AJ ha dominato prendendo pochi colpi. È un grande merito, non una colpa…

Era inevitabile.
A molti Anthony Joshua non è piaciuto, anzi: a loro ha fatto proprio schifo.
È un coniglio, uno che scappa, un dilettante, non vale niente.
Sabato sera, 7 dicembre, AJ ha dominato Andy Ruiz jr. Ha vinto con otto punti di margine il match per tutti e tre i giudici, ha subito pochissimi colpi, ne ha messi a segno tanti.
E allora perché tanto astio?
Ha corso per tutto l’incontro, non ha mai accettato il match, per 85 milioni di dollari doveva far vedere molto di più.
E chi non è d’accordo con loro, non capisce nulla di boxe.
Bisogna intenderci su cosa sia questo sport.
Se per voi la boxe è uno scambio di colpi continuo, se significa mettersi al centro del ring e tirarsi mazzate fino a che uno dei due non va al tappeto, allora credo che ci sia da chiarire qualcosa.

Era già accaduto con Floyd Mayweather jr. Ho sentito e letto delle parole che avrebbero dovuto offendere chi le ha pronunciate. Mayweather è stato un grande pugile che ha battuto, spesso dominando e altre volte mettendoli ko, tutti quelli che i suoi denigratori hanno osannato e ancora osannano. Canelo Alvarez compreso.
Sabato Joshua ha dato una lezione di boxe a Ruiz jr. Il sinistro del britannico è stato uno spettacolo assoluto. Per precisione, rapidità di esecuzione, efficacia. Perché ha fatto sino in fondo il suo lavoro, che era quello di portarlo a vincere il match.
La condizione fisica che gli ha permesso di ballare, non di scappare ma di ballare, per dodici riprese è da applausi. Il destro dritto che è andato a schiantarsi sulla faccia del Rocky messicano è stato preciso e potente, al punto da tenere sempre a distanza l’avversario.
E ora sto qui a leggere di quanto sia bravo Ruiz a incassare…
Rocky è un film, fatevene una ragione.
La boxe va apprezzata anche per le risposte che riesce a dare.

AJ aveva un problema. Doveva riprendersi il mondiale battendo un avversario che dalla corta distanza lo aveva dominato nel primo match.
Leggendo tutti i suoi denigratori sul web, se loro fossero stati il suo maestro lo avrebbero mandato allo scontro fisico a centro ring. Un colpo a testa e vediamo chi è il più forte. Ve lo dico con grande sincerità, sareste stati dei maestri pessimi per il vostro allievo. Lo avreste mandato incontro a una sconfitta certa.
Nello sport, non date retta a chiacchiere da bar, l’importante è vincere. De Coubertin non ha mai detto quella frase che esalta la partecipazione rispetto al risultato. E per vincere bisogna applicare, nel rispetto delle regole e della sportività, la tattica migliore per ottenere quello che si vuole.
Joshua lo ha fatto. E alla grande.

Se poi a voi non piace un sinistro tirato alla perfezione, se non apprezzate la mobilità di gambe, la scelta di tempo, la capacità di stare sempre alla giusta distanza, l’importanza di un destro che serve a dare sostanza all’azione, la bravura di tenere lo stesso alto livello di concentrazione per dodici lunghe e interminabili riprese allora non posso dirvi altro che: è un vostro problema, non di Anthony Joshua.
Wilder, Tyson Fury, Ali, Foreman, Frazier e compagni. Concentratevi sull’evento. Stiamo parlando di Andy Ruiz jr vs Anthony Joshua. Non ci sono paragoni con il passato, nè con il presente. È del match di sabato notte in Arabia Sudita che si sta discutendo.
Se ogni volta che guardiamo una partita di calcio, per qualsiasi giocatore che compie un bel gesto tecnico o è protagonista di una grande prova facessimo il paragone con Diego Armando Maradona, compiremmo un gesto di slealtà nei suoi confronti. E non avremmo una percezione esatta della realtà. Dopo Maradona e Pelè, usando questo metodo, solo Messi e Cristiano Ronaldo avrebbero avuto il diritto di rimanere in campo. Gli altri via, tutti a pelare patate.

Un pugile deve usare le sue armi migliori per arrivare a dama.
AJ lo ha fatto. In modo perfetto.
Non vi piace? Padroni di pensarla in questo modo. Ma perché azzerare ogni sua qualità? Ha fatto vedere dell’ottima boxe. Perché se il pugilato fosse solo quello che voi pensate, significherebbe che tutti quelli che lo condannano come sport violento avrebbero ragione. Se volete vedere scontri che si concludono con facce spaccate, sangue a fiumi e atleti portati via in barella, siete tra quelli che la boxe non la amano, ma l’hanno scambiata per un regolamento di conti.
Vincere, impegnandosi al massimo delle proprie responsabilità e nel rispetto dell’avversario. Dovrebbe essere questo che chi ama il pugilato dovrebbe chiedere all’atleta. Se oggi AJ non è degno di essere campione del mondo, mandiamo a casa il 95% dei pesi massimi che attualmente calcano il ring e dimentichiamo l’80% di quelli che l’hanno calcato.
Ripeto, fatevene una ragione. Non è un fenomeno, ha dei limiti che però non sono quelli che avete evidenziato. Ma è un degno campione dei nostri giorni.

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