Umar Kremlev, 37 anni il prossimo 1 novembre, sposato e padre di due figli, è il dirigente sportivo che molti addetti ai lavori indicano come il prossimo nuovo leader del pugilato olimpico.
Attuale segretario della Federazione russa, ha fatto il suo ingresso nel mondo della boxe nel 2015, due anni dopo ha assunto un ruolo rilevante nel movimento.
È l’uomo che ha offerto 16 milioni di dollari dal proprio conto bancario per ripianare quasi totalmente i debiti dell’AIBA, la proposta è stata respinta dall’Ente.
È stato recentemente accusato, assieme all’ucraino Volodymyr Prodyvus, di aver violato il codice etico. I due sono stati oggetto di un’indagine tesa a stabilire la veridicità di “presunte condanne penali”.
La Commissione disciplinare dell’AIBA ha chiarito la loro posizione, riconoscendoli privi di un passato criminale. Non è stata riscontrata alcuna prova che confortasse l’accusa.
I due dirigenti, nei giorni che hanno preceduto l’inchiesta, avevano presentato una mozione di sfiducia nei confronti del presidente ad interim Mohammed Moustahasane e del presidente della commissione etica Jost Schmid.
Mustahsane e Schmid si sono dimessi.
La Russia sembra essere diventata la nazione guida nella corsa al cambiamento della governance AIBA. Se non fosse possibile modificare l’attuale Associazione, non è escluso che si punti a creare una nuova Federazione Mondiale in accordo con il CIO.
Kremlev (primo vice presidente della Federazione europea, sopra con il presidente Franco Falcinelli) ha illustrato la sua idea di un piano di risanamento finanziario, attraverso la creazione di un fondo (Global Boxing Fund) sostenuto da donazioni fatte da singoli, enti pubblici e privati, sponsor. Un fondo in cui coinvolgere dilettantismo e Enti professionistici mondiali (i presidenti di Wba, Wbo ed IBF hanno subito appoggiato l’idea, foto sotto) da affidare a una società di investimenti.
“Lavoreremo con uno dei quattro migliori uffici mondiali che forniscono servizi di auditing e consulenza: Deloitte Touche Tohmatsu, PricewaterhouseCoopers, Ernst & Young, KPMG. Uno di questi sarà scelto e fornirà periodicamente un rapporto che indicherà da dove provenga il denaro e come verrà rimborsato ogni debito. Abbiamo già iniziato i negoziati”.
È stato anche fatto il nome dell’uomo che dovrebbe guidare la commissione finanziaria: il cinese Di Wu, 54 anni, laureato in economia ed ex vice presidente AIBA.
Il fatto che i due prossimi Mondiali, maschili e femminili, si svolgano nella stessa stagione e abbiano entrambi sede in Russia potrebbe essere un indicatore di come le cose stiano procedendo. In passato la Russia ha ospitato due sole edizioni mondiali: nel 1989 a Mosca (ma era ancora URSS) per il maschile, nel 2005 a Podolsk per il femminile.
Le casse dell’AIBA sono in sofferenza (fonti solitamente bene informate affermano che la giacenza del conto sia tra i 220.000 e i 400.00 dollari) e ogni spesa diventa un passo avanti verso la bancarotta (come ha dichiarato il direttore esecutivo Tom Virgets).
A questo punto la domanda che sorge spontanea è: che valenza avrà un campionato mondiale gestito da una Federazione Internazionale sospesa dal suo ruolo, in crisi finanziaria e priva di un presidente, un campionato a cui è stato tolto qualsiasi valore di qualificazione olimpica?
Resta in alto mare anche la soluzione del problema arbitri e giudici. A quanto sembra la scelta per entrambi i Mondiali (maschili, 7-21 settembre a Ekaterinburg; femminili, 3-10 ottobre a Ulan Ude) sarebbe quella di mandare sul ring solo poche prime linee, evitando il rischio di bruciare i migliori in vista di Tokyo 2020 (il corpo degli ufficiali di gara in quell’occasione sarà ancora fornito dai tesserati AIBA). Questo metterà evidentemente a rischio la gestione dei tornei iridati. Non è azzardato dire che potremmo andare incontro ad altre imbarazzanti decisioni che penalizzerebbero il lavoro dei pugili.
Sabato prossimo l’AIBA dovrebbe eleggere il nuovo presidente ad interim. Il 15 novembre, in un Congresso Straordinario che si dovrebbe tenere a Losanna, dovrebbe essere eletto l’uomo che dovrebbe guidare la Federazione Mondiale fuori dalla crisi.
Il pugilato deve sempre più affidarsi al condizionale, da tempo ha perso ogni certezza.