Bio

Ho lavorato al Corriere dello Sport per oltre quarant’anni.
Per trent’anni come inviato speciale, ho inseguito storie in ogni angolo del mondo.
Ho commentato dieci Olimpiadi, otto estive e due invernali.
Ho raccontato più o meno centocinquanta mondiali di pugilato; dodici mondiali di nuoto e pallanuoto; decine di Slam di tennis oltre a Coppa Davis, Internazionali e FedCup; un mondiale di calcio, centinaia di partite di Serie A, la Champions League e la Europa League. Ho scritto di Formula 1, moto, atletica leggera, ippica, basket, pallavolo.
Sono stato per due anni telecronista e responsabile del pugilato di Stream.
Ho fatto il telecronista anche per Rete4, Italia1 e Sportitalia.
Sono autore di trentuno libri (li trovate nella sezione: I miei libri).
Ho vinto alcuni premi, qui ricordo i sei a cui sono più legato: Premio Coni nazionale per “costume e inchiesta” 2008, Premio Giorgio Tosatti 2011 alla carriera, Premio Luci e Ombre del Pugilato 1984, XLIV Concorso Nazionale per il Racconto Sportivo 2015 con “Dall’inferno si può tornare”, Italian Sportrait Awards 2017 Miglior Libro Sportivo dell’anno con “I miei Giochi”,  Premio Selezione Bancarella Sport 2017 con “Anche i pugili piangono”.
Assieme a Flavio Dell’Amore, Alessandro Ferrarini, Franco Esposito, Davide Novelli, Vittorio Parisi e Gualtiero Becchetti faccio parte del Comitato Direttivo della Hall of Fame del Pugilato Italiano.

18 pensieri su “Bio

  1. Caro Dario, non ti ricorderai di me, ma quando eravamo giovani abbiamo giocato insieme alla chiesoletta, quando la buonanima di Padre Guido (pace all’anima sua) sul più bello fermava il gioco perchè la partita era finita. Era poi inimitabile quando col suo accento milanese ci diceva “Primo tempo!”. Oltre che di pallone sono appassionato di boxe e ti leggo sempre con interesse. Ho letto il tuo articolo sul torneo dei massimi e trovo assurdo che al secondo match ci sia l’accoppiamento Russo-Egorov che vale la finale. Temo che stavolta Russo prenda una brutta sveglia, perchè l’Egorov che ho visto vincere nettamente contro l’algerino – uno bravo, campione africano, che aveva una boxe alla Russo: entra e lega o scappa- mi è sembrato mostruosamente forte. Io spero che Russo mi smentisca, ma sulle 6 riprese sfuggire alle mazzate di Egorov sarà durissimo e per batterlo Russo dovrà superare se stesso. Ciao, a presto. Leonardo

    1. Ciao Leonardo, di Padre Guido ci ricordiamo tutti con grande nostalgia. Spero ti sia piaciuto il pezzo che gli ho dedicato in questo blog, Per quanto riguarda il match di Russo devo dirti che tiferò per lui, come ho sempre fatto. Sul web riceve molti insulti, ma io credo che per vincere due mondiali e due argenti olimpici tu debba essere un vero campione tra i dilettanti. Mi dispiace che, qualche anno fa, non abbia tentato il passaggio al professionismo. Probabilmente ha fatto la scelta migliore dal punto di vista economico, meno condivisibile quella sotto il punto di vista sportivo. Credo anch’io che Egorov parta favorito. QUest’anno Russo ha perso per ko 1 ed ha vinto un match contro una avversario inesistente. Poco per confrontarsi contro uno come il russo. Spero di risentirti presto. Ciao.

