La FPI punta sui pro’ ai Giochi, cambia il quadro tecnici e…

Il Consiglio Federale di ieri ha scelto l’equipaggio che dovrà gestire il viaggio verso Parigi 2024.
Il presidente ha annunciato il nuovo organigramma tecnico.
Ha indicato gli incarichi, senza specificare i nomi.
Non conosco la composizione del gruppo, a parte (perché reso ufficiale dallo stesso D’Ambrosi) l’ingresso di Patrizio Oliva come responsabile del settore Schoolboys.
Ma so che Emanuele Renzini sarà il responsabile della nazionale, sia per il settore maschile che per quello femminile.
La FPI cambierà le prospettive di lavoro.
Punterà di più sui professionisti, anche per le qualificazioni olimpiche. Agevolerà il passaggio dagli AOB ai pro’, un’operazione che potrebbe essere portata avanti stimolando il trasferimento attraverso la certezza di conservare il proprio status. Mi riferisco alla continuazione del rapporto con i Gruppi Militari di appartenenza. Il lavoro, in sintesi, sarebbe salvo anche scegliendo il professionismo.
L’intero sport italiano è in mano alle Forze Armate e ai gruppi di polizia.
Restando nei confini del pugilato, tutti gli atleti che hanno partecipato alle qualificazioni per Tokyo sono tesserati per questi gruppi (con il 61,53%, ovvero 8 su 13, inseriti nei quadri delle Fiamme Oro).
Mi hanno scritto molti maestri lamentandosi di non essere presi in considerazione nel momento in cui vengono selezionati gli elementi da portare in nazionale. Le società, mi hanno detto, già in palese difficoltà davanti a forze come i Gruppi Militari, non hanno voce in capitolo.
Il presidente afferma:
Ovviamente sarà fondamentale – come sempre – il lavoro certosino delle nostre società e dei nostri tecnici che, sono certo, sapranno individuare e crescere i giovani talenti. Non è retorica se affermo, e ormai lo faccio da tempo, che i successi del nostro movimento pugilistico italiano passano inevitabilmente attraverso l’impegno quotidiano della preziosa rete di affiliati e tesserati che operano sul territorio. 
D’Ambrosi dice questo pubblicamente, i maestri rispondono solo in via confidenziale. Chi appoggia l’attuale gestione sottolinea positivamente la politica federale, i contestatori si muovono sotto traccia. E così facendo non danno peso alle loro affermazioni. I sussurri non hanno valore.
Il CF ha deciso questo organigramma:
1 Direttore tecnico
1 Direttore sportivo
6 Tecnici responsabili dei vari settori
10/15 Tecnici a chiamata
2 Preparatori atletici
1 Nutrizionista
1 Fisioterapista
2 Medici

È un organico che definirei robusto.
Dal 13 al 24 di questo mese, a Budva in Montenegro, ci saranno gli Europei Youth uomini e donne. Qualità delle selezioni e numero dei partecipanti saranno la prima prova concreta che le promesse di cambiamento non sono solo parole.
Dal 24 ottobre al 6 novembre, Mondiali uomini a Belgrado, Serbia.
A seguire Mondiali donne (fine novembre/inizio dicembre), che non hanno ancora sede e calendario definito.
Saranno i due eventi che peseranno l’attuale valore degli Elite di casa nostra.
Per quel che riguarda il settore maschile non ci sono molte aspettative, non lo dico solo io, ma anche il presidente.
Il movimento pugilistico azzurro è ancora lontano da quella posizione di alto livello che meriterebbe in relazione alla sua gloriosa storia. Tanto che i Campionati mondiali elite – che si svolgeranno a fine anno – rappresenteranno impresa non facile, considerando che nella Nazionale maschile il primo timido tentativo di ricambio del parco atleti è cominciato nel 2017 e che il 2020 è stato praticamente un anno perso a causa del Covid.
Sarà il primo reale banco di prova dopo tre Mondiali e due Olimpiadi in cui siamo rimasti a guardare gli altri che venivano premiati.
L’AIBA ha recuperato solo a fine agosto la possibilità di far svolgere anche il Mondiale femminile entro la fine del 2021. Lì saremo più competitivi.
Irma Testa, Giordana Sorrentino, Rebecca Nicoli e Angela Carini sono un poker da cui si può partire per costruire una formazione in grado di battersi alla pari con le più forti.
Non spero in risultati immediati tra i maschi, sarebbe un atteggiamento infantile. So che per ritrovare una squadra in grado di competere con i migliori servono due cicli olimpici. Ma da come si affronta il percorso si può già capire quanto legittime siano le aspettative.
Continuando con i vecchi metodi, parlo degli ultimi sei anni, si ripeteranno i vecchi risultati. Zero podi per i maschi, isolati exploit per le femmine.
Il rinnovamento per arrivare a dama, deve trovare un coinvolgimento generale.
Nei fatti da parte dei federali, nella collaborazione da parte degli affiliati.
Siamo all’anno zero. È una situazione provocata dall’erosione cominciata dopo Sydney 2000, per colpa di una politica che ha puntato solo sull’immediato, incurante dei danni che questo atteggiamento avrebbe provocato a lungo termine. È arrivato il momento di scrollarsi di dosso ogni retaggio, ogni accettazione di suggerimenti che abbiano legami con il ventennio che ci ha crudelmente regalato la non partecipazione maschile a un’Olimpiade. Per la prima volta nella storia. È questa la macchia da cancellare, e non si può sperare di farlo senza allontanarci da tutto quello che oggi ci ha portato ad essere in fondo al gruppo.

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