
Due biglietti per Tokyo, per favore. Il pugilato italiano ringrazia le sue ragazze, come da tempo accade.
Giordana Sorrentino ha combattuto su buoni livelli per l’intero incontro. E ha staccato il primo pass olimpico. Diretto sinistro e gancio destro dell’azzurra hanno comandato per lunghi tratti la scena. Non è mai stata in affanno, non ha sofferto l’arrembante sfida propostale da Nina Radovanovic. E allora mi chiedo perché il giudice del Tagikistan e quello del Kazakhistan non l’abbiano vista prevalere. Il verdetto (3-2 per la Sorrentino) grida vendetta, per fortuna è finita bene. Ma il rischio è stato molto alto. Vittoria di misura secondo la giuria. Due giudici per la Radovanovic (29-27), due per l’azzurra (29-27). Complimenti, quattro punti di differenza in tre round. Ma il colpo di scena è arrivato dal quinto cartellino: 28-28. Questo significa che la Sorrentino ha vinto per una preferenza. Come recita l’articolo 19.3 dell’AIBA, adottato anche dalla Task Force del CIO, se al termine di un match i cartellini si equivalgono (in questo caso due per parte), il giudice (o i giudici) che hanno il verdetto di parità deve (devono) indicare chi meriti la vittoria. Così è stato.
Sarebbe stato un vero e proprio scandalo decidere per la serba. Giordana Sorrentino aveva vinto, il resto è solo la testimonianza dell’inadeguatezza dei giudici impiegati dalla Task Force.
Ecco, non ce la facevo proprio a trattenermi.
Adesso rendo merito a una ragazza che raramente è finita in copertina, spesso ha lasciato che fossero altre a farlo. Ma la merita tutta. Perché ha compiuto autentiche prodezze in questo torneo di qualificazione. Faccio un veloce riassunto delle puntate precedenti, torno alla prima fase, quella di Londra quando scrivevo: “È all’esordio o quasi da peso mosca al limite dei 51 kg, lei che è campionessa italiana nei 54 kg. Avevo stima della sua boxe, ma non conoscevo quale potesse essere il suo valore in una categoria del tutto nuova. Ebbene questa grintosa mancina dalla boxe solida, dai pochi fronzoli, e dai pugni tosti ha vinto all’esordio nelle qualificazioni per Tokyo 2020 battendo la tedesca Ursula Gottlob. Poi, al secondo turno, ha affrontato la testa di serie numero 2, l’armena Anush Grigoryan, campionessa europea Under 22 lo scorso anno. L’ha sconfitta, l’ha dominata”.
E ha fatto lo stesso contro Nina Radovanovic.
Brava Giordana, brava per avere portato a termine un match di testa e di fisico. Un ritmo che non ha concesso pause all’altra, un torello infuriato che partiva come se dovesse fare i cento metri e finiva la corsa schiantandosi sulla solida boxe dell’azzurra.
Tokyo, l’Olimpiade. È il giusto premio per una ragazza di carattere.
Ultima annotazione su questo match. L’arbitro. Il giapponese Yosutasa Kiasaki sembrava muoversi in un acquario, sempre lento e in affanno. Richiami a caso, spesso fuori dal vivo del combattimento. Purtroppo rappresenta l’arbitro medio del dilettantismo attuale.
Il secondo pass l’ha staccato Angela Carini nei welter. E questo era probabilmente il risultato più scontato dell’intera squadra azzurra. Una prima ripresa vinta perché l’azzurra è decisamente più forte della Sovico, anche se è costretta a pagare (è questo che credo sia accaduto) il nervosismo per il debutto nella competizione. Poi tutto in discesa, con alcuni sprazzi di grande boxe, quegli uno-due in linea che andavano a bersaglio per il piacere degli occhi e il dolore della francese.
Penso che la Carini sappia boxare meglio di quello che ha fatto vedere stasera, anzi ne sono convinto. Perché è da lei, come dal resto delle ragazze che l’accompagneranno in Giappone, che mi aspetto qualcosa di veramente bello.
Un successo che paradossalmente non esalta, perché ottenuto con grande facilità, senza affanno. Una supremazia netta e la conferma che su di lei si può contare.
Non ce l’ha fatta Rebecca Nicoli. Quello che le si chiedeva era una sorta di magia. Caroline Dubois è una fuoriclasse, uno che appartiene a un livello diverso, più in alto rispetto al 90% delle ragazze che lottano per conquistare il pass per Tokyo 2020.
Ebbene, davanti a una campionessa di questo tipo, l’azzurra non ha sfigurato. Ha rimediato un conteggio nel secondo round, è vero. Ma in molti momenti dell’incontro ha boxato alla pari, su alti livelli. E soprattutto ci ha messo l’anima. L’altra era decisamente più brava, ma questo non è stato sufficiente per conderle l’intero palcoscenico. La ventenne inglese è una predestinata. Rebecca Nicoli è una ragazza che fa un ottimo pugilato. Si è difesa, ha attaccato, non ha rinunciato a tentare il colpo di magia. Ma nella boxe i valori sono legge. E alla fine la vittoria della Dubois è stata netta, inattaccabile, assoluta.
Un applauso a Rebecca per la personalità, per il gancio sinistro e per la dedizione con cui si è giocata le sue carte. Ma non è finita, le ultime speranze poggiano nello spareggio tra le perdenti dei quarti che assegneranno altri due posti. La Nicoli affronterà domani, lunedì 7 giugno, la greca Nikoleta Pita sconfitta (1-4) dalla svedese Alexiusson.
RISULTATI – Quarti di finale donne, mosca (51 kg) Sorrentino (Italia) b. Radovanovic (Serbia) 3-2; leggeri (60 kg) Dubois (Gran Bretagna) b. Nicoli (Italia) 5-0), welter (69 kg) Carini (Italia) b. Sovico (Francia) 5-0. Ottavi di finale uomini, massimi (91 kg) Mouhiidine (Italia) b. Ylias (Turchia) 5-0.