
Matteo Signani ha perso il match valido per l’europeo dei pesi medi a Massy, in Francia, contro Anderson Prestot.
Ma, a rigore di regolamento, il romagnolo potrebbe conservare il titolo.
È accaduto qualcosa di davvero strano, incredibile.
Questa è la dichiarazione che mi ha rilasciato Alessandro Cherchi, presente a bordo ring e presidente della società che gestisce Matteo.
“Venerdì sera non è stato effettuato l’esame antidoping, procedura obbligatoria in ogni combattimento per l’europeo”.
Perché non è stato fatto?
“Ci hanno detto che il dottore incaricato aveva preso il Covid”.
E non c’erano altri medici in zona che potessero sostituirlo?
“Questo dovresti chiederlo a loro”.
Gian Maria Morelli, il maestro di Signani, aggiunge la sua testimonianza.
“L’abbiamo saputo solo la notte, dopo il match, quando siamo tornati in albergo”.
Non vi hanno informato prima?
“La riunione era finita, ho chiamato Matteo nello spogliatoio. Mi ha risposto che non si era fatto vedere nessuno. Siamo tornati nell’hotel dove alloggiavamo, solo a quel punto l’organizzatore ci ha detto che non era stato possibile svolgere l’antidoping perché mancava il medico”.
Il regolamento dell’EBU al punto 22.1.1 (relativo alla salvaguardia medica) recita: “Il test antidoping obbligatorio deve essere effettuato dopo la gara, sotto la cura dell’Associazione nazionale affiliata. Qualsiasi pugile che non superi tale prova, sarà soggetto alle sanzioni stabilite nel regolamento del Campionato EBU. I risultati di tutti i test dovranno essere resi noti all’EBU entro 15 giorni dallo svolgimento del match”.
Lunedì il promoter Alessandro Cherchi, presidente della Opi82 SSD, spedirà una lettera ufficiale all’avvocato della Federazione Pugilistica Italiana, affinché tuteli il nostro pugile e chieda all’European Boxing Union di cambiare il verdetto. Da vittoria ai punti di Anderson Prestot in no contest (che nel pugilato equivale all’annullamento dell’incontro, come se non fosse mai avvenuto).
Se il reclamo sarà accolto (la mancanza dell’effettuazione dell’antidoping è un fatto, non un’interpretazione dei fatti, in chiaro contrasto con il regolamento) il prossimo impegno di Signani dovrebbe essere contro lo sfidante ufficiale, il britannico Felix Cash. In alternativa, un’immediata rivincita con Prestot, ma vista l’entità della ferita ho i miei dubbi che possa essere così immediata…
Questi sono i fatti.
Quello che segue è l’evolversi degli eventi.
Non parlo dei cartellini. I giudici hanno visto il match da bordo ring, io l’ho guardato in streaming. Per il resto invece, la ripresa televisiva, lo zoom, la moviola e il replay giocano in mio favore.
È avendo avuto tutti questi mezzi a disposizione che sono riuscito a ricostruire l’esatta cronologia degli eventi.
Testata involontaria, Prestot si ferisce.
“A noi è parso più un pugno che una testata, ma no facciamo polemiche” dice Alessandro Cherchi.
Concorda Morelli.
“A me sembra sia stato un gancio destro a provocare il danno, ma non protestiamo certo per questo”.
Anssi Perajoki ferma il match. Mancano 48 (quarantotto) secondi alla fine della quarta ripresa. Se l’incontro fosse stato interrotto a quel punto, il verdetto sarebbe stato pari tecnico. E Signani avrebbe conservato il titolo.
L’arbitro chiama il medico Amine Mennouane, franco algerino sposato con una livornese, che controlla lo sfidante. Il taglio, appena sotto la parte alta della palpebra, sembra profondo.
Il medico dice che si può continuare.
Finisce il quarto round.
Dopo il minuto di riposo, suona la campanella della quinta ripresa.
Subito dopo, diciamo un secondo dopo, Anssi Perajoki ferma i pugili. Porta il francese dal medico che lo controlla e dice che non può proseguire. L’arbitro interrompe il combattimento.
Si va alla lettura dei cartellini. Il resto già lo sapete.
Questo è il film dell’incontro, con i tempi effettivi in cui la scena si è svolta…