Fury, un passato difficile. Un futuro “da uomo solo, triste”

Dopo la boxe sarò un uomo triste e solo.
(Tyson Fury a Tom Kershow, Indipendent)

Bob Dylan canta la sua angoscia in Blowin’ in the wind, una poesia contro la guerra. La risposta vola nel vento, accade. Un uomo può guardare in alto mille volte, senza mai riuscire a vedere il cielo.
Tyson Fury l’ha fatto. Ha alzato gli occhi e cercato il cielo. Gli è capitato di vederlo, c’è stato un momento in cui era felice.
Ha attraversato più vite, tappe drammatiche hanno scandito la sua esistenza. È scivolato nel buio, accompagnato da chi l’ha sempre amato. Da chi temeva che la luce non tornasse più a splendere.
L’8 agosto, appena due mesi fa, ha urlato alla Luna e maledetto il mondo. Era appena nata Athena, sesta figlia avuta dalla moglie Paris. La bambina stava male, era in pericolo di vita. I medici dell’Ospedale di Liverpool regalavano parole di speranza, ma sapevano che la battaglia sarebbe stata dura, difficile. La trasportavano in terapia intensiva, era in pericolo di vita.
Fury lasciava gli Stati Uniti, volava in Inghilterra. Era appena uscito dalla quarantena. Positivo al Covid-19 aveva dovuto rimandare il mondiale contro Deontay Wilder programmato per il 24 luglio.
La bambina era nata prematura, come del resto era accaduto al suo papà, venuto al mondo con tre mesi di anticipo quando pesava appena cinque etti. Alla fine Athena ce l’ha fatta e il sorriso è tornato sul volto di Tyson Fury.
Quante vita ha già vissuto il campione?
Il trionfo a sorpresa contro Wladimir Klitschko. Bocciato senza pietà da tecnici, giornalisti e bookmaker Fury aveva ribaltato il pronostico. Non per caso o per fortuna. Ma per classe e determinazione.
La felicità.
Poi trentuno mesi senza combattere. La depressione. Un disturbo bipolare, la diagnosi apparsa sui giornali aveva intristito il popolo della boxe. Non tutto. Perché di gente che l’odiasse, Fury ne aveva così tanta da riempire Wembley ogni giorno per almeno un paio di anni.
Il BBBC gli toglieva la licenza, la commissione antidoping indagava su di lui. Tyson rideva e non si allenava. Raggiungeva il peso record di 181 chili, diventava una sorta di Obelix in carne ed ossa.
Lentamente, con determinazione e coraggio si riprendeva per l’ennesima volta la sua vita. Perdeva 70 (settanta) chili in un anno. Tornava a combattere, pochi pensavano potesse farlo.
Due match, prima Seferi poi Planeta, quindi la sfida a Deontay Wilder. Non uno qualunque, ma il pugile imbattuto che aveva vinto il 98% dei match prima del limite, il 71% dei mondiali per ko, 20 knockout al primo round. Il campione del mondo del WBC.
Finiva pari. Fury knock down nel nono e nel dodicesimo round. Un atterramento devastante, l’ultimo. Pochi si sarebbero rialzati. Lui lo aveva fatto e aveva ripreso a combattere.
Nel secondo match tra i due le cose andavano subito male per Wilder. Al tappeto nel terzo round, poi nel quinto, fermato da Mark Breland, dall’angolo, nel settimo.
Ma la vita non aveva ancora finito di tormentare il re degli zingari.
Prima la sorpresa alla Corte di New York.
Un ex giudice sanciva, al termine di un arbitrato, il diritto di Deontay Wilder a disputare il terzo match contro Tyson Fury.
Il britannico si stava preparando alla sfida miliardaria con Anthony Joshua, sembra che sul piatto ci fossero 100 (cento) milioni di dollari. Non l’aveva presa bene.
Subito la data per Fury vs Wilder III: 24 luglio.
Seconda sorpresa all’Ospedale di Las Vegas.
Un tampone rivelava la positività al Covid del campione dei massimi WBC. La notizia è datata 9 luglio, a due settimane dal match.
Rinvio.
Ora, eccoci.
Cosa può accadere sul ring della T-Mobile Arena di Vegas, Nevada?
The answer is blowin’ in the wind.
La risposta vola nel vento, m chi vuole può sentirla. Il silenzio spesso non esiste, ci sono solo persone che non hanno voglia di ascoltare rumori diversi da quelli che sono abituati a sentire.
Dicono che Tyson Fury sia un folle, uno zingaro senza regole.

Giorno dopo giorno, da solo su una collina
L’uomo col folle sogghigno
Si tiene perfettamente in forma
Ma nessuno vuole conoscerlo.
(John Lennon, Paul McCartney, The fool on the hill)

Sabato si va in scena.

3 pensieri su “Fury, un passato difficile. Un futuro “da uomo solo, triste”

    1. Non credo possa risentirne, ma non essendo medico non ho certezze sul tema. E poi deve stare abbastanza bene se ha rifiutato la seconda dose di vaccino, rinviandola a dopo il match. Vedremo.

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