  2. Ciao Dario,
    mi chiamo Mirko Vitillo e oltre ad essere il figlio di un pugile degli anni 70/80 sono anche appassionato di boxe e ti seguo soprattutto su boxeringweb.
    Volevo informarti, quale rappresentante del mondo della boxe nazionale ed internazionale, della morte di mio padre Vitillo Giovanni, campione italiano di boxe nel 1981-1982, avvenuta giovedi 12 novembre all’età di 61 anni, portato via da un cancro diagnosticato solo 40 giorni prima. Avendo lui combattuto solo a livello italiano non so se hai mai sentito parlare di lui, mi ha fatto piacere vederlo ricordato dal mondo della boxe locale, ai funerali hanno partecipato il presidente del comitato FPI Toscana Ghirlanda, e molti esponenti della boxe locale tra cui anche Bruno Simili, amico e compagno di allenamenti del babbo.
    Vorrei informare il mondo della boxe di questa mancanza ed ho provato a contattare il sito boxeringweb ma senza successo cosi come il sito boxrec; ed allora ho deciso di scriverti raccontandoti in grandi linee la sua storia, e mi farebbe piacere vedere magari un breve articolo su boxeringweb.
    “Il babbo iniziò con il pugilato nel 1970-1971 all’età di 16 anni esordendo come novizio dopo soli 9 mesi di palestra come peso superpiuma. Nel 1976 fu campione nazionale militare dei pesi leggeri. Nello stesso anno fu scelto per rappresentare la nazionale ai giochi olimpici di Montreal ma non vi poté partecipare causa l’epatite C di cui fu vittima. Nel 77 l’esordio al professionismo dove raggiunse il titolo italiano nel 1981. Chiuse la carriera nel maggio 1982 con una vittoria per KO su Sotgia (non come erroneamente riportato da boxrec nel 1984) con un record di 19 vittorie (10ko) 5 sconfitte tutte ai punti (l’unica sconfitta subita per KO in realtà fu per intervento medico a causa di un taglio subito) 0 pareggi. Dopo il ritiro vinse il concorso per operaio comunale. Continuò a insegnare la boxe e a presiedere la pugilistica cascinese (provincia di Pisa) fino ad una decina di anni fa. Lascia una moglie Barbara me e un nipotino di nome Pietro”.
    Ti ringrazio sentitamente per quello che vorrai o potrai fare, e scusami se ho contattato te ma come ti ho già detto non sono risucito tarmite altri canali.
    Un saluto,

    Vitillo Mirko

  3. Per mentalità, sono moderato. Trovo sgradevoli sia le glorificazioni e sia le demonizzazioni. Secondo me esageri nelle tue celebrazioni della boxe, soprattutto te che non puoi non sapere il funzionamento dei meccanismi interni. Della boxe si parla solo dei cosidetti “campioni”, quando vedendo i record anche dei ritenuti più grandi non mi pare che delle loro vittorie quelle ottenute contro gente che voleva batterli siano la maggior parte, nel caso il contrario, invece se ne parla come fossero state tutte eliminatorie. Mi riferisco ai “mestieranti-collaudatori”, quelli che hanno tutte o quasi tutte sconfitte, ingaggiati per “fare” il record o per collaudo nonché per riempire riunioni. Non credo che costoro facciano la boxe per questo sedicente “riscatto sociale” e mi pare che molti morti nella boxe sono proprio tra questi per motivi che non puoi non sapere (emblematico ritengo in tal senso il caso del mio concittadino Gino Verdinelli). Ho iniziato a seguire la boxe col mondiale dei massimi Holmes-Cooney, ancor oggi mi chiedo perché. La boxe non è sport come gli altri, a maggior ragione i suoi morti.

    1. Posso permettermi di consigliarti una lettura? “Dentro i secondi, quando gli ultimi diventano primi”. È vero, è un consiglio interessato dal momento che l’altro autore al fianco di Franco Esposito sono io. Ma è una piccola risposta al tuo dubbio che si celebrino sempre i campioni. Se non ce la fai proprio a comprare un mio libro, leggi pure su questo blog l’articolo “Dieli, anche chi perde ha una storia da raccontare” o “Lettera d’amore del figlio per il papà scomparso”. Un ultima cosa io non ti conosco e non mi permetto di dire cosa puoi o non puoi sapere del mondo della boxe. Ma tu perché, senza sapere nulla della mia storia, ti avventuri in una frase del tipo “esageri nelle tue celebrazioni sulla boxe, soprattutto te che non puoi sapere il funzionamento dei meccanismi interni”?

  4. “Non amo la boxe e non consiglio di salire sul ring” Juan Josè Gimenez – “Se devo rompermi la faccia è giusto che abbia possibilità di guadagnare, altrimenti non ha senso” Dwight Braxton – “Felice d’aver smesso perché non prendo più pugni” Hagler ed altri. Comunque scusa se ho detto cosa inopportuna. Ma non credo si scelga fare boxe come con gli altri sport.
    Nel suo fatale match con Villemain, subìti vari kd Verdinelli manifestò essere arrivato e chiese ad Alfredo Venturi che gli stava all’angolo di gettare la spugna, ma questi rispose che doveva continuare altrimenti non gli avrebbero dato i soldi. Premesso ritenerlo anche vittima di quel tempo, non risultami essere previsto ufficialmente che il “collaudatore” sicuro (o quasi) perdente viene pagato solo se finisce o comunque non molla (anche Braxton parla di “possibilità” di guadagno), come non credo gli venga detto “puoi anche andare giù al primo buffetto che ti pago lo stesso” (penso sia anche per questo la regola “only refree can stop the fight”), ma di ciò non credo ci sia bisogno. Dubito che costoro facciano la boxe per “riscatto sociale”. Fazi (che ho conosciuto com’anche Ballarati) riconosceva l’anomalia della boxe rispetto agli altri sport, a parte aver addirittura proposto di abolire la vittoria per ko. Io ho iniziato a seguirla con Holmes-Cooney ed ancor oggi mi chiedo perché, anche se da tempo me ne interesso solo dal punto di vista storico, l’attuale non mi attira.
    p.s. discutere su internet non mi piace quindi cerco d’essere sintetico, la mia visione è più ampia…

  5. Egregio signor Torromeo io sono Franco Saputo,un ex pugile che lei ha menzionato nella biografia di Monzon,e al riguardo avrei piacere se ci contattassimo per eventuali chiarimenti.Distinti saluti.

