
Albert Batyrgaziev è un professionista. Non in senso lato, lui è proprio così.
Il primo professionista a vincere un oro olimpico.

Ha debuttato nel luglio dello scorso anno, subito un match in dieci riprese contro un tizio, Armen Ataev, che si è presentato con un record di 14-3-2. Vittoria per kot al settimo round. Successi prima del limite anche negli altri due match contro avversari con record positivo Erzan Turhumbekov (8-0-1, sconfitto ancora per kot 7) e Sibusiso Singanye (5-1-1, superato per ko al decimo round).
Un ragazzo che marcia forte, uno che boxe per due co-manager: Max Alperovic della Premier Boxing Management e Eduard Kravtsov della Patriot Boxing Promotions.
Tra i pro boxa da superpiuma, ai Giochi di Tokyo 2020 ha vinto nei pesi piuma, superando in finale un altro professionista (un record per la storia delle Olimpiadi) lo statunitense Derek Duke Ragan jr (4-0, 1 ko)
A Rio 2016 erano solo in tre, e sono usciti presto. A Tokyo 2020 sono quaranta e alcuni di loro sono arrivati sino in fondo o quasi.
Albert è il leader tra i professionisti ai Giochi, questa è la sua storia.
È nato il 23 giugno del ’98 a Babayurt nel Daghestan, zona in cui si mischiano 14 etnie e si parlano 14 lingue. Zona pericolosa, a rischio.
Aveva sei anni quando il papà gli ha regalato un paio di guantoni e ha cominciato ad allenarlo. Al piccolo Albert piaceva, gli sembrava un gioco divertente. Così quando i genitori hanno deciso di spostarsi quattromila chilometri a nord, ha posto una semplice domanda.
“Possiamo portare anche i guantoni?”
Si sono trasferiti a Nizhnevarovsk, una città della Siberia occidentale. Un posto bollente d’estate con temperature sopra i 35° e glaciale di inverno, -50°
Con i guantoni il giovane ci sapeva fare, era atletico, imparava in fretta.
La kickboxing è stato il primo amore. Campione del mondo U18, campione europeo.
Nel 2016 il passaggio al pugilato.
Mancino, fisico solido, veloce di braccia, abile in difesa. Uno stile aggressivo, tende a fare pressione continua, è in grado di sostenere ritmi alti. Un demolitore, più che un uomo da un colpo solo. Contro Ragan jr ha sofferto, lottato, inseguito la vittoria con grande determinazione. Alla fine ce l’ha fatta (tre giudici per lui, due per lo statunitense). Successo meritato
“Ho sempre avuto l’Olimpiade nella testa, anche dopo che ero passato professionista. Non mi sentivo appagato, mi sembrava di essere un pugile a metà. Adesso posso continuare l’avventura nel professionismo con maggiore determinazione. Tra i dilettanti ho avuto quello che volevo”.
Ha un soprannome, chi glielo ha dato non deve essersi impegnato tanto: Al’Ba. Le iniziali del suo nome e del cognome. Più interessante il profilo Instagram: 55.800 followers, ventisettemila dei quali hanno messo mi piace sotto la sua foto con l’oro olimpico.
A Tokyo ha avuto un percorso impegnativo.
In semifinale ha sconfitto Lazaro Alvarez, il cubano che vanta tre ori mondiali e altrettanti bronzi olimpici. Lo ha superato di misura (3-2), ma con merito. Poi la sfida a Ragan jr, la speranza americana.
Albert Batyrgaziev, il russo che è diventato il primo professionista a vincere un oro olimpico, continua la sua avventura. Il popolo della boxe farebbe bene a seguirne le gesta.
