
Il pugilato oggi pomeriggio ha mostrato alcune delle sue pecche.
L’inaffidabilità di arbitri e giudici dell’International Boxing Association, tanto per cominciare. Non lo dico solo io, lo ripete da tre anni anche il Comitato Olimpico Internazionale.
Una volta messi in castigo i trentasei di Rio de Janeiro 2016, senza però rilasciare alcuna comunicazione ufficiale, dopo averne aggiunti altri quattordici toccati dal peccato del dubbio, l’IBA si è affidata a personale impreparato, con poca esperienza, non in grado di gestire la tensione dei grandi eventi. Voglio essere chiaro sino in fondo, non sto parlando di corruzione. No, parlo di arbitri e giudici inadatti a un Mondiale.
Stavolta ne ha pagato le conseguenze Irma Testa. Aggiungo, e questa purtroppo è una considerazione che fa male, che l’azzurra come le è accaduto nei due momenti chiave della carriera (semifinale olimpica e finale mondiale) non ha fatto un grande match, non ha mostrato per intero la sua classe.
“Mi sono fatto trovare impreparata, nella prima e nella seconda ripresa in cui lei è stata più brava. Mi ha sempre anticipato. Nella terza sono andata meglio, ma ormai era troppo tardi”.
Mi permetto di non essere d’accordo. Non sul fatto che si sia fatta trovare impreparata, quanto sul secondo aspetto. L’altra non è stata più brava, soprattutto nel secondo round in cui Irma è stata l’unica a fare del pugilato, la sola a mostrare cosa sia un’azione di attacco, cosa significhi portare un diretto e un gancio. La sola a rendere onore alle schivate e ai colpi di rientro. Direte, l’ha fatto per poco tempo rispetto a quello che avrebbe potuto. Certo. Ma almeno l’ha fatto. I peccati sono altri. Non ha marciato a ritmo alto, non ha alzato la frequenza delle azioni, non ha portato le serie. Ma aveva vinto.
L’altra, quella che ha conquistato l’oro e si è portata a casa i 100.000 dollari del premio, ha trattenuto, è andata quasi sempre a vuoto, ha sbagliato i tempi di attacco, ha messo a segno pochi colpi e ha adottato sul ring una sola tattica. Quella che le sue lunghe leve le permettevano. Una sorta di rete che tutto avvolgeva e nascondeva. L’unico scopo era quello di impedire alla Testa di partecipare a una finale di pugilato in un campionato del mondo.
Ha trattenuto spesso anche Irma, per carità. Lo fa quando si sente a disagio, quando non trova il modo per impedire che l’altra porti a compimento il suo piano. È vero, ma aveva vinto.
È stato un match brutto e pieno di scorrettezze, ma l’arbitro non è quasi mai intervenuto in modo netto. L’unico comando che ha mimato sino allo sfinimento è stato quello che invitava le due finaliste a pulire i guantoni tutte le volte che finivano al tappeto. Le ha guardate, ha fatto vedere cosa avrebbero dovuto fare e poi ha ripreso il match. Senza ovviamente che le due facessero mai quello che lui aveva chiesto. Ma signore mio, se finiscono così tante volte giù, senza che a determinare la caduta sia stato un colpo, non le viene il dubbio che dovrebbe partire un richiamo ufficiale? Punire le trattenute ripetute e irregolari, le spinte? E perché mai? Troppa responsabilità, soprattutto in una finale.
Irma Testa ha visto svanire il sogno di un oro mondiale, condannata per una compartecipazione all’ingiustizia. Ripeto ancora una volta, il verdetto doveva essere in suo favore.
Ho scritto compartecipazione. Che la beffa fosse dietro l’angolo era nell’aria. Solo chi non voleva non la vedeva. Irma avrebbe dovuto intensificare l’azione, mettere più colpi a segno, non finire nel precipizio del tanto peggio tanto meglio imposto dall’altra. Ma aveva vinto!
Yu-Ting Lin è stata premiata oltre i suoi meriti. Il CIO continua a indicare governance, sostenibilità finanziaria, affidabilità di arbitri e giudici come i mali che l’IBA non è in grado di risolvere e che da Los Angeles 2028 in poi potrebbero significare la scomparsa di questo sport nel programma olimpico. Non mi sembra che ci si sia resi conto di quanto siano gravi questi problemi. Vedere sette punti di differenza su due cartellini in un match di tre riprese, venderne addirittura tre in un solo round, vuole dire una sola cosa. Non si può più andare avanti così.
Match brutto, troppe scorrettezze da entrambe le parti, Irma Testa sotto il livello che il suo talento le avrebbe permesso. Tutto vero, ma io la penso diversamente da molti.
Non doveva finire così.
RISULTATO – (Mondiali, 57 kg, finale) Yu-Ting Lin (Taipei) b. Irma Testa (Italia) split decision 4-1 (30-27 29-28 30-27 28-29 30-27).