Quella rana pazza, talentuosa e mondiale di Benny Hurricane Pilato

Benny è un uragano che non cerca scuse.
Non si lamenta, aggredisce le difficoltà fino a sconfiggerle. Lo fa con un sorriso pieno di energia, con lacrime che vanno a riempire i momenti di gioia. E si stupisce per quello che poi è il risultato finale. Wow, dice. Anche se sapeva l’avrebbe fatto.
Forse non così in fretta, ma l’avrebbe fatto.
Quando Federica Pellegrini è andata a vincere l’argento all’Olimpiade di Atene nel 2004, lei era stata concepita da pochi mesi. Concepita, voglio dire che non era neppure nata e Fede già stupiva il mondo.
Benedetta Hurricane Pilato non si lamenta per una piscina che non c’è, per una qualificazione mancata, per un problema fisico che le impedisce di dare il massimo. Lei sale sui blocchi, si tuffa e lotta. Poi esce dall’acqua e mette in fila i destinatari dei suoi grazie. Mamma Antonella che ha provato a distrarla con la danza, ma alla fine l’ha assecondata nella voglia di nuotare. Papà Salvatore che i sacrifici degli allenamenti li aveva sperimentati sulla sua pelle e non voleva che anche la figlia li subisse, ma poi si è arreso. Il fratello Alessandro, che ha preferito il calcio al nuoto. Il tecnico Vito D’Onghia, detto Uccio, che le sta accanto da sempre al punto che il suo Oh, Oh, Oh, urlato per accompagnare il ritmo di bracciata in allenamento Benedetta lo sente anche mentre dorme. E, finiti gli umani, aggiunge alla lista anche il barboncino Gilda e il pappagallo Pluto, perché altrimenti si offenderebbero.
Record del mondo sui 50 rana a 16 anni.
Non male, eh.
Una predestinata. Con quel dono ci si nasce, ma bisogna coltivarlo.
Lo ripeteva in continuazione Alberto Castagnetti a Domenico Fioravanti, fino a quando il fenomeno ha capito che per raccogliere bisognava soffrire. Non mi va di fare paragoni prematuri, Fiore è uno che ha vinto due ori olimpici. Meglio sottolineare le differenze che partono da un punto in comune.
Entrambi in acqua hanno raccontato e raccontano cosa sono nella vita.
Nella rana di Domenico non c’erano strappi, ma un continuo, dolce scivolare. Un sughero con la bracciata larga che arrivava esattamente al termine della spinta sulle gambe. Un cesellatore.
La nuotata di Benny è un’esplosione di vitalità, l’espressione di una ragazza che non ha paura di affrontare la vita. Lei la aggredisce. Dentro e fuori la piscina.
Non si spaventa quando si tratta di conciliare studio e nuoto. Non l’ha fatto quando a 14 anni vinceva l’argento ai Mondiali di Gwangju e nello stesso tempo marciava al ritmo della media dell’8 al Liceo Scientifico Maria Pia di Taranto. Né lo fa oggi che sogna le gare di Tokyo 2020 e fissa il prossimo obiettivo: vuole iscriversi a Medicina e laurearsi, magari per ritagliarsi una missione all’estero dove aiutare chi ha bisogno.
Non ci sono confini nel mondo della Pilato.
“Sud o Nord, il posto dove nasci non racconta chi sei. Sono italiana e basta”.
Lo diceva anche Albert Einstein.
“Io appartengo all’unica razza che conosco, quella umana”.
Benedetta Hurricane è figlia del suo tempo.
Smanetta sul cellulare, si impegna su Instagram dove fa le pagelle dei suoi compagni di nazionale, si dipinge le unghie di diversi colori, ascolta Fedez e le piace Jovanotti, adora le serie di Netflix.
In una cosa è diversa da molti sedicenni. Il calcio? Quello no. Lo lascia al papà, tifoso della Juventus. O al suo allenatore, che sbaglia ogni pronostico sull’Inter.
Contrariamente ad alcune famose colleghe, leggi Federica Pellegrini e Simona Quadarella, lei del mare non ha paura. Lo ama. Lido Gandoli a Marina di Leporano è il preferito.
Oggi la Pilato ha 16 anni, un record del mondo e un europeo senior nel cassetto.
Ma anche una rivale da curare.
Lilly King appartiene al presente e al prossimo futuro.
Gli Europei di Budapest hanno portato Benny in prima pagina. Ha le spalle larghe, sa sopportare la pressione, è forte in acqua e fuori. Ma per la miseria, ha solo sedici anni. Finiamola con paragoni prematuri, spinte verso il futuro, ori e primati. Lasciatele godere il momento. Lei è una che si commuove ascoltando al telefono il papà che le fa i complimenti, la mamma che l’accarezza con le parole, l’allenatore che le lascia un messaggio di gioia, il barboncino Gilda che compare sul megaschermo della piscina subito dopo l’oro europeo sui 50.
In fondo la rana della Pilato è un po’ pazza. Non è svogliata come quella di Lello Avagnano, o triste e disinvolta come quella di Domenico Fioravanti. Lei ha bisogno di calarsi sino in fondo nella lotta. Il ritmo delle bracciate, la frequenza che impone, è ricchezza di poche. Alla sua età ha tutto il diritto di godersi anche un po’ di follia. E di chiudere la storia con una risata liberatoria, o lacrime di felicità.
Il futuro è suo. Ma non ripetiamolo sino alla nausea, finiremmo per non goderci questo momento pieno di magia.
WOW, ma cosa hai fatto Benedetta Hurricane Pilato?

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