamente sotto la media dei pesi massimi, quasi tutti i rivali che affrontava erano più alti di lui.
Carlos Alcaraz è 1.82, il più basso tra i Top Ten dell’ultima classifica dell’ATP che anche oggi guida.
Tre indizi fanno una prova.
Tennis e boxe hanno qualcosa in comune.
“Il tennis è pugilato. Ogni tennista, prima o poi, si paragona a un pugile perché il tennis è boxe senza contatto. È uno sport violento, l’uno contro l’altro e la scelta è brutalmente semplice quando sei sul ring. Uccidere o essere uccisi. Sconfiggere o essere sconfitti. Solo che nel tennis le batoste sono più sotto pelle” (cit. Andre Agassi, ex numero 1 del mondo, otto Slam, tre Coppe Davis).
L’uso dei termini è volutamente esagerato. Accade spesso nella narrazione sportiva. Quando di un calciatore segna su punizione da trenta metri, si dice ha tirato una bomba. Ovviamente non si pensa che abbia veramente fatto esplodere un ordigno.
“Divento incredibilmente nervoso quando guardo la boxe. È difficile da spiegare. Come la maggior parte delle persone seguo il pugilato per vedere il ko, ma allo stesso tempo non voglio che qualcuno si faccia male. Non vedo un incontro se sul ring c’è una persona che conosco. Quando guardo un grande match mi sale l’adrenalina e divento molto nervoso. Li apprezzo come atleti, apprezzo le loro capacità, la loro bravura. È uno sport incredibilmente difficile. Ci sono somiglianze con il tennis: togli il tempo al tuo avversario, cerchi di neutralizzare il suo punto di forza, di capire quali siano le debolezze. Alcune caratteristiche sono simili: velocità di gambe, aggressività, precisione. Adoro la capacità di concentrazione e l’autostima che hanno i pugili. Quando qualcuno guarda un match di tennis, dice: “Perché non gioca sul suo dritto?”. Ma quando sei sul campo non è così facile come potrebbe sembrare dalla tribuna o davanti alla tv. La stessa cosa accade con la boxe. Nel tennis alcuni giocatori colpiscono ogni pallina più forte possibile, non pensando. I pugili picchiano duramente anche se potrebbero sfruttare in altri modi la loro abilità tecnica. Ma è davvero grandioso quando puoi colpire in maniera pulita, colpire bene” (cit. Andy Murray, ex numero 1 del mondo, tre Slam, una Coppa Davis).
Molto aggressivo, abituato a portare colpi potenti. Buona tecnica e tenuta mentale.
Questo è quanto scrive un sito specializzato parlando di Carlos Alcaraz. La definizione calzerebbe alla perfezione anche per Mike Tyson.
Credo che ci siano molti punti in comune tra boxe e tennis, la differenza principale è che uno è sport di contatto e l’altro no. Ma l’approccio mentale, l’uso dell’intero corpo, l’indispensabile armonia tra gambe e braccia, la dinamica dei colpi, la necessità di una grande tenuta fisica e mentale, la strategia tattica. Sono elementi che accomunano le due discipline.
Alcaraz mi ricorda Tyson anche per l’immagine di sfrontatezza che offre al pubblico, per la determinazione, la forza fisica. Per lui, come per Iron Mike, una partita (nell’altro caso un match) rappresenta il terreno su cui misurarsi osando sempre, andando costantemente all’attacco. Un a sorta di duello da vecchio Far West. Per questo anche lui, come il pugile, genera emozioni forti. Non si dimentica mai di giocare come natura e tecnica gli impongono, non misura con il bilancino energie ed emozioni. Per questo il loro messaggio al pubblico è sempre stato incisivo, senza intermediari, veloce e potente come un dritto o un diretto ben tirato.
C’è chi li ama e chi li odia.
Sono due facce della stessa medaglia. In entrambi i casi testimoniano con quanta forza un campione riesca a trasferire ai tifosi il suo stato d’animo.
Chiudo con un ultimo accostamento.
Ho scritto un libro, “Solo come un pugile sul ring”, per raccontare il forte senso di isolamento che un combattimento di boxe possa generare nell’uomo che è chiamato a interpretarlo.
E il tennis?
“Il tennis è uno sport solitario. Non c’è un posto dove nascondersi quando le cose vanno male. Niente panchina, niente bordo campo, nessun angolo neutrale. Ci sei solo tu, nudo”. (cit. Andre Agassi).
Ci sto,anche a Tyson penso piaccia questo accostamento e paragone,che non può che fargli onore e merito in un momento come oggi che dopo 30 anni qualcuno ricorda sempre di più il personaggio, che quello che raggiunse quel 22111986,prima e 01081987 poi