
Alberto Brasca non c’è più, un infarto se l’è portato via per sempre ieri notte.
Francesco, il figlio, ne ha dato annuncio sul profilo Facebook del babbo. E ha pubblicato un post che Alberto non è riuscito a finire. Le prime righe fanno davvero male, colpiscono forte tutti quelli che gli hanno voluto bene.
Domenica prossima parteciperò alle Primarie del Partito Democratico e voterò per Elly Schlein.
Domenica, purtroppo per questo mondo, Alberto Brasca non ci sarà.
Spero che su di lui si versino lacrime sincere, le merita.
È stato un uomo corretto, disponibile, onesto.
Ci ha lasciati una persona perbene.
È stato politico di valore.
È stato uomo di sport.
Quando andava indietro con i ricordi, non aveva bisogno di scavare nella mente. C’era una data che non avrebbe mai dimenticato. Si era innamorato del pugilato il 21 marzo 1951. Il papà lo aveva portato al Teatro Moderno di Lucca per vedere il match tra Gino Buonvino e il francese Emile Bentz. Lì, quella sera, era scoppiata la scintilla che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita.
È stato pugile, era un peso welter. È stato dirigente e infine presidente federale, nel quadriennio che ha seguito l’Olimpiade di Londra 2012.
Non so se si possa parlare di eccezione, di certo uomini come lui, in più di mezzo secolo di frequentazioni nel mondo della dirigenza sportiva, ne ho visti davvero pochi. Aveva una grande cultura, capacità di analisi, proprietà di linguaggio, esperienze politico amministrative di alto livello. Era corretto nei rapporti.
Amava la boxe.
È stato diverso anche negli errori. Nella sua gestione federale ne ha commessi. Siamo tutti peccatori, la differenza la fa il modo in cui ci confrontiamo con i peccati. Lui ha avuto il coraggio di ammetterli. Ha pagato alcune debolezze gestionali, l’ha fatto con grande dignità. È stato grande anche nei momenti più difficili.
Forse questo breve ritratto è influenzato dall’affetto e dalla stima che avevo per Alberto Brasca. Ma se mi chiedete una parola per definirlo, la prima che mi viene in mente è gigante. Se lo conoscevi non potevi non provare stima per lui. Il rispetto era un sentimento che non nasceva dalle convenzioni o dall’educazione, ma da un naturale riconoscimento dei valori.
Ha sempre guardato al futuro. Aveva una visione aperta, accettava il confronto, il dialogo. Era fuori dal coro, forse è per questo che dal suo mondo ha avuto meno di quello che ha dato.
Rispetto e affetto per un uomo perbene.
Alberto Brasca è stato vice-sindaco di Firenze dal 1995 al 1999, presidente della Provincia dal 1985 al 1990, presidente del Consiglio Comunale dal 1999 al 2004, presidente dell’Unione Province d’Italia dal 1986 al 1992. Dal 2013 al 2016 ha guidato la FPI da presidente federale. (foto sopra) Un ritratto di Alberto Brasca, una foto con il suo grande amico Sandro Mazzinghi.