Anche il Giaguaro ha paura. Viaggio nelle emozioni del campione europeo dei medi

Matteo “Giaguaro” Signani (30-5-3, 11 ko, 41 anni) a giugno difenderà l’europeo medi contro Ruben Diaz (26-2-2, 17 ko, 40 anni).


Matteo, ho parlato l’altro giorno con Meo (Gordini). Ti ha visto in allenamento, mi ha detto che sei in una forma fantastica.
(ride) “Sono come il protagonista de “Lo strano caso di Benjamin Button”. Il vecchio che torna giovane”.
Cosa è cambiato?
“Mi sono detto: Che fai Matteo? Allla tua età o fai le cose seriamente o te ne stai a casa. Ho deciso di fare le cose al meglio, poi vedremo quali saranno i risultati. Sono grande, ma non mi sono mai sentito così bene. Dal punto di vista fisico e psicologico”.
Raccontami una giornata tipo.
“Sveglia alle 6, colazione. Alle 6:45 in palestra. Un paio d’ore. Stacco, vado a lavorare. Alle 14 torno in palestra per altre due ore di allenamento”.
Con chi hai fatto sparring?
“Con Fiordigiglio, con i ragazzi di Ferrara, con Matano. Domani arriva Kamil”.
Kamil, chi?
“Szeremeta”.
L’ex campione d’Europa dei medi?
“Esatto. Siamo diventati amici sui social. L’ho invitato per due settimane a casa mia, ci aiuteremo a vicenda. Lui sta preparando il rientro in luglio, dopo il mondiale con Golovkin. Io farò la difesa dell’europeo in giugno. Arriverà anche Oliha Etinosa, il campione italiano della nostra categoria. Guanti di qualità”.


Con il passare del tempo, la passione è aumentata o diminuita?
“Te lo dico a bassa voce. Ho più passione adesso di quando avevo vent’anni. Mi sveglio al mattino e non vedo l’ora di andare a fare i guanti, di allenarmi. Quando metto il piede in palestra torno bambino, mi emoziono”.
Cosa ti ha dato in più la conquista del titolo?
“Quei timori, quelle paure che all’inizio ci sono sempre, quei dubbi: va o non va? Tutto sparito. Mi ha dato la consapevolezza che ancora posso dire qualcosa di importante. Su di me nessuno avrebbe scommesso, molti ancora non scommetterebbero. Piano piano, a testa bassa ho fatto quello che dovevo fare. L’europeo mi ha confermato che il match si vince in palestra, ha aumentato la determinazione. Adesso ho l’osso in bocca e devono fare meraviglie se vogliono togliermelo. Non so se lui sia in grado di farlo”.


Lui è Ruben Diaz, il tuo prossimo rivale. Lo conosci?
“È forte. Picchiatore, attendista. Ma noi abbiamo una tattica per tutto. Piano A, piano B e piano G”.
Piano C?
“No, G. Come Giaguaro”.
Mi sembra che lo spagnolo cali un po’ alla distanza.
“L’abbiamo notato anche noi. Mi sto preparando per fare dodici round in crescendo. Si vedrà”.
Con il passare degli anni, i tempi di recupero si allungano.
“Devo essere sincero. Sto meglio, quando entro a regime riesco a toccare dei ritmi di allenamento che non avevo mai toccato prima. Alla fine dell’allenamento però faccio più fatica a recuperare, è vero”.
È un problema?
“E che mi cambia? Faccio una vita da monaco, anzi i monaci mi fanno un baffo. Torno a casa, mangio qualcosa, me ne sto con le mie belve. Poi vado a dormire, il giorno dopo sono più fresco del giorno prima”.
Hai accennato alle tue belve, approfondiamo la materia.
“Vengo da una famiglia di montagna. Gli animali mi sono sempre piaciuti. Da qualche anno ho preso una casetta in campagna, un cane, un gatto, una capretta. Anche le galline mi vengono in braccio. Ho tre storni che avevano buttato in un secchio. Uno dei tre era appena nato. L’ho preso, messo in una scatolina, con la luce su, gli ho dato da mangiare. Adesso questi storni selvaggi si sono affezionati. Gli animali ti danno un amore incondizionato. A loro non importa se sei ricco, povero, famoso o sconosciuto, campione d’Europa o novizio. Gli animali sono fantastici”.
E le persone?
“Sono diverse. Se dovessi scegliere tra un cane e una persona ci dovrei pensare due volte (ride). Credo che il rispetto e l’amore per gli animali in genere, aiuterebbe l’umanità. I bambini andrebbero educati in questo senso”.


