Quando i campioni sbagliano

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Patrizio Oliva da dilettante è stato europeo juniores, vice campione europeo assoluto, oro olimpico e miglior pugile dei Giochi di Mosca 1980. Da professionista è stato campione italiano, europeo e mondiale. E’ tornato sul ring dopo un breve ritiro ed ha riconquistato il titolo europeo. Perso ai punti il mondiale, ha appeso i guantoni al chiodo. Con lui parliamo di cultura sportiva.

 

Patrizio Oliva, i genitori di bambini che fanno sport sono spesso un cattivo esempio per i figli. Da atleta di successo e padre di sportive, te la senti di dare un consiglio alle mamme ed ai papà?

“Bisognerebbe insegnare ai genitori che non possono sottoporre a uno stress da prestazione i figli. I bambini hanno bisogno di divertirsi e lo sport è un mezzo meraviglioso per soddisfare questa necessità. Vittoria o sconfitta non dovrebbero entrare nel loro vocabolario. Quando allenavo la nazionale italiana di pugilato avevo fatto un’unica squadra per evitare di responsabilizzare troppo i miei collaboratori, non volevo che si sentissero obbligati a portare medaglie da ogni torneo giovanile a cui partecipassero. A quell’età i bambini devono divertirsi, avranno tutto il tempo che vogliono per soffrire a causa di una vittoria mancata.”

Ridurre lo stress da risultato, e poi?

“Fare crescere il livello dell’istruzione. Sport e studio devono procedere di pari passo. Ai miei tempi eravamo tutti scugnizzi, oggi il laureato è quasi la normalità all’interno dello sport di vertice. Bisogna dare ai ragazzi i mezzi per difendersi dalla valanga di responsabilità che la vita gli rovescerà addosso. E il modo migliore per crearsi una difesa è lo studio, l’istruzione, la cultura.”

I genitori ultras sono un pericolo, ma sono il solo?

“No. I campioni spesso rappresentano un problema più grande. Creano dei falsi modelli. Dovrebbero stare molto attenti ai loro comportamenti, soprattutto quando sono sotto i riflettori della televisione. Seduti sul divano di casa ci sono tanti giovani che vorrebbero imitarli, diventare come loro. Ma se l’esempio che hanno davanti non rispetta quella che è l’etica dello sport, che messaggio riceveranno?”

Ti riferisci a qualcuno in particolare?

“Non a uno in particolare. Mi riferisco a un modo di fare. Penso, ad esempio, a quei campioni che non rispettano l’avversario, che lo deridono, che con il loro modo di agire lo umiliano.”

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Proprio l’altra sera ho sentito il ct azzurro Francesco Damiani dire a Clemente Russo “Non prendere in giro il tuo avversario”, tu che commentavi il match assieme a Mario Gianbuzzi per Sky ti sei subito detto d’accordo con quelle parole.

“Certo. Clemente (foto sopra) non ha rispettato il codice di comportamento di un campione. Non doveva prendersi gioco di un ragazzo più giovane, inesperto e meno forte. A meno che quello non sia l’unico modo di stare sul ring che conosca, lo stile che usa contro tutti. Sempre. Invece non mi sembra che abbia usato lo stesso atteggiamento contro Usyk o con altri di pari livello.”

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Nella storia del pugilato ci sono stati tanti pugili che hanno scelto questo modo di stare sul ring e non per questo sono stati criticati.

“Vero. Muhammad Ali lo faceva. Ma l’ha fatto anche contro Liston o Frazier, ha preso in giro una montagna come Foreman. Naseem Hamed combatteva con quello stile, era il suo modo di boxare. Sempre e comunque così. Non cambiava per il solo fatto che davanti a lui ci fosse un rivale forte.”

Perché condanni questo atteggiamento?

“Perché lo sport è palestra di valori, di lealtà, di rispetto. Un ragazzo che non ha né la tua esperienza, né la tua forza, non va umiliato. Sarebbe troppo facile e per niente giusto.”

Ma Russo è un campione a pieno titolo. Ha vinto due mondiali e due argenti olimpici.

“E io non sto certo qui a discutere il suo valore di pugile, ma il modo in cui a volte affronta gli avversari. Quelli più deboli.”

Damiani glielo ha detto, ma lui ha continuato a boxare con quello stile.

“E allora dovrebbe intervenire la Federazione, il presidente. Dovrebbero dirgli: “Se continui così, noi ti puniamo con una squalifica.” Non lo faranno mai, il risultato viene prima di tutto e lui nei dilettanti vince. Figuriamoci cosa possa importare alla Federazione del rispetto del codice etico.”

Perché, secondo te, l’altra sera ha boxato in quel modo?

“Forse perché pensa che sia la scorciatoia per diventare un personaggio. Ma, se posso permettermi di dargli un consiglio, così si guadagna una popolarità a tempo determinato. Finito lo sport, finito il personaggio. Se c’è una cosa difficile da perdonare è la spavalderia contro i più deboli.”

Ma in altri sport accade di peggio.

“Vero. Ma questa non può essere una giustificazione. Sono comunque d’accordo sul fatto che nel calcio si possano trovare esempi peggiori. Se Balotelli ne fa una al giorno, se qualche altro sfascia macchine e un altro insulta gli allenatori, i ragazzini potrebbero pensare che sia quella la strada da seguire per diventare un grande personaggio. Si tagliano i capelli come i campioni della tv, si fanno i tatuaggi perché tutti i re del pallone li hanno. Sono pronti a imitarli in qualsiasi situazione. Per quindici minuti di popolarità in molti sarebbero disposti a giocarsi la coscienza. E Balotelli non è il solo a mostrare il lato brutto dei campioni. Prendi De Rossi (foto in alto), ad esempio.”

Ti riferisci al pugno tirato a Icardi durante una fase di gioco di Roma-Inter?

“Mi riferisco a lui e alla Roma che lo difende, che protesta contro Prandelli che lo ha escluso dalle convocazioni per la nazionale. Un campione non può eccedere in quel modo. E’ un personaggio pubblico, un calciatore a cui fanno riferimento decine di migliaia di bambini. Cosa penseranno adesso? Che è lecito picchiare un avversario? Brutto gesto il suo, come lo è stato quello di Juan Jesus nella stessa partita. Lo sport insegna il rispetto del rivale in ogni momento. La violenza va condannata e punita, come va punito duramente chi bara.”

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Ti riferisci al doping?

“Certo. Cosa ha insegnato Alex Schwazer (foto) ai ragazzini che erano entusiasti per la sua medaglia d’oro olimpica? Ha dato il messaggio che per arrivare al successo ogni mezzo è lecito. Ha fatto un danno enorme non solo a se stesso, ma a tutti quei bambini che avevano gioito per quella vittoria.”

Quale è in sintesi la tua ricetta per offrire esempi, atteggiamenti e parole corrette per quei ragazzi che vogliono fare sport?

“Rispetto per le persone. E’ una regola che andrebbe seguita in ogni aspetto della vita. Ma nello sport è una regola di comportamento che non può essere disattesa. Rispetto significa non barare, non cercare di raggiungere il risultato con la violenza, non umiliare gli avversari più deboli. Tutto qui. E poi un ultimo consiglio. Ragazzi, divertitevi. A tempi, vittorie, medaglie penserete quando sarete più grandi.”

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