Mondiali donne. No alle atlete russe, sì al loro sponsor principale

Oggi, primo giorno dei Mondiali femminili (9-20 maggio) a Istanbul, in Turchia.
Edizione record con 310 atlete, in rappresentanza di 73 Paesi. Esordiscono: Capo Verde, Cile, Haiti, Kosovo, Kuwait, Paraguay, Sierra Leone e Tonga. 
Non ci saranno atlete provenienti da Russia e Bielorussia. Lo ha deciso l’IBA al termine di una lunga battaglia interna.


Resta lo sponsor principale, la Gazprom. Nonostante lo stesso CIO abbia consigliato alla Federazione mondiale di tagliare il cordone che la lega all’azienda che gestisce produzione, stoccaggio, lavorazione e vendita del gas nel mondo. La società è russa al 50%, di proprietà del governo di Vladimir Putin, al 17% della Banca New York Mellon, al 33% di altre organizzazioni con quote minori.
Sembra che la giustificazione del mancato distacco sia (ovviamente) di natura totalmente economica. Sembra, così sostiene insidethegmes.biz, che la Gazprom abbia finanziato l’AIBA con un contributo di 30 milioni di franchi svizzeri (circa 28 milioni di euro).
Il nome dello sponsor principale resta anche nel sito officiale della manifestazione, mentre è sparito dal libro guida consegnato ai partecipanti.
C’era fino a qualche giorno fa, ora non c’è più.


L’IBA, l’International Boxing Association presieduta dal russo Umar Kremlev (il 13 e 14 maggio, a Istanbul, si terranno le nuove elezioni) è legata a doppio filo alla Gazprom con cui ha firmato a fine marzo 2021 un accordo di sponsorizzazione per due anni, con scadenza fine dicembre 2022.
La commissione che sta studiando la questione per il CIO ha tratto le sue conclusioni. La maggioranza, anzi la quasi totalità delle risorse economiche dell’IBA, vengono dai soldi ricevuti dalla Gazprom.
La dipendenza della Federazione Internazionale da una società statale può aumentare preoccupazioni circa la potenziale situazione di conflitto di interessi e di autonomia”.
Il sito insidethegames.biz è venuto in possesso di una lettera spedita dal segretario generale István Kovács a tutte le federazioni nazionali affiliate. Nella lettera il dirigente sosterrebbe che per l’International Boxing Association (IBA) “Al momento non è possibile annullare completamente” il controverso accordo con la Gazprom, nonostante la conferma di questo possa minacciare le possibilità del pugilato di salvare il posto nel programma olimpico.
Voi sarete consapevoli che, grazie alla sua partnership con Gazprom, l’IBA è stata in grado di supportare efficacemente le federazioni nazionali, le competizioni e gli atleti, saldando anche i debiti che avevano minacciato il nostro futuro“, avrebbe scritto Kovács.
Al momento, la boxe non figura nel programma olimpico di Los Angeles 2028.


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