Mondiali. Revisione dei match, un errore: giudici delegittimati

Ieri, giovedì 4 novembre, la Serbia ha espresso un forte disappunto per il risultato del match tra Vladimir Mironchikov (Srb) e Robby Gonzales (Usa) nella categoria 80 kg ai Mondiali di Belgrado, incontro vinto per split decision (3-2) dallo statunitense.
Avendo già proposto tre revisioni durante il torneo, i serbi non avevano il diritto di avanzarne un’altra. In conformità con le regole dell’AIBA, il delegato tecnico ha chiesto una revisione straordinaria dell’incontro, ma ciò non è stato ritenuto giustificato dall’AIBA Evaluator e dall’AIBA Observer. Nessuna ulteriore revisione era possibile all’interno delle regole, il risultato è stato confermato.
Martedì 2 novembre, al termine del combattimento di Salvatore Cavallaro contro Nyrjanat Rays, vinto dall’azzurro per 3-2, il team kazako ha presentato ricorso. Voleva fossero modificati i cartellini dell’ultima ripresa, in modo da girare la vittoria al loro pugile.
Il supervisor di arbitri e giudici non ha ritenuto la protesta accettabile e l’ha respinta.
Il problema del Bout Review resta.
L’AIBA ha introdotto quest’anno la Regola 20, la revisione dell’incontro. Nel reclamo, la nazione che si ritiene danneggiata deve indicare in quale ripresa pensi di avere subito il danno. Se il supervisor ritiene la protesta legittima, tre persone (lo stesso supervisor, il responsabile degli arbitri e quello dei giudici) esamineranno al termine del programma della giornata il filmato del round incriminato.
Per emettere un verdetto dovranno tenere conto di questi elementi (regola 20.6.1):
1. numero dei colpi regolari messi a segno
2. comando del match per tecnica e tattica
3. competitività
Cioè gli stessi parametri che devono essere rispettati dai cinque giudici a bordo ring al momento della compilazione dei cartellini.
Se il direttivo tecnico decide che le decisioni dei giudici o dell’arbitro sono state in contraddizione con le regole AIBA può cambiare il risultato (regola 20.4.14).
A questo punto mi chiedo: il ruolo dei cinque giudici a bordo ring non viene così delegittimato? Non si analizza un eventuale errore tecnico, ma la valutazione del match, che è comunque soggettiva. Si rischia il paradosso che tre persone, magari tre ore dopo la conclusione dell’incontro, possano comunicare al vincitore che ha perso.
È vero, la boxe dilettantistica ha presentato e presenta verdetti scandalosi.
Nel momento in cui si riconosce che quei risultati sono davvero scandalosi, che non esistono al momento giudici in grado di essere impeccabili sotto ogni aspetto, che per preservare l’affidabilità dello sport si debba affiancare dei tutori agli officiali che operano a bordo ring, il sistema crolla. Si sminuisce la figura arbitrale e quella dei giudici, la codificazione del valore superiore di un altro ente in un giudizio soggettivo è il riconoscimento di una temuta inaffidabilità degli ufficiali di gara a disposizione. Inaffidabilità per altro non punita con effetto immediato, neppure davanti a un grossolano errore.
Qui non si tratta dell’introduzione del VAR che usa la tecnologia per capire meglio situazioni al limite, qui si consegna a un triumvirato il potere di ribaltare un verdetto in base a criteri soggettivi di giudizio. Mi sembra un’ulteriore ammissione dell’attuale confusione gestionale all’interno dell’AIBA.
Il CIO ha lanciato una sorta di ultimatum, ma sul Titanic del pugilato mondiale continuano a suonare e ballare come se la festa non dovesse mai finire.

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