
L’incubo per Nikoleta Cacic è finito dopo undici minuti, nove di boxe e due di intervallo. Per tutto quel tempo ha visto davanti ai suoi occhi una ragazza in rosso che continuava a tirarle ccolpi che lei non riusciva a evitare.
Irma Testa (nella foto assieme al coach della nazionale Emanuele Renzini) ha boxato in modo diverso rispetto alla strepitosa vittoria contro la russa Vorontsova. Quella era un’attaccante. Stavolta toccava a lei, alla campionessa di Torre Annunziata, andare a cercare l’altra, la doveva pressare, colpire, senza potere approfittare di un pugilato da incontrista che è decisamente più nelle sue corde.
Cambio di tattica dunque, ma identico risultato. Dominio assoluto. Testa in eccellenti condizioni, i suoi uno due lunghi si fermano solo quando centrano il bersaglio. L’altra, intimorita e rassegnata, continuava a partire da troppo lontano, era fuori misura. Ma non erano le sue braccia ad essere fuori fase, era quel tarlo che aveva nella testa, e di cui non riusciva a liberarsi, a complicarle la vita sul ring.
Si chiedeva perché mai ogni volta che riusciva a mettere dentro un colpo, l’italiana gliene stampasse quattro sulla faccia. La risposta era semplice, perché era più brava, ma nessuno sul ring lo ammetterebbe. Anche se fosse, come in questo caso, di una lampante evidenza.
Ha vinto Irma, ha portato a casa il diritto di disputare la seconda Olimpiade. E stavolta, ne sono certo, sarà diversa. Ha acquisito maturità, maggiore capacità di concentrazione. È in una condizione fisica migliore di quanto non fosse alla vigilia di Rio 2016.
Non ha perso in potenza, anche perché non è mai stata il suo forte, ha guadagnato in velocità. Il cambio di categoria le ha regalato questo.
Tre pass per l’Italia. Tutti conquistati grazie ai pugni delle donne. E non è finita qui, domani tocca a Rebecca Nicoli. Potremmo anche calare il poker.
Quarti di finale donne, piuma (57 kg) Testa (Italia) b. Cacic /Croazia) 5-0.