
Eddie Hearn dice che la prossima settimana Tyson Fury confermerà il suo ritiro e lascerà vacante il mondiale Wbc dei pesi massimi. Dubito che ciò accada, anche se nel pugilato l’imprevedibile è ormai la norma.
Ieri Mauricio Sulaiman ha parlato con Tyson Fury e gli ha spiegato la posizione dell’Ente che presiede. Il World Boxing Council non mette alcuna fretta al campione. Il britannico ha appena assolto ai suoi doveri, ha sostenuto una difesa obbligatoria contro Dillian Whyte. Per la prossima difesa contro lo sfidante ufficiale ha un anno di tempo, cioè fino al 23 aprile 2023.
Fury, a chiunque glielo chieda, conferma la scelta del ritiro. Ma sta chiaramente attendendo la rivincita tra Alexander Usyk e Anthony Joshua (23 luglio in Arabia Saudita o Gran Bretagna, per le cinture Wba, Ibf, Wbo). Nel caso dovesse spuntarla Joshua, il derby con Fury farebbe salire le borse a livelli pazzeschi. Già si parla dello Stadio di Wembley con una capienza ampliata a 100.000 posti e costo dei biglietti in rialzo rispetto al match con Whyte. Più una vendita della pay per view a prezzi record per la boxe in Gran Bretagna.
La riunificazione potrebbe però non vedere assieme le quattro sigle, la Wba infatti ha difficoltà a relazionarsi con gli altri enti e a raggiungere accordi comuni.
Resta in attesa degli eventi anche Deontay Wilder (numero 1 del Wbc nelle ultime classifiche).
Se Fury dovesse rinunciare, riproporrebbe la sua candidatura. In caso contrario, resteregge in aspettativa.
L’elenco dei pretendendi è lungo, li ricordo in ordine di classifica: Joe Joyce, Jospeh Parker, Frank Sanchez, Andy Ruiz jr, Luis Ortiz, Otto Wallin. Letti i nomi, si capisce subito come nessuno di loro possa considerarsi un rivale in grado di alzare la posta.
Per tornare a combattere, Tyson Fury ha bisogno di motivazioni. Cioè di una borsa piena di milioni di dollari.