Chi ama il pugilato, torni a indignarsi davanti alle cose brutte…

Indignatevi.
Un tizio, travestito da pugile, ha guadagnato circa 180 milioni di dollari affrontando sul ring ragazzi o signori al primo e ultimo match, lottatori in pensione, YouTuber, ex giocatori di pallacanestro e tre pugili. Da uno è stato battuto, un altro era Julio Cesar Chavez jr. Il terzo era Mike Tyson, un ex di 58 anni che non combatteva da 19 e negli ultimi quattro combattimenti aveva perso tre volte per ko. 
Un genio direte voi. Uno che riesce a vendere una cosa promuovendola per quello che non è, potrebbe essere definito anche in altri modi. 
C’è chi lo celebra, chi lo guarda, chi paga per assistere ai suoi eventi, come li chiamereste?
Pensavo che Jake Paul vs Gervonta Davis, 30 chili e 20 centimetri di differenza tra un non pugile e un campione del mondo, fosse qualcosa di insuperabile. 
Adesso leggo di una trattativa per mettere in piedi Deontay Wilder vs Francis Ngannou. E mi girano i cabbasisi (cot. Andrea Camilleri, Il commissario Montalbano).
Un ex campione UFC che ha disputato due soli match di pugilato. Nel primo ha incontrato Tyson Fury, o meglio uno che dell’ex campione del mondo dei massimi aveva solo il nome. Era lento, impacciato, si muoveva a fatica trascinandosi dietro quei 126 chili registrati al peso ufficiale. 
Contro quella parodia di pugile, Ngannou ha perso. 
Il secondo combattimento lo ha fatto contro Anthony Joshua (video sotto).

L’incontro si è presto trasformato in un dramma, restando a lungo sull’orlo della tragedia. Tre atterramenti in meno di due riprese.

Brutale il primo, devastante il secondo, agghiacciante il terzo (foto sopra il titolo).

Una notte di paura a pagamento.
Il pericolo scampato non è servito a cambiare le cose. 
Questi incontri hanno il nulla osta di Commissioni ufficiali. Hanno arbitri e giudici ufficiali. Sono a tutti gli effetti match di pugilato, anche se sembrano più simili a pagliacciate che a esibizioni.
La boxe non è tutta così. Certo. Ma fino a quando non metterà al bando questi spettacoli, a mezza strada tra la commedia e la tragedia, sarà comunque colpevole.
La domanda è: perché interessa vedere una sfida tra un dinosauro e un topolino, tra un campione del mondo e un novizio? 
Paul vs Tyson, trasmesso da Netflix senza altri pagamenti oltre al canone, è stato visto nel mondo da 60 milioni di telespettatori . 
Perché?
Perché la scarsa frequentazione con il pugilato di oggi, ha azzerato nella mente del popolo della boxe la differenza dei valori; manca la cultura del passato; chi fa soldi, in qualsiasi modo li faccia, è furbo e ha ragione.
Sì, Jake Paul (video sotto, match contro Anderson Silva, 37 anni, un match negli ultimi quattro anni, proveniente dalla MMA, da pugile 3-1-0) è un genio della comunicazione. Se uno riesce a far credere di essere un grande pugile pur non avendo mai fatto la professione, vuole dire che è veramente bravo a promuovere sé stesso. Ma il metodo non è applicabile su chiunque. Ogni Paese ha la sua lingua, ogni campagna deve avere un target di riferimento. Dai segnali di fumo agli strumenti digitali istantanei è cambiato il mezzo, non il messaggio. Comunichi per necessità. Di informare, di promuovere, di attirare amicizie o guadagni. 

La comunicazione nel pugilato, al momento, dalle nostre parti spazia tra le torte in faccia e i richiami a sistemi primitivi. È sparito l’ultimo mezzo che produceva informazione, relativamente a questo sport, cioè la televisione. Intendo Rai 1, Rai 2, Canale 5, Italia 1, Rete, 4, SkySport, Netflix, Prime. Restano i giornali, in crisi clamorosa e senza più, tranne rarissimi casi, specialisti di riferimento. Restano i social. Che sono spazi aperti con navigazione libera. Anche se non si ha una minima competenza. Sia nel pugilato che nella comunicazione. 
E allora molti si rifugiano nelle illusioni, inconsapevoli vittime della manipolazione di commercianti che spacciano lana mortaccina (cit. Alberto Sordi, Ladra lui, ladra lei) per seta.
Spuntano i fantasy match, come si usa dire. Ma quando dalla fantasia, quegli incontri entrano nella realtà, diventano bombe a orologeria. Meglio chiudere la tv, lo spettacolo potrebbe causare gravi danni alla stabilità psichica.
A meno che non siate diventati tutti Hannibal Lecter.
Indignatevi.

Uno che faceva un censimento, una volta, tentò di interrogarmi. Mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti.”
(Hannibal Lecter a Clarice Starling nel film Il silenzio degli Innocenti)


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3 risposte a “Chi ama il pugilato, torni a indignarsi davanti alle cose brutte…”

  1. Avatar Fabio Cimmino
    Fabio Cimmino

    Caro Dario,

    la citazione della lana mortaccina è da premio strega. Come sempre, sono perfettamente d’accordo con le tue considerazioni.

    Un caro saluto

    Fabio Cimmino

    1. Grazie, Fabio. Amo Alberto Sordi e il cinema di quei tempi.

  2. Avatar Francesco Cutruzzulà
    Francesco Cutruzzulà

    Purtroppo abbiamo l’esempio nostrano della “contaminazione”! La campionessa Mesiano che incontra al suo debutto “pro” una avversaria che, da quanto si legge sui social, pare che nulla fosse se non una praticante di Gym boxe (disciplina italica di pugilato no contact o a contatto soft) tesserato all’estero come pro e opposta alla punta di diamante della nazionale italiana.

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