Sonny The Bronco Conto è nato nella zona sud di Filadelfia, 24 anni fa.
I suoi nonni sono italiani.
È un pugile professionista, imbattuto dopo sei match (6-0, 5 ko). Peso massimo, sotto i cento chili per 1.93 di altezza.
Ha cominciato come lottatore. Era ancora un ragazzo quando ha deciso di scegliere la boxe.
È cresciuto nella 9th Street, quella dove abitava Rocky Balboa nel primo film della serie Rocky. La sua casa era a pochi edifici dal mercato italiano, quello in cui Silvester Stallone corre tra le bancarelle, di prima mattina per allenarsi.
Il suo coach è il papà, Frank. Si prepara in una palestra sistemata all’interno di Mickey’s Auto Repair, un salone d’auto in Chadwick street.
“Il vero Rocky sono io” dice. E la chiude qui.
Discreta carriera da dilettante.
Da professionista non ha ancora affrontato rivali che possano essere considerati dei test attendibili per conoscere il suo reale valore. È veloce, sicuro, porta bene i colpi girati. Un pugile tutto da scoprire.
La S-Jam Boxing che cura la carriera di Guido Vianello per la Top Rank ha detto al giornale The Athletic che potrebbe essere proprio Conto il prossimo rivale dell’italiano (7-0, 7 ko) nei primi mesi del 2021.
Anche Conto boxa per Bob Arum.
Il suo manager è David McWater. È stato proprio lui a rispondere così al giornale, quando gli hanno chiesto cosa pensasse di questo match: “Sono dei pagliacci. Non penso che Vianello abbia nulla in più di Sonny. Quello che vedi ora è quello che l’italiano sarà tra cinque o dieci anni, imbarazzante.”



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