Questo film è un grido di dolore per una boxe che fino a qualche anno fa riempiva le nostre giornate. Racconta, seguendo il filo del sentimento, il tempo in cui Roma sapeva affascinare e conquistare.
“Boxe Capitale” di Roberto Palma (da oggi in programmazione su Amazon Prime Video) è anche questo. Sullo schermo sfilano gli uomini che hanno popolato un’epoca in cui i pugili erano ancora eroi, ma anche frammenti più recenti in cui il compenso economico non era adeguato come un tempo, ma la risposta in popolarità e prestigio era comunque appagante. Per approdare poi a un presente in cui resta solo la passione a guidare la resistenza, ad evitare il decadimento.
Sono rimasto affascinato da quel clima di guasconeria, semplicità e voglia di arrivare che si respira con grande naturalezza nel documentario. Le palestre di Roma (Audace, San Basilio, Pro Fighting Roma e Team Boxe Roma XI soprattutto, ma anche le altre) sono lo scenario sui recitano pugili, maestri, dirigenti e organizzatori. Ognuno con la sua intensa storia da raccontare.
Il regista ha usato un misto di passione, emozione e drammaticità. Ha poi stemperato il tutto con una buona dose di ironia. Da questi ingredienti saggiamente usati è uscito fuori il ritratto del pugile romano. Un po’ sfrontato, coraggioso, strafottente, poco propenso a seguire le regole, ma capace di allenarsi sino allo sfinimento. Ma anche forte, determinato, sempre e comunque innamorato di questo affascinante sport che si chiama pugilato. Una disciplina per cui rubano le ore al sonno, si sottoponi a preparazioni massacranti, prendono pugni in faccia, si feriscono e a fine serata raccolgono un compenso che non è minimamente all’altezza di quello che hanno messo sull’altro piatto della bilancia.
“Boxe Capitale” racconta l’istrionismo di Luciano Sordini e Daniele “Bucetto” Petrucci. Fighter tosti, mai domi, sempre pronti alla battaglia. Diventati maestri, si fanno aiutare dalla loro vena disincantata e dissacrante per narrare il passato e affrontare il presente. Un’esibizione che sembra ispirarsi al filone della commedia all’italiana. Due autentici attori, degni protagonisti del film.
Il viaggio attraverso le facce del pugilato romano passa attraverso quella del maestro Eugenio Agnuzzi, uno che non nega a nessuno la battuta o un prezioso consiglio tecnico. Serio quando è necessario esserlo, mai serioso. Sempre pronto alla presa in giro quando serve per abbassare un clima di tensione che sembra essere salito troppo in alto.
Il faccione da antico romano di Cesare Venturini e quello da centurione indomito e coraggioso di Mario Romersi. Eccoli lì a raccontare a raccontarsi. Parlano di una boxe che non c’è più, quella in cui un titolo italiano ti portava in cima al mondo e ti permetteva di vivere degnamente.
Un brusco salto in avanti nel tempo. Troviamo Giovanni De Carolis che sottolinea, con quella calma che in pubblico non l’abbandona mai, come il pugilato oggi si faccia solo per amore. Non certo per crearsi un futuro. E se lo dice lui che è stato l’ultimo italiano campione del mondo…
Mi fa piacere ritrovare un viso che non vedevo da molto tempo, quello di Franco Morasca. Era l’organizzatore dei venerdì al Palazzetto dello Sport di viale Tiziano. Appuntamento fisso con pugili capaci di tenere con grande dignità il cartellone. Dissacrante come sempre, Morasca non risparmia nessuno. Ha divertenti frecciate per tutti.
C’è Emanuele Sioux Blandamura, ex campione europeo dei pesi medi. Racconta cosa rappresenti per lui la boxe, quanto sia stata importante nella sua vita. Parla di sentimenti, progetti, sogni. E poi di allenamenti e sacrificio. Del pugilato insomma.
Tra i protagonisti del ring sfila Domenico Spada, che si è presentato in smoking all’anteprima alla Casa del Cinema a Villa Borgese qualche tempo fa. Tira le fila del rapporto tra i gitani e la boxe e racconta le sue avventure sui ring del mondo.
Bella la storia di Angelo Artino, pugile che si è laureato con una tesi su boxe e disabilità. E oggi frequenta con piacere la Traiano Boxe Fiumicino del maestro Rondinella, una palestra riservata esclusivamente ai disabili con l’intento di inserirli in un progetto più ampio che riesca a regalare loro rispetto delle regole e momenti felici attraverso questa disciplina.
Ci sono anche tre giornalisti nel film.
Luigi Panella di Repubblica, Alfredo Bruno direttore di Boxe Ring ed io. Abbiamo provato a fare da collante alle storie, a raccontare il pugilato capitolino attraverso la nostra chiave di lettura.
E ancora tra i protagonisti: Renzo Frisardi, Davide Buccioni, Marco Digianfrancesco, Alberto Arcese, Gabriele Venturini, Marcello Stella, Franco Venditti, Italo Mattioli, Valerio Ranaldi, Silvano Setaro della Quadraro Boxe, Franco Piatti…
Chiedo scusa a tutti quelli che non ho citato. A una certa età la memoria è un bene prezioso. Per chi è riuscito a conservarla.
Ho lasciato per ultimo lo struggente momento in cui attraversa lo schermo il ricordo di Carlo Maggi, scomparso cinque anni fa. Daniele Petrucci non riusce a concludere il suo discorso. Si blocca, stringe le corde del ring e piange. È l’ennesimo omaggio a un maestro che oltre al pugilato insegnava anche la vita.
BOXE CAPITALE (documentario, 71’) regista e sceneggiatore: Roberto Palma. Musiche: Matteo Senese. Montaggio: Alessandro Giordani. Anno di produzione: 2017. Fotografia: Giorgio Brancia. Suono in presa diretta: Luigi Scairato. Produttori: Silvia Innocenzi, Tommaso Agnese, Giovanni Saulini. Produzione: Magda Film.
Sapete qualcosa di Giuseppe De Joannon pugile di San Lorenzo?