È vero che hai dato un nome ai tuoi animali?
“A tutti. Partiamo dai cani, la femmina si chiama Lady Oscar. Erano i tempi in cui il mio pugile preferito era Oscar De La Hoya. Leggo un annuncio, telefono e dico che voglio un maschio. Vado a Milano e mi trovo davanti a tre cani femmina. Ne prendo una e la chiamo Lady Oscar. Il suo compagno si chiama Tyson. Ha solo la faccia di Tyson, fa paura ma è buono. La terza si chiama Clara. La gatta è Micia. Me l’ha data il guardiano del cimitero vicino casa mia. Avevano buttato tre gattini in un bidone dell’immondizia. Avrà avuto una settimana di vita. È venuta su con i cani, stanno assieme. È una killer. Si mangia le lepri, le bisce i topi giganti. Ho due galline, tutti i giorni un uovo. Due livornesi, Bianca e Bianchina. Moriranno di vecchiaia. A casa mia tutti gli animali muoiono di vecchiaia. Ho una capretta tibetana, una capretta nana, tutta nera. Si chiama Rachele”.
Perché?
“Così, lasciamo stare”.
Altro?
“Sette tartarughe di terra. Le chiamo come mi viene, mi invento un nome al momento. Due tartarughine d’acqua: Rock e Roll. Tre storni. Ho preso due bengalini, adesso sono diventati ventidue”.
La casa degli animali.
“È quello che ho sempre sognato. Quando stacco dal lavoro o dagli allenamenti e torno lì, ritrovo la pace dei sensi.”
Sei un solitario?
“Come tutti i pugili. Quando cominciano, devono sapere a quale vita vanno incontro, devono accettarla. A me piace, rifarei tutto quello che ho fatto. Non cambierei nulla. Sto bene, non mi manca niente. Posso dire di essere una persona fortunata. Ho visto realizzarsi i miei sogni da bambino. Ho un lavoro che amo. Faccio uno sport che amo ancora di più. Sono arrivato dove speravo”.


E nella vita privata è andata altrettanto bene?
“Sono un tipo tranquillo. Ho pochi amici veri, più altri amici. Ho una famiglia d’oro. Quando vedo che litigano tra fratelli, tra genitori, non riesco a capire come possa essere possibile. Il babbo e la mamma ci hanno dato i giusti punti di riferimento, i valori importanti”.
Torniamo alla boxe. Quando cominci a capire che la tensione del match in arrivo sta salendo?
“La sento sempre. Con il tempo sono riuscito a sfruttare questa emozione, a incanalarla per trarne vantaggio. Quando salgo sul ring ho paura vera. Deve essere così, perché la paura ti fa fare cose che normalmente non faresti. Aumenta l’attenzione, la concentrazione, ti rende prudente. Sono teso, ho paura, ma sono armi che sfrutto a mio favore, ne prendo solo i lati positivi. All’inizio non era così, ci sono voluti anni per arrivare a questo”.
Quale è la molla che ti fa andare avanti?
“Quando sono solo in casa, mi faccio delle domande: Matteo, sei arrivato fino a qui, hai fatto tanti sacrifici, sofferto tante privazioni, perché buttare via tutto? Lo sai, non è che quello che guadagni ti possa cambiare la vita. Devo lavorare per andare avanti. Ma le soddisfazioni sono enormi. Quando ti alzano il braccio, capisci che ogni minuto di sofferenza ha appena avuto la sua ricompensa”.
Quale è stata la più bella manifestazione di affetto che hai ricevuto?
“Quando mi fermano e mi chiedono: Sei Matteo Signani, vero? Possiamo fare una foto? È a quel punto che mi gonfio tutto, pieno di orgoglio. Mi impettisco. Poi, quello a fianco di chi voleva la foto dice: Matteo chi? È a quel punto che mi sgonfio…”
Non avete certo la popolarità di un calciatore.
“Mi hanno detto che, all’inizio degli anni Cinquanta, Tiberio Mitri è venuto a tagliarsi i capelli da queste parti. Nel negozio del barbiere e tutto attorno si sono immediatamente radunate centinaia di persone. Pensa un po’ te, per vederlo mentre si tagliava i capelli. Altri tempi…”


Per la dieta hai un nutrizionista, ma quando non hai problemi di peso e vuoi concederti una mangiata in piena libertà, che fai?
“Vado a casa dai miei. Chiamo mamma Lucia e le dico: scatena l’inferno. Lei da ex cuoca, romagnola doc, da azdora, va. Piadina, cappelletti, tagliatelle, cannelloni, tagliolini ripieni. Questo per il primo. Poi ecco babbo Secondo, cacciatore. Lepri, fagiani, uccellini, conigli in porchetta. Frutta e verdura dall’orto di casa. Tutto di stagione”.
Ti sarebbe piaciuto, se non avessi fatto il pugile, fare il contadino?
“Amo la campagna, ma i contadini veri sono i nuovi ricchi di oggi: ci sono delle apparecchiature che costano un patrimonio. Più che il contadino, mi sarebbe piaciuto fare l’allevatore. Mucche, pecore, cavalli, capre, vitelli. Mi piacciono gli animali, ma questo l’avevo già detto. Siamo tornati al punto di partenza”.
A presto, per un nuovo viaggio nelle emozioni del campione.

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