Una storia incredibile l’ex villa di Tyson FBI, droga, diamanti

Questa è una storia incredibile. Non racconta la vita o le gesta di una persona, non magnifica le vittorie di un pugile, ma ci pone davanti alle vicende che negli ultimi venti anni hanno tormentato una bella villa con sede in Ohio. Un luogo appartenuto a un mito della boxe, un complesso che dopo tre passaggi di proprietà è finito nella mani di una Chiesa.

Una breve colazione con la comunità islamica, Don King sgomita per avere un posto accanto ad Ali e lo tormenta con fragorose risate.

Tyson sale sulla limousine e si avvia verso l’aeroporto di Indianapolis. Ad aspettarlo in pista c’è un Lear bireattore con dodici posti. Salgono lui e l’intero clan, Monica Turner compresa.
È il 25 marzo 1995.

L’aereo decolla da Indianapolis alle 9:30 del mattino. Un’ora e mezzo dopo atterra a Cleveland. Il gruppo sale su una jeep bianca e raggiunge Southington, un paesino di tremilaseicento abitanti a venti miglia da Orwell, dove Don King ha il campo da allenamento.

Il cancello della villa ha il nome Mike Tyson scolpito sul ferro brunito, un’inferriata corre lungo i sessanta acri della proprietà. Telecamere di sicurezza, guardie private e armi. Tutto per tutelare il riposo del campione.

All’interno, quattordici stanze e quattro bagni, ognuno con rubinetti in oro e pavimenti in marmo di Carrara. Una grande piscina completa il quadro.

In garage due Porsche, due Ferrari e una Rolls Royce. Quella che Don King gli ha fatto come regalo di bentornato.

Per i prossimi quattro anni la persona più importante nella vita di Tyson sarà John M. Stuard, il giudice della Contea di Trumbull. È a lui che dovrà chiedere i permessi, è a lui che dovrà rispondere di ogni violazione delle restrizioni a cui è stato sottoposto: cento ore di servizi sociali, sedute di aiuto psicologico, controlli antidoping e prove di alcolismo. Non potrà acquistare armi da fuoco e viaggiare senza permesso fuori dallo Stato. Dovrà chiedere al giudice Stuard anche l’autorizzazione a combattere.

Finalmente chiuso nella sua casa, Mike fa quello che aveva a lungo sognato in prigione.

Un bagno caldo.

Quella villa, costruita nel 1980, è stata comprata nell’89 dal campione per 300.000 dollari.

Dieci anni dopo, pressato da problemi finanziari, ha dovuto rivenderla per 1,3 milioni di dollari.a un imprenditore che gestiva spazi commerciali per le televisioni.

Il tizio la compra, ma non va mai a vivere nella villa.

Nel 2006 viene arrestato mentre tenta di venderla, assieme al Golden Eye: un diamante di 43 carati, a un trafficante di droga.

Il narcotrafficante in realtà è un agente dell’FBI sotto copertura.

L’imprenditore aveva chiesto per l’accoppiata villa/diamante 19,3 milioni di euro.

Accusato anche di riciclaggio di denaro sporco, viene condannato a 12 anni e mezzo di carcere.

Torna libero a fine dicembre 2018.

La villa è stata intanto acquistata, nell’asta battuta dallo sceriffo locale, da un uomo d’affari per 600.000 dollari più le tasse arretrate.

Neppure lui va ad abitarci.

Sessanta acri di terreno, lampadari di cristallo, pavimenti in marmo di Carrara, tappeti con finiture in oro, un’enorme Jacuzzi, una gigantesca piscina, un campo da basket e due enormi gabbie in acciaio per le tigri di Iron Mike. Tutto in abbandono, in rovina. Quattordici anni senza inquilini.

Nell’aprile del 2013 finalmente la villa trova qualcuno deciso a ridarle vita. È la Chiesa del Santuario Living Word che acquista la proprietà per 600.000 dollari, tutto compreso.

Dopo sei anni di lavori, nel 2019 il complesso di Southington torna a vivere. Il campo da basket è rimasto, adesso ci gioca la squadra giovanile del posto. L’ampio garage è stato trasformato in una scuola materna. La sala da pranzo in un punto di ritrovo, la piscina in un luogo di incontro.

Mike Tyson sembra essersi rimesso in piedi, ha annunciato addirittura di voler tornare sul ring. Anche se si tratta solo di un’esibizione, la cosa ha catturato l’attenzione dei media americani.

La villa nella Contea di Trumbull rappresentava il vecchio Tyson, quello che spendeva soldi con la stessa rapidità e aggressività che manifestava sul ring. Era incapace di gestire la sua nuova realtà.

Ora quelle mura sono diventate un luogo di culto e, forse, anche loro hanno trovato un po’ di pace.

 

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