Rossetti sogna in grande, vuole lasciare il segno: “Ho appena cominciato…”

Pietro sogna. E quando sogni, non puoi certo imporre dei limiti. Per questo si chiamano sogni.
Pietro The Butcher Rossetti fa il pugile, è il campione dell’Unione Europea dei pesi welter. Ma lui guarda più avanti, passo dopo passo, con ambizione.
“Magari arriva un europeo, un 10 round contro un giovane americano in ascesa, una sfida a Las Vegas o al Madison Square Garden senza titoli in palio. Insomma, voglio sentirmi al centro del mondo, segnare il tempo in cui vivo, scrivere pagine importanti”.
Dodici giorni fa ha esordito all’estero, ha vinto la corona con uno spettacolare ko che l’ha fatto addirittura piangere di felicità. È andato a prendersi la cintura a Montpellier, in Francia, contro Mohamed Kani, il campione che boxava sotto casa. Il romano ha giustamente esultato, di italiani che vincono fuori dall’Italia ce ne sono pochi in giro.
Ha fatto le sue esperienze, ha pagato gli errori. Come quello del 30 luglio 2020, quando ha perso contro Luigi Alfano, imbattuto al quarto match. È l’unica sconfitta di Pietro contro diciassette vittorie, più della metà prima del limite.
“Ho sbagliato e ho giustamente pagato. Era il periodo del Covid, lavoravo in un supermercato. In palestra mi allenavo da solo, io e Italo (Mattioli, il coach, ndr). E basta. Attorno a me, al lavoro e fuori, c’era un’atmosfera pesante. L’Italia intera ne era avvolta. E così sono salito sul ring, ma non ero presente, non ero io. Facevo strani pensieri. Non cerco scuse, ho perso e basta. È stata comunque un’esperienza che mi ha insegnato a rimanere dentro il progetto. Devi sempre essere presente a te stesso. La boxe è già un mestiere complicato, se vai ad appesantirlo con i tuoi dubbi non ne ricavi niente di buono”.
Pietro ha deciso presto di fare il pugile. Ha pensato che avrebbe fatto piacere al papà, Sergio, che lo spronava anche nei giorni in cui il ragazzo giocava a calcio con la Fortitudo. Su quel campo, a piazza Epiro, ha interpretato tutti i ruoli. Centrocampista, esterno, difensore centrale, addirittura libero come si diceva una volta. Anche Giacomo, il fratello, è suo tifoso. Anche la mamma è spesso presente in platea quando combatte. La famiglia gli sta vicino, sempre.
In quel supermercato lavorava come macellaio. Da qui il soprannome. Adesso sta provando a vivere di pugilato. Da noi è un po’ come alzarsi una mattina e dire: oggi voglio scalare l’Everest. Non basta diventare campione italiano, né conquistare il titolo dell’Unione Europea. Pietro lo sa, ma è determinato. Vuole provarci.
“Voglio lasciare il segno. Sogno di entrare nella storia del nostro sport e questo, penso, non posso certo farlo lavorando a mezzo servizio, dividendomi tra un bancone e la palestra della Montagnola”.
I genitori hanno capito, lo stanno aiutando. Lui ci prova.
“In Italia fare il pugile è un lusso. Puoi pensare di vivere con le borse che guadagni, ma devi prima vincere un europeo e poi difenderlo. Sicuramente all’estero, perché è lì che ti danno il giusto compenso. Magari, pensano, lo portiamo qui e vinciamo facile. E invece trovano la sorpresa. Consolidata la posizione, puoi poi tornare in Italia e sperare in compensi adeguati. Non credo di essere un illuso, sono uno che ci crede. Farò di tutto per realizzare quelli che al momento sono solo dei sogni”.
E adesso?
La prima risposta me la dà Rossetti.
“Aspettiamo. C’è la difesa contro lo sfidante ufficiale. C’è la possibilità di prendere il posto di Kani, quinto, nella classifica europea. C’è qualcosa in giro che potrebbe concretizzarsi. Io aspetto, mi alleno, sto sempre sul pezzo, mi faccio trovare pronto. Sono cazzuto, non mollo. Ho appena cominciato”.
La seconda risposta arriva da Italo Mattioli.
“Il 5 aprile c’è l’asta per la difesa ufficiale del titolo EU dei welter. Lo sfidante è Nicholas Esposito, dubito che ci sarà. Doveva già affrontare Pietro per il titolo italiano e si è tirato indietro. Noi aspettiamo e ci guardiamo intorno. Dopo il 5 aprile decideremo”.
Chiusura con aneddoto.
Dopo l’esaltante vittoria di Montpellier, Pietro e la fidanzata si sono presi una vacanza. Sono andati a Parigi.
Gli chiedo: “È stata una bella esperienza?”
“Il soggiorno sì, il viaggio invece è stato un incubo. Il volo di andata non è partito. Abbiamo affittato una macchina e siamo arrivati nella capitale francese. Quando siamo tornati, qualcosa è andato storto. Magari abbiamo sbagliato noi il gate, magari loro l’hanno cambiato all’ultimo momento. Fatto è che siamo saliti, l’aereo e decollato ed è arrivato a destinazione. Ma non eravamo a Fiumicino, siamo atterrati a Biarritz nel nord ovest della Francia. E lì non ci sono voli diretti per Roma. Ritorno a Parigi nella tarda serata, poche ore di sonno in un motel e finalmente il giorno dopo siamo arrivati a casa”.
Beh, forse è stato meno complicato mettere ko Kani…

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