Kilbane vs Kilbane.
Una sfida fatta di antipatie cresciute nel tempo, rancori, invidie e incomprensioni.
Tutto da risolvere in un match.
Johnny contro Tommy.
Venticinque riprese e i soldi dell’incasso al vincitore. Una scelta che portava i due fuori dalla legge, anche se eravamo ai primi del Novecento e su quelle cose lì lo sceriffo spesso chiudeva un occhio.
Ma bisognava evitare che la sfida fosse disturbata durante il suo svolgimento. E allora tutti chiusi nel grande magazzino della fattoria della famiglia Watson a Pearl Road, Cleveland.
Erano stati venduti 480 biglietti a un dollaro l’uno. Il vincitore avrebbe ricevuto un compenso da re.
Facile trovare l’accordo tra Johnny Kilbane (sopra con Abe Attell) e Tommy Kilbane, entrambi residenti a W 28th Street nel quartiere in cui era ammessa un’unica etnia, quella irlandese. Lo chiamavano The Angle, era una quotidiana scuola di vita.
Vicini di casa, stesso cognome. Nessuna parentela, almeno nei familiari più recenti.
Johnny era il più famoso dei due. Aveva diciotto anni, ma era decisamente il più conosciuto.
Era nato il 14 aprile del 1889, a Cleveland. Le disgrazie gli avevano subito fatto compagnia.
A tre anni aveva perso la mamma, Mary Gallagher.
A nove anni il papà, John, era diventato cieco.
Così lui aveva lasciato presto la scuola e si era messo a lavorare. Aveva scoperto la boxe nel campo di allenamento di Jimmy Dunn, che sarebbe stato il suo primo e unico manager. Aveva esordito al La Salle Club.
Aveva debuttato contro un tizio scontroso, robusto, più pesante di lui di undici chili. Si chiamava Kid Campbell e piantava i pali delle linee telefoniche della Ohio Bell Company. Di inverno se ne andava in giro senza cappotto. Solo pantaloni, camicia e un maglione di lana. Il tabacco che masticava in continuazione era la sua unica compagnia.
Kid aveva una boxe rozza, fatta di irruenza e presunzione. Fisico compatto, aggressivo e poco attento.
Pubblico a pagamento, 25 cent a biglietto.
Per un po’ Johnny l’aveva tenuto lontano con il suo jab, poi aveva chiuso la sfida con un ko prima che si concludesse il sesto round.
Applausi, pacche sulle spalle e popolarità.
Non a tutti stava bene che quel giovanotto fosse così benvoluto.
Di certo, non stava bene a Tommy Kilbane.
Eccoci così alla loro sfida.
Il verdetto sarebbe stato emesso da un’unica persona, l’arbitro. Difficile trovarne uno bravo, competente, non influenzabile, in grado di prendersi questa responsabilità.
Alla fine la scelta era caduta su John Ruddy, capo del battaglione di pompieri di Cleveland.
Porte e finestre chiuse, con 480 assatanati che rubavano tutta l’aria che c’era in quel magazzino, non era stato semplice per i due pugili andare avanti.
Eppure, nonostante tutto, si erano impegnati in una lotta selvaggia su 23 delle venticinque riprese in cui era stata fissata la durata del combattimento.
Botte, irregolarità, classe, talento, ferocia, brutalità, violenza, movimenti da campione. L’intera boxe era entrata in quel capannone.
Match incerto, Johnny (nella foto sopra è con Billy Papke) in leggero vantaggio. Così avrebbe confessato Ruddy il giorno dopo a un amico. Il diretto destro di JK aveva tolto ogni dubbio. All’inizio del ventiquattresimo round era arrivato forte e preciso sul mento di Tommy e lo aveva mandato giù. Si era rialzato a fatica, ma ormai il verdetto era segnato.
A fine carriera, una lunga strada cominciata nel 1907 e conclusa nel 1923, Johnny Kilbane avrebbe messo assieme 142 incontri, anche se il record ufficiale dei suoi biografi riporta numeri diversi (50-4-6, 26 ko) e oggi quello di boxrec.com ne ha altri ancora (49-6-7, 24 ko).
In quei 142 combattimenti c’è un po’ di tutto. Le sfide di strada, quelle nei saloon, quelle nei club privati. Ma di sicuro ci sono anche quelle per il titolo.
Perché Johnny Kilbane è stato campione del mondo dei pesi piuma per undici anni, solo Joe Louis ha tenuto la cintura più a lungo di lui nella storia del pugilato: nove mesi oltre il limite di Kilbane.
Ha conquistato il mondiale il 22 febbraio del 1912 a Vernon, California, battendo ai punti in 20 riprese Abe Attel.
Lo ha perso il 2 giugno del 1923 contro Eugene Crique che lo ha messo kot al sesto round al Polo Ground di New York.
In mezzo ci sono 41 vittorie, due pari e cinque sconfitte (senza cintura in palio).
Kilbane è stato pugile, arbitro, titolare di una palestra, senatore degli Stati Uniti.
Sposato con Irene McDonnell, ha avuto due figlie: Mary e Helen, morta quando aveva sei anni.
Cinque dollari la sua prima borsa, 75.000 dollari il compenso che gli era stato offerto da campione del mondo per lasciare Dunn e farsi gestire da un altro manager. Offerta rifiutata, non avrebbe mai tradito un amico.
Johnny Kilbane è morto il 31 maggio 1957 di cancro.
Nella sua categoria è stato uno dei più grandi di sempre.