
Il 29 aprile 2017, Anthony Joshua batteva Wladimir Klitschko per kot 11. Cinque anni dopo AJ torna sul ring contro un altro ucraino, Olexander Usyk. Se il britannico sarà una copia fedele di quello che ha sconfitto Klitschko, potrebbe farcela. Cinque anni dopo, Wladimir è impegnato in una guerra vera, lotta per il suo Paese. Così ho raccontato quella sfida…
In una notte magica i pesi massimi hanno ritrovato la dignità perduta.
Anthony Joshua ha vinto. L’ha fatto soffrendo, lottando, subendo. L’ha fatto soprattutto dando dimostrazione di potenza e personalità.
Wladimir Klitschko è stato un grande. Ci ha provato adottando una tattica dispendiosa, fatta di concentrazione continua nel tentativo di non offrire spazi e occasioni al rivale. È entrato almeno due volte in quella che gli americani chiamano the zone, quell’arco temporale in cui ti sembra di possedere le chiavi dell’universo. Ha sentito di avere l’incontro in mano, per poi vederselo sfuggire quando mancava davvero poco al traguardo.
Il campione è colui che attacca, subisce, cade, ma sa rialzarsi e tornando a combattere porta a casa la vittoria. Hanno subito e si sono rialzati entrambi, dando vita a un fantastico titolo mondiale. Ma nello sport vince uno solo. Mi sento di dire che stavolta ha vinto il migliore.
Joshua ha perso solo in alcuni round la giusta chiave di lettura dell’incontro. Le undici riprese hanno confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il britannico riesce ad esprimersi al meglio nel momento stesso in cui decide di attaccare. Non mi sembra un grande incontrista. Deve andarsi a prendere gloria e risultato.

Stavolta l’ha fatto travolgendo come una furia Klitschko nel quinto round, uno dei più belli degli ultimi anni. Fantastico il modo in cui ha messo al tappeto l’ucraino. Un gancio sinistro ha acceso l’azione, la potenza della serie di colpi l’ha chiusa con l’atterramento del rivale. Primo knock down per Wladimir.
Poi però AJ ha pagato pegno alla sua inesperienza, è andato a cercare il knock out sprecando energie in quantità. Vuoto e in debito di ossigeno si è così esposto alla reazione di Klitschko. L’ucraino era in perfetta condizione fisica. Asciutto, scattante, veloce di braccia l’ex campione del mondo ha scosso l’avversario. Il jab sinistro è stato pesante, non è una novità. A stupire è stato però il diretto destro.
Match fantastico, sinceramente non osavo sperarlo. Uno spettacolo di valore assoluto.
Il vecchio leone ha rimesso insieme le forze, ha recuperato concentrazione e ha deciso di riprendere subito la chiave del combattimento.
E così è arrivata la riscossa nel round successivo. Un diretto destro pazzesco, devastante. Una fucilata che ha spedito Joshua gambe all’aria, al tappeto. Sarebbe stato difficile rialzarsi per molti pugili, recuperare energie e concentrazione non era cosa semplice. Pagava cara la poca mobilità sul tronco, l’avesse usata al meglio avrebbe impedito al colpo di arrivare pieno di potenza, anche se in realtà mi ha dato l’idea che quel colpo non l’ha proprio partire. Ma il carattere ha consentito ad AJ di rialzarsi, riprendere fiato e ricominciare a combattere.

Match sul filo. Fino a due minuti dell’undicesimo round, a poco più di una ripresa dalla fine, avevo Wladimir avanti 96-94, due punti come uno dei tre giudici. Gli altri due avevano un doppio e assurdo 96-93 per il pugile di casa! Nessuno però avrebbe potuto dire come sarebbe finita. C’era nell’aria, ma soprattutto sul ring, un discreto equilibrio e una sensazione di cose sospese. Eravamo tutti in attesa del colpo risolutivo. E, lo confesso, io l’aspettavo da Klitschko.
È stato un attimo. Il volto di Joshua improvvisamente rinfrancato, la bocca aperta di Klitschko a testimonianza di quanto fosse in affanno. Ho capito in quel momento che la nottata avrebbe potuto diventare davvero memorabile.
La scossa è arrivata improvvisa. È stato un colpo che ha suggellato una fantastica serata di boxe. Il montante destro di AJ è stato da applausi. È il pugno dei campioni, perché se lo tiri devi avere coraggio, perché sei perfettamente consapevole che ti stai esponendo in modo imbarazzante alla reazione del rivale. Joshua l’ha scagliato con abilità tecnica, ottima scelta di tempo e grande potenza. È stato a quel punto che le ambizioni dell’ucraino si sono sgonfiate definitivamente. Ha capito che a 41 anni aveva dato il massimo. Ma non era stato sufficiente.

Il britannico l’ha pressato, colpito ancora. Scatenato nell’azione d’attacco ha tirato giù le ultime resistenze di Klitschko, travolgendolo di colpi. L’ha mandato giù una seconda volta, poi l’ha nuovamente aggredito. Era finita. L’arbitro ha solo sottolineato con discreto tempismo che il passato non sempre ritorna a brillare.
Anthony Joshua è un degno campione del mondo dei pesi massimi. I novantamila di Wembley l’hanno urlato per tutta la notte. Il futuro è suo.
“Devi andare a prenderti quello che vuoi. Se chiedi alla boxe di essere un campione è l’unica strada che devi seguire. Ringrazio Klitschko per avere onorato questa notte. Ringrazio Lennox Lewis che è stato la mia ispirazione. Ho grande rispetto per entrambi. A Tyson Fury dico: dove sei? Io sono qui, quando vuoi saliamo sul ring e onoriamo la boxe” ha detto AJ.
“Ha vinto il migliore. Ma io vado avanti, spero di avere un’altra occasione” ha risposto WK.

Un match con pochi errori sul piano tecnico. Il diretto destro di Klitschko e il gancio sinistro, ma soprattutto il montante destro di Joshua: che spettacolo!. È stata la bellezza dei colpi a nobilitare una magica serata di pugilato.
Una serata che ha smentito chi pensava che AJ fosse solo una montatura disegnata dai giornali e ingigantita dal tifo. E ha smentito il fatto che Klitschko non potesse offrire spettacolo. È un campione nel senso più pieno del termine.
Ho spento il televisore con un po’ di malinconia.
Non so quando altri due pesi massimi riusciranno a rendere così appagante un match di boxe.
RISULTATO – Campionato massimi Ibf, Ibo (vacante), Wba (supercampione): Anthony Joshua (19-0, 19 ko, 113,4 kg) vs Wladimir Klitschko (64-5-0, 53 ko, 109 kg) kot dopo 2:25 del round 11. Arbitro: David Fields (Usa), giudici: Don Trella (Usa), Steve Weisfeld (Usa), Nelson Vasquez (Portorico).