Mondiali. Domani Muhiidine, Italia sul podio dopo otto anni?

Aziz Abbes Muhiidine è nei quarti, un’altra vittoria è avrà la medaglia in tasca.
Se analizzassi la situazione alla vecchia maniera, direi che è a un passo dal cancellare uno zero imbarazzante. Quello dell’Italia nelle competizioni di massimo valore: Mondiali e Olimpiadi. Niente podio a Rio de Janeiro 2016, addirittura nessun qualificato per Tokyo 2020. E in aggiunta tre Campionati del mondo a quota zero. È da Almathy 2013 che uno dei nostri non porta a casa una medaglia, gli ultimi sono stati Clemente Russo (oro), Domenico Mirko Valentino e Roberto Cammarelle (bronzo).
Se analizzassi la situazione in chiave moderna, direi che avere a portata di mano 21.000 euro (bronzo), con la possibilità di salire a 42.000 (argento) o addirittura 85.000 (oro) è qualcosa che aiuta a lottare. Sono cifre che spesso non si prendono neppure nei mondiali professionisti.
Non so cosa pensi Muhiidine, so solo che vuole andare avanti. Può farlo, ne ha i mezzi. Ha fisico, grande energia, si muove bene sulle gambe, buon bilanciamento. Pecca nella determinazione, nella cattiveria indispensabile per arrivare in cima alla montagna. Porta pochi colpi, nella speranza che siano sufficienti a vincere.
Ho stima per il ragazzo, per questo lo critico (forse) oltremisura. È perché penso che possa fare di più, non mi accontento del risultato. Se non completa il quadro non arriverà dove i suoi mezzi gli consentirebbero di arrivare.
Il primo esame arriva domani.
Davanti avrà Sanjeet Sanjeet Kumar, un peso massimo indiano che a fine aprile scorso ha ottenuto il risultato più importante in carriera. Ha sconfitto Vassiliy Levit (argento a Rio 2016, bronzo ai Mondiali l’anno dopo) nella finale del Torneo di Dubai.
Oro ai campionati asiatici, Sanjeet, 26 anni, è in recupero. Lo scorso anno un’infortunio alla spalla, con conseguente operazione, lo ha tenuto lontano dalle qualificazioni olimpiche. È approdato al pugilato sulle orme del fratello, che poi è diventato anche il suo allenatore. E adesso è uno degli uomini di punta della squadra asiatica.
Ha fisico, aggressività, capacità di esercitare notevole pressione. È un attaccante, e questo gioca a favore del nostro pugile. Ma è anche uno pronto a dare battaglia, a cercare fino all’ultimo secondo la strada della vittoria. È determinato, qualità che gli ha consentito di battere il georgiano Tchigladze negli ottavi, dopo una prima ripresa deludente.
Aziz Abbes Muhiidine è, da tempo, l’uomo su cui il pugilato maschile italiano ha puntato. A inizio carriera ha confortato le aspettative, poi c’è stata una pausa, ora è in ripresa. Male all’esordio sul ring di Belgrado, meglio nel secondo match, un altro passetto in avanti nel terzo. Adesso la salita si fa più ripida. È il momento di capire se dentro c’è il sacro fuoco.

“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”
(Frase pronunciata per primo da Frank Leahy, 1908-1973, uno dei più famosi allenatori di Football Americano del Novecento. Il coach l’avrebbe detta nel 1954, in occasione di una partita difficile, per incitare i suoi giocatori a scendere in campo con audacia. John Belushi lo ha solo reso celebre nel resto del mondo).

92 KG (quarti di finale) Aziz Abbes Muhiidine vs Sanjeet Sanjeet Kumar (Ind), domani 2 novembre nel turno serale (dalle 18:00).

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