
I primi a scatenarsi sono stati i siti web, poi è toccato alle televisioni. I giornali sono arrivati a rimorchio e forse per questo hanno dovuto alzare la posta. Così, dopo solo un match, al nipote era già stato pronosticato un futuro degno del nonno.
Ma Nico lo sa. Non basta chiamarsi Ali per essere il più grande. Quel nome può trasformarsi in un macigno da portare sulle spalle. All’esordio tra i dilettanti lo avevano già paragonato a lui. Un mito dello sport mondiale, Poppy, come Nico l’ha sempre chiamato.
Il nome per intero del protagonista di questa storia è Nico Ali Walsh, un ragazzo di ventuno anni. È il figlio di Rasheda Ali (foto sotto) e Robert Bob Walsh, chef del ristorante Biagio’s a Chicago (credetemi, una sola g, anche se i giornali americani continuano a scriverlo con la doppia consonante).

Il ragazzo è nato a Chicago, ma da quando i genitori si sono spostati in Nevada, vive con loro a Las Vegas. Del gruppo fa parte anche il fratello Biagio: forte giocatore di Football Americano al tempo del college e oggi modello di successo.
Non è stato il cibo cucinato dal papà o l’abilità sul campo del fratello a scatenare i media.
Nico è il nipote di Muhammad Ali e fa il pugile. Sabato debutta da professionista a Tulsa (Oklahoma) per la Top Rank di Bob Arum, affronta Jordan Weeks (4-1-0, 2 ko).
Da sette anni tira pugni in palestra. Ha esordito con una vittoria per kot al secondo round contro Joaquin Sulleven in una riunione organizzata al Valley College’s South Gym in zona Las Vegas, nel luglio del 2016.
Fisico robusto, boxa da peso medio.
Rasheda è la figlia 51enne di Muhammad Ali e della seconda moglie Belinda.
“Nico ha preso molto da papà. Fisico, velocità, bellezza. Sono certa diventerà un pugile di successo” dice oggi.
Quando, qualche tempo fa, l’ha visto rientrare di nascosto in casa e ha scoperto che aveva un occhio nero e perdeva sangue dal naso, ha urlato. Uno strillo degno di un film dell’orrore.
“Non avrai mica intenzione di fare il pugile?”
“Sì mamma”.
“Non se ne parla”.
E allora lui ha chiesto aiuto al nonno, parlo del 2014. Ali era travolto dal Parkinson, ma era stato comunque a sentire quello che aveva da dirgli il nipote, un ragazzo che sognava di salire sul ring per un match vero.
Il Las Vegas Sun, poco meno di un mese fa, ha raccontato quell’incontro in modo romantico, affascinante.
In quei giorni, Muhammad Ali e Nico avevano elaborato un sistema per comunicare. Si tenevano per mano e Ali Walsh portava avanti la conversazione con domande che prevedevano come risposta un semplice sì o no. Una stretta di mano significava sì, e nessuna reazione significava no.
Ali Walsh ha chiesto al nonno di stringergli la mano se avesse voluto che rinunciasse alla boxe.
Ali non ha l’ha stretta, allora Ali Walsh ha chiesto di nuovo.
Ricorda di aver detto: “Poppy, per favore, stringimi la mano se non vuoi che continui a boxare. Quesa situazione per me è molto difficile da gestire”.
Ancora nessuna risposta. Quindi Ali Walsh ha chiesto a suo nonno di stringergli la mano se avesse voluto che continuasse a fare boxe.
“Mi ha stretto la mano così forte! OK, OK, ho capito quello che stai cercando di dirmi.”
Per tutti, sarebbe stato il massimo incoraggiamento da parte dal più grande pugile che il mondo della boxe abbia mai visto. Per Ali Walsh, quella leggenda era semplicemente “Poppy”, quell’incoraggiamento è il motivo per cui lui oggi è un pugile.
“Dopo quel giorno ho continuato a insistere e insistere, non ho più messo in discussione la voglia di continuare”.
È stata dunque una consacrazione silenziosa, il viatico verso allenamenti seri, duri, stimolanti. A quel punto anche Rasheda si è arresa.

Ma i media avevano fretta, stilavano i primi paragoni. Qualcuno pubblicava la mitica foto del knock out inflitto da Muhammad Ali a Sonny Liston e sotto aggiungeva il kot del primo incontro di Nico tra i dilettanti.
Lui sorrideva, ma non so cosa nascondesse davvero nel suo animo.
Con il nonno ha un paio di altri punti in comune. È musulmano e tra i suoi punti di riferimento c’è Malcom X, grande amico di Muhammad Ali agli inizi dell’avventura mondiale, poi allontanato su pressione di Elijad Muhammed il leader dei Musulmani Neri.
Ad allenare Nico è Sugar Hill, anche lui nipote. Stavolta il parente famoso è uno zio, Emmanuel Steward. Gli accostamenti da sfruttare crescono.
Sabato 14, Hard Rock Hotel & Casino di Tulsa. Il clou è il mondiale WBA dei pesi supermosca tra Joshua Franco (17-1-2) e Andrew Moloney (21-1-0), ma molti occhi saranno puntati su un ragazzo di Chicago, trasferitosi a Las Vegas. Papà chef, nonno icona del pugilato mondiale. Nico Ali Walsh, il nipote di Muhammad Ali, lo sportivo più popolare della storia.