  6. Egregio signor Torromeo,sono Franco Saputo,un ex pugile da lei menzionato nella biografia di Monzon,avrei piacere se ci contattassimo per alcuni chiarimenti al riguardo.Distinti saluti.

  7. Salve Sig Dario

    Sono un grande appassionato di boxe ed ex praticante, ho letto molti dei sui libri e seguo sempre con molto interesse i sui articoli sulla boxe, dove mi trovo sempre in perfetto accordo con le sue idee.
    Volevo salutarla e farle i complimenti per il suo lavoro

    Giovanni Soro

  8. CIAO DARIO,SONO LO SCOCCIATORE SILVANO 59 ANNI TANTISSIMI DONATI ALLO SPORT PIU BELLO DEL MONDO COME SPETTATTORE IN QUANTO PROBLEMI FISICI SERI NON MI HANNO PERMESSO DI PRATICARLO, NON TI ARRABBIARE SE USO QUESTO TONO CONFIDENZIALE,MA CREDIMI HO LETTO I TUOI LIBRI FINO A QUELLO SU MARVIN HAGLER,POI GLI ALTRI usciti dal 2012 AD OGGI PURTROPPO NON POSSO COMPRARLI ESSENDO IN CASA INTEGRAZIONE, LEGGEVO GLI ARTICOLI SUL CORRIERE DELLO SPORT E BOXE RING(RIVISTA CHE NON LEGO DA ALCUNI ANNI E COMUNQUE MI MANCA MOLTO) NON TI OFFENDERE MA DOPO RINO TOMMASI SEI QUELLO CHE MI HA AFFASCINATO DI PIU CON I RACCONTI DI ATLETI,MANAGER,TIFOSI,TI AUGURO UN MONDO DI BENE UNITAMENTE AI TUOI CARI E COME DICEVA UNA VECCHIA PUBBLICITA’ “GRAZIE DI ESISTERE”
    TUO DEBITORE SILVANO

  9. Egregio Dott. Torromeo,

    Leggo i suoi articoli che apprezzo moltissimo cosi come i suoi libri (quello su Monzon e Hagler sono tra i mei top 5 di boxe), le chiedevo come posso procurarmi il suo “Uomini e Pugni” che non trovo da nessuna parte e mi piacerebbe davvero leggero e poi una suggestione:
    Perche non scrive un libro sui più importanti pugili cubani…. non vedrei l’ora di leggerlo….
    in ogni caso complimenti davvero.
    Alessandro Fontana

    1. Gentile signor Fontana,
      “Uomini e pugni” scritto con il mio amico e collega Roberto Fazi, purtroppo è fuori catalogo (è del 1996) anche sugli store online. Prima o poi un libro sui pugili cubani potrei anche scriverlo, la ringrazio per l’idea. La ringrazio anche per le sue parole.

  10. Bongiorno Dott. Torromeo, sono interessata a 5 suoi libri, come posso contattarla direttamente? Le lascio la mia mail nello spazio sottostante.
    Grazie.
    Marina Bortolani

  11. Egregio Dott. Torromeo
    Come succede per tutti quando un figlio sceglie e pratica uno sport in giovane età anche i genitori si trovano coinvolti e indirettamente si trovano a “praticare” e a conoscerne le varie sfaccettature di quello sport.
    Il mio quartogenito pratica, nonostante le perplessità familiari, il pugilato, ricredendomi, con buoni risultati.
    Affacciandomi a questa disciplina pensavo che il mondo dilettantistico fosse scevro da ogni condizionamento, così come invece succede nel mondo professionistico, ma ahimè purtroppo mi sono dovuto ricredere (anche se con toni minori).
    Ho seguito direttamente due campionati assoluti italiani 2017 e 2018 e sono stato testimone di verdetti allucinanti e di match che con il pugilato nulla hanno da spartire e a questo proposito mi chiedo e Le chiedo se non le sembra strano che i gruppi sportivi militari debbano avere particolari attenzioni nei verdetti dei giudici e perché agli assoluti italiani i gruppi sportivi militari decidano di non far partecipare loro atleti che poi troviamo puntualmente nei vari tornei internazionali a rappresentare l’Italia.
    Grande merito hanno nello sport a livello nazionale ed internazionale i gruppi sportivi militari, ma è altrettanto vero che non si possono usare due metri e due misure.
    Grazie

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