A Bordo Ring che emozioni! Roy Jones jr furto a Seul

Roy Jones jr vs Park Si-Hun
(2 ottobre 1988)
7. continua

In un tempo in cui siamo condannati alla solitudine, mi piace ricordare i giorni in cui attraversavo il mondo andando a caccia di storie da narrare. Non è una classifica dei migliori match della mia vita, né dei più importanti. Sono semplicemente dieci incontri che mi hanno regalato intensi ricordi.

 

In una giornata di fine settembre, in una Seul sempre più triste, l’Italia scopre di cosa siano capaci i giudici del pugilato.
L’annunciatrice legge il verdetto, l’arbitro alza la mano del coreano che lo guarda incredulo. Vincenzo Nardiello si piega sulle ginocchia, urla, batte i pugni sul tappeto. Poi comincia a prendere a calci le corde del ring. Scende e si lancia verso la giuria. Punta il dito contro quei signori.
«Vi ammazzo, vi ammazzo. Siete dei disonesti».
Lo blocca Mario Pescante, segretario generale del Coni. Lo stringe, lo consola, si gira anche lui verso quelle facce di bronzo, urla.
«Ladri! Ladri!»
Vincenzo raggiunge sconsolato gli spogliatoi. Gli corro dietro. Mi bloccano. Sento altre urla, rumori. Riprovo da un’altra strada. Stavolta riesco a passare.
Nardiello ha una crisi violenta di nervi. Piange, strilla, prende a calci tutto quello che trova nello stanzino. Colpisce con i pugni la porta.
«Sono mesi che non penso che a questa Olimpiade e loro mi hanno rubato tutto».
Esce singhiozzando dallo spogliatoio.
«Li ammazzo tutti».
Sale i gradini e fa per dirigersi verso la sala dei giudici. Lo bloccano Mastrodonato, Gaudiano e Magi. Scappa via, non vuole parlare con nessuno. Sale sul pullman e torna al Villaggio.

Incrocio Ermanno Marchiaro. Non ho mai visto il presidente così teso. È furioso. Lui che misura sempre le parole, che cerca la mediazione piuttosto che lo scontro, stavolta non ce la fa.
«Sono arrivati con i cartellini già fatti. È stato un furto colossale. Mai torneo è stato tanto falsato come l’Olimpiade che stiamo vivendo. Pensavamo che la scandalosa rissa dei primi giorni fosse la conclusione del periodo nero. Invece è servita solo a intimidire ancora di più i giudici. Qualche furto c’è sempre stato, ma qui siamo ben oltre».
Vado a parlare con Aldo Leoni, è l’arbitro italiano in questi Giochi.
«Esistono delle scuderie e degli arbitri che si fanno influenzare. Noi siamo fuori dal giro. Ecco perché accadono scandali come questo».
Alla vigilia del torneo c’era stata una grande festa in un castello di proprietà di un miliardario coreano. Invitati d’onore, arbitri e giudici. Testimoni oculari mi dicono che all’uscita molti di quei signori hanno ricevuto doni di benvenuto.

I premi per una medaglia sono alle stelle. I pugili di casa sanno di giocarsi il futuro, ad arbitri e giudici del futuro dei pugili importa nulla.
Nardiello ha comandato il primo round. La migliore scelta di tempo, i colpi d’incontro sempre a segno, lo hanno fatto risultare il migliore.
Nella seconda ripresa Park Si-Hun, un nome che entrerà dalla porta sbagliata nella storia dello sport olimpico, si è fatto più intraprendente e ha usato con maggiore frequenza il destro. I colpi al corpo dell’azzurro e la superiorità tecnica hanno riequilibrato la situazione. Un richiamo ufficiale al coreano per colpo basso ha spostato in favore di Nardiello anche questo round.
Terzo tempo in leggero calo per entrambi. Park Si-Hun ha provato a forzare il ritmo, ma la mobilità dell’italiano e la sua maggiore precisione hanno fatto chiudere la ripresa in parità.
Io ho un cartellino finale di 60-58 per il romano. Il giudice keniota Stanley Wachanga, l’algerino Moulod Kourad e l’indonesiano Pieter Gedoan premiano invece il coreano. Gli ultimi due assegnandogli incredibilmente anche la seconda ripresa, dove non solo era stato inferiore tecnicamente ma aveva anche subito un richiamo!
Il pubblico fischia il verdetto, il coreano esce a testa bassa. Mentre scoppia la contestazione, la televisione nazionale cambia immagini e manda in onda una partita di pallamano.

Sono nato a Roma, vivo da sempre alla Garbatella. Dalle mie parti diciamo che certe persone non conoscono la vergogna. I giudici del pugilato a Seul non sanno neppure dove stia di casa.
Park Si-Hun avanza.
Vince il primo match contro il sudanese Abdullah Ramadan, impossibilitato a proseguire dopo avere subito due colpi sotto la cintura. L’arbitro non squalifica il coreano e decreta il ko del rivale.
Nel secondo turno supera il tedesco orientale Torsten Schmitz, che a giudizio unanime aveva vinto il confronto.
Nei quarti scippa Nardiello.
In semifinale batte immeritatamente Ray Downey, dopo che l’arbitro rumeno Banciu gli consente qualsiasi scorrettezza.
Il 2 ottobre disputa la finale, l’avversario è Roy Jones jr.
Park perde nettamente tutte e tre le riprese.

Nel corso del terzo round, assieme ad altri giornalisti di tutto il mondo, urlo all’arbitro italiano Leoni di fermare il match.
Temiamo per la salute del coreano!
Un computer della NBC, la Tv americana che trasmette i Giochi, conferma che i colpi messi a segno da Jones sono stati 86 contro i 32 di Park che ha anche subito un conteggio e in almeno due occasioni ha barcollato sul ring, finendo più volte sull’orlo del ko.
I tre giudici che regalano la medaglia d’oro a Park verranno squalificati.
Roy Jones viene premiato con la Coppa Val Barker quale miglior pugile del torneo!
Dopo il danno anche la beffa.
Questa di Seul è la pagina più nera nella storia olimpica del pugilato.
«Qui in Corea i pugili sono dilettanti, ma i giudici sono ladri professionisti» commenta il grande Rino Tommasi.

(da I MIEI GIOCHI di Dario Torromeo, edizioni Absolutely Free)

 

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