Storia di Bianca Andreescu, una furia. L’ultimo incubo di Serena Williams

Le dissero: Non sarai in grado
di sopportare l’uragano.
Lei rispose: Io sono l’uragano.
(Ada Luz Marquez)

 

Lo vedevo in primo piano sul megaschermo, guardavo incantato quelle immagini del cancelletto di partenza. Lui era lì, un attimo prima di buttarsi nel toboga di ghiaccio a bordo del suo amico slittino.
Armin Zöggeler, un tipo da sei medaglie olimpiche di cui due d’oro, si muoveva come un maestro di Tai Chi. Solo, nel castello del silenzio, con gesti lenti ripassava mentalmente ogni tratto della pista, memorizzava ogni curva, ogni traiettoria. Chiudeva gli occhi, si concentrava e mimava con braccia e testa i movimenti che avrebbe dovuto fare. Non lo dimenticherò mai.
Anche Bianca Andreescu pratica la visualizzazione creativa, proietta con la mente le immagini di quello che spera poi accada. Quindici minuti di meditazione ogni giorno per ritrovare la pace, per visualizzare gli obiettivi. Lo fa da quando, aveva tredici anni, mamma Maria le ha regalato dei video che illustravano quel metodo di concentrazione.

Oggi, a diciannove anni, l’Uragano Bianca ha travolto a sorpresa il mondo del tennis. Un inizio di stagione fatto solo di magie: finale ad Auckland e successo a Indian Wells, vittoria su quattro ex numero 1 del mondo, salto in avanti in classifica: da 152 a 24, prima wild card ad alzare il trofeo nel deserto californiano.
E la scorsa notte, la Grande Magia. Il primo Slam, la vittoria su Serena Williams, la possibilità di chiudere da numero 1 l’anno.
È una forza della natura, lo è da sempre.
La mamma ricorda: “Da piccola era così scatenata, addirittura frenetica, che avevamo pensato di metterle un elmetto a protezione della testa. Non aveva paura di niente.”
Maria, la mamma rumena, laurea all’Università di Cracovia, si occupa di finanza. Nicu, il papà rumeno anche lui, è ingegnere meccanico. Sono sbarcati in Canada nel 1995.

Bianca nasce a Mississagua, dieci minuti di macchina da Toronto sul Lago Ontario, ma comincia a giocare proprio in Romania: a Pitesti. Ha sette anni, a farle da maestro è un amico del padre, che nel 2007 è tornato a casa per completare dei corsi di aggiornamento.
Nel 2009 Bianca, Maria e Nicu rientrano in Canada dove la Federazione Tennis comincia a prendersi cura della piccola potenziale campionessa.
La ragazza travolge qualsiasi ostacolo. E lo fa nonostante i tanti infortuni di cui rimane vittima. Braccia, gambe, piedi, spalle. Non si è fatta mancare niente.
In avvio 2016 non gioca per sei mesi, ha un problema ai piedi. Non riesce a correre. Andre Labelle, il coach di allora, trova il modo di non farle perdere gli allenamenti. Recupera, da uno degli uffici federali, una sedia con sotto le rotelle, toglie la spalliera e porta quella sedia sul campo.
Seduta sull’insolita macchina infernale, la ragazza continua la preparazione. Può colpire di volo e ne approfitta per perfezionare il drop shot. Affina il servizio migliorando il lancio della pallina, non può permettersi di sbagliare: sarebbe difficile per lei correrle dietro.
Funziona.

La Andreescu è un’agonista naturale.
Sperimenta più sport: calcio, pattinaggio, nuoto, ginnastica. Poi approda al tennis. La voglia di cambiare le rimane dentro. Dice che se facesse sempre la stessa cosa finirebbe per annoiarsi. Potrebbe essere una delle chiavi di lettura per capire anche il suo modo di giocare.
Mai ripetitiva, cambia ritmo continuamente, fa un uso astuto della smorzata, ha un servizio che fa male: anche la seconda palla viaggia a velocità elevata ed è precisa nelle traiettorie.
Ha forza mentale, è capace di improvvise variazioni tattiche. Può giocare da fondocampo, piatto, slice, in accelerazione e avventurandosi in ripetuti tentativi di palle corte. Usa tutto il repertorio con apparente facilità.
Per approdare in finale in Nuova Zelanda ha battuto lungo il percorso Caroline Wozniacki e Venus Williams. Per vincere a Indian Wells ha superato Garbiñe Muguruza, Eline Svitolina e nella partita per il titolo Angelique Kerber: 29 finali in carriera, 27 milioni di montepremi, ex numero 1 del mondo. A questo curriculum, prima di quella sfida, Bianca poteva opporre: seconda finale della vita, 350.000 dollari di prize money, numero 60 del mondo.
Ha vinto lei.

“Bianca Andreescu hai appena scritto la storia. Congratulazioni!” ha subito twittato il primo ministro canadese Justin Trudeau.
Chissà quale sarà il messaggio dopo il trionfo a New York.
“La Andreescu gioca come la Hingis, ma con più potenza” ha scritto sul sito della WTA il mito Martina Navratilova.
Più cauta la giovane tennista rumeno/canadese…
“Voglio diventare la numero 1 e vincere molti tornei dello Slam.”
Tranquilla Bianca, sei sulla strada giusta.
Vicina all’obiettivo smarrisce per un attimo la sua serenità.
Bisogna capirla, la popolarità le è sbocciata attorno improvvisa.
E lei è una ragazza che non nasconde le emozioni. Urla di gioia per un colpo riuscito, tenta di fracassare la racchetta sul cemento quando le cose vanno male, si rotola sul campo piangendo e coprendosi il viso dopo un punto decisivo.
Quando è lontana dal tennis, la figliola ha l’animo gentile e l’unica guerra che mette in atto è quella contro gli incivili che abbandonano gli animali. Se ne va in giro per le strade a cercare cani e gatti randagi. Li prende, li porta prima a casa e poi da un veterinario, li fa curare e quindi si adopera per trovare qualcuno che accetti di adottarli. Il suo sogno è quello di aprire un giorno più rifugi per animali abbandonati.
Per il momento si concentra sul gioco.
L’Uragano Bianca vuole continuare a travolgere qualsiasi rivale trovi sul suo cammino.
“Sono la fottuta vincitrice di Indian Wells!” ha urlato la ragazza ai giornalisti dopo avere messo a segno il grande colpo.
“È solo il primo Slam, a forza di immaginarle le mie fantasie sono diventate realtà” ha detto ieri notte dopo avere sgretolato Serenona.
Aveva tutte le ragioni per sentirsi euforica.
“È accaduto qualcosa di pazzesco. Potrebbe essere la favola di Cenerentola, ma questa per fortuna è semplicemente la realtà.”
Un titolo pazzesco in più nel curriculum e tanti bei dollari in banca, sono un bel modo per avviarsi verso la chiusura della stagione.
Muscoli tosti, faccia da furbetta, emozioni a vista. Determinazione, gioco spettacolare, personalità. È lei la protagonista di questo 2019. Il tennis femminile era a caccia di un personaggio forte, l’ha trovato in questa teenager che mi ricorda alcune smiling assassin famose. Prima fra tutte, e arrivo secondo, proprio Martina Hingis.
Bianca Andreescu è decisa a lasciare il segno. Gli US Open, dice, sono solo l’inizio.

 

Se non ci metterà troppo,
l’aspetterò tutta la vita
(Oscar Wilde)

 

 

 

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