Christine Ongare ha partorito un figlio quando aveva 12 anni.
È un’eccezione anche in un Paese come il Kenya che ha il 20% di ragazze madri tra i 15 e i 19 anni. Secondo un rapporto del 2019 pubblicato dal Daily Nation, sembra che siano 380.000 nell’intera nazione. Il picco lo toccano a Narok, nella Rift Valley: 40%.
Stupri, droga, matrimoni precoci e spinta del gruppo in cui si vive sono le cause principali di questa tragedia che genera madri bambine.
La povertà è alla radice di ogni catastrofe.
Il 2% della popolazione (dati gennaio 2019) ha un reddito annuo medio oltre 200.000 dollari, il 73% si muove su un salario annuo di 178.
Christine appartiene alla fascia più povera.
“Non ne sarei uscita senza l’aiuto di mia madre. Uomini in casa non c’erano. Lei si è presa cura di me e del mio bambino. Ha fatto debiti che non so quando e come riusciremo a pagare. Ho un solo modo per guadagnare onestamente denaro, per cercare di realizzare i miei sogni, per coprire gli interessi che il debito ha generato”.
Quel modo si chiama pugilato.
La mamma di Christine ha pagato i conti e la scuola. Lei ha studiato, poi ha tentato la strada dello sport. Ha giocato a calcio, ha provato con la ginnastica acrobatica. Ma da quando ha scoperto la boxe, ha dedicato a questa disciplina tutto il suo tempo.
Si è presentata ai Commonwealth Games a Gold Coast, Australia, nel 2018 con un record di 5-3-0. E ha vinto il bronzo nei pesi piuma. Prima di lei nessuna donna keniota era mai riuscita a conquistare una medaglia nel pugilato.
Ha insistito, ed è entrata in nazionale come titolare fissa. A febbraio, nelle qualificazioni africane di Dakar in Senegal, ha sconfitto l’ugandese Catherine Nanzizi e ha staccato il biglietto per Tokyo 2020. L’Olimpiade è stata rinviata di dodici mesi, ma Christine Ongare, che oggi ha 27 anni, non vede l’ora di salire sul ring e e combattere nei pesi mosca, quella che è diventata la sua categoria.
La drammatica storia è venuta fuori in una struggente intervista su Olympic Channel.
A guidare questa donna è la forza della disperazione, il coraggio di chi sa quanto possa essere realmente importante l’obiettivo.
A 12 anni era già mamma, a 27 può finalmente sognare.