
Torna pressante la preoccupazione per il futuro del pugilato ai Giochi.
I fatti.
“Tra i ruoli che il CIO riconosce come esclusivi delle Federazioni internazionali di particolare importanza, ai fini dell’Olimpismo, è quello di assumere il controllo tecnico e la direzione del proprio sport alle Olimpiadi, sotto il patronato del CIO” (Le Federazioni Internazionali e il Movimento olimpico, Enciclopedia Treccani).
Attualmente la boxe è nell’imbarazzante situazione di non avere una Federazione Internazionale (FI) di riferimento. E non l’avrà di certo per qualche altro anno ancora.
Il processo di riconoscimento da parte del CIO è infatti lungo e complesso, può arrivare a coprire un periodo di tre anni, a cui se ne aggiungono almeno un altro paio per consentire alla FI di acquisire esperienza sul campo. Tra i requisiti richiesti, c’è poi quello della larga diffusione su scala mondiale.
Questa norma esclude al momento la World Boxing.
L’Ente, nato lo scorso aprile, terrà il suo primo Congresso il 24 e 25 novembre prossimi a Francoforte (Germania). Saranno eletti presidente, vice presidente e Comitato Esecutivo. Le iscrizioni saranno rese note non oltre il 23 ottobre.
A un mese dalla chiusura, risultano affiliate sedici Federazioni Nazionali (FN): Danimarca, Inghilterra, Gran Bretagna, Olanda, Germania, Svezia, Mongolia, Panama, Stati Uniti, Canada, Brasile, Argentina, Honduras, Polinesia Francese.
Non è rappresentata l’intera Africa, c’è un solo Paese asiatico e sulla Polinesia Francese è in atto una disputa.
La World Boxing ha annunciato l’inizio dei tornei prima della fine dell’anno, senza chiarire quale possa essere il calendario degli eventi.
Non sta messa meglio l’IBA, associazione a cui il Comitato Olimpico Internazionale ha tolto il potere di organizzare tre Olimpiadi: Tokyo 2020, Parigi 2024, Los Angeles 2028. Finora, Giochi francesi compresi, il CIO ha gestito in proprio il torneo pugilistico attraverso una Task Force. È una soluzione chiaramente temporanea. Dopo LA ’28, o si cambia, o ci si saluta.
E qui cominciano le deduzioni.
La World Boxing deve ampliare la sua platea (l’IBA ha 195 FN affiliate), dimostrare di potersi gestire da sola (budget annunciato: 900.000 dollari, cioè meno del premio per il vincitore dei Mondiali, nell’edizione 2027, targati IBA), migliorare la comunicazione (sito ufficiale privo di un’informazione costante).
Al momento non ha alcuna possibilità di diventare Federazione Internazionale.
L’IBA è fuori per decisione del CIO. Non contenta dell’espulsione, continua a sparare dichiarazioni velenose, negandosi la possibilità di una revisione. Sul piano di governance e chiarezza sugli introiti, non ha fatto passi in avanti (il CIO lo ha ripetuto sino allo sfinimento).
Conclusioni.
Olimpiadi a rischio se continuerà l’assenza di una Federazione di riferimento.
L’IBA ha chiarito il suo punto di vista.
“Non impediