Mazzinghi, “L’Uomo senza paura” va in scena a Torino

L'uomoSenzaPaura

Giovedì, 11 novembre, saranno passati cinquantacinque anni dalla difesa dell’europeo superwelter di Sandro Mazzinghi, a Stoccolma, contro l’idolo di casa Bo Högberg. Il giorno dopo, venerdì 12 novembre, a Torino esordirà lo spettacolo teatrale  “L’uomo senza paura” di Mauro Parrinello e Francesca Montanino, tratto dal mio libro “Anche i pugili piangono”. A Torino, come quella notte a Stoccolma, il protagonista sarà lui: Sandro Mazzinghi.

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Quella di Reine Bo “Bosse” Högberg è una storia piena di colpi di scena. Andato via di casa poco più
che bambino, si imbarca su alcune navi da trasporto. Viaggia nascosto nella stiva o in cabina, ma solo dopo essersi fatto assumere a tempo come mozzo. In ogni porto approdi, la prima cosa che fa è quella di cercare un ring su cui battersi.
Picchiatore, playboy, è dotato di una grande capacità di infilarsi negli affari sbagliati. Cresciuto a Göteborg, città conosciuta come l’anima creativa e visionaria della Svezia, ne assorbe lo spirito anarchico uscendo spesso dagli schemi e faticando a gestire una vita decisamente non regolare.
Conosce la prigione, poi torna a boxare.
Il giorno di Capodanno del ’66 batte Visintin a Copenaghen e conquista il titolo europeo dei superwelter. Lo perde contro Leveque in un match pazzesco. Bo si rompe la mascella al primo round, ma va avanti sino alla fine rimanendo sconfitto ai punti.
«Nella vita a volte bisogna fare i fatti, non sempre ci si può giustificare usando solo le parole».
La sua compagna è Anita Lindblom, cantante e attrice. Una bella ragazza dal viso tondo, i capelli a caschetto, corti e biondi.

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D’inverno, quando siede a bordo ring indossa una pelliccia di visone bianco. Ha una personalità forte, una spiccata carica di sensualità, dicono che sia lei a comandare in casa. Di certo è lei che gestisce la carriera del marito. E così, dal momento che la sfida contro Mazzinghi sarà la scena finale del lungometraggio Io pugile sulla vita di Bo, chiede l’esclusiva dei diritti di ripresa cinematografica.
«Signora, per averli deve pagare».
«Quanto?»
«Millecinquecento corone».
«Non pago. E se non mi accordate il diritto, mio marito non sale sul ring».
Gli organizzatori dell’Europeo sono l’ex campione mondiale dei pesi massimi Ingemar Johansson e il re delle roulette Bertil Kimtsson. Non si fanno certo impressionare dalle parole della bionda barricadera.
Chiamano Bo Petterson. Il 24enne di Gothenburg ha un record di 13-2-1 e, soprattutto, è inserito nel cartellone della riunione di Stoccolma, dovrà sostenere otto riprese al limite dei medi contro Peter Sharpe. È in peso ed è allenato.
«Bo, sono Ingemar».
«È saltato il mio match?»
«Tranquillo. Va tutto bene».
«E allora perché mi chiami?»
«Voglio sapere se, in caso di necessità, saresti pronto a batterti contro Mazzinghi per il titolo».
«E Högberg?»
«Non preoccuparti per lui, ha dei problemi con la moglie. Allora, saresti d’accordo a fare il match?»
«E la borsa di quanto sarebbe?»
«Il giusto, vedrai che non ci saranno problemi».
«Considerami pronto».
«Grazie, sapevo di poter contare su di te. Ti faccio sapere a breve».

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Basta e avanza per convincere Anita a ritirare i progetti di contestazione.
A Petterson va un piccolo premio per la disponibilità dimostrata.
Sandro intasca dieci milioni e sale sul ring…
Stoccolma, 11 novembre del ’66.
Come sempre, il match è spettacolare. Quattordicimila spettatori restano incantati dall’aggressività, dal ritmo e dalla grinta di Mazzinghi. È un incontro duro, selvaggio.
Un gancio sinistro di Sandro fa oscillare la testa di Högberg. Un gancio destro lo fa traballare. Montante sinistro, diretto destro e quello va giù. In dodici secondi il Ciclone porta una serie impressionante di colpi. Una macchina che spara pugni in serie, fino a quando l’altro non cede e crolla al tappeto.
Si rialza, ci riprova, ma l’arbitro pone fine a quello che stava diventando un match davvero pericoloso.

(foto tratte da sandromazzinghi.com, il sito ufficiale curato da David e Simone Mazzinghi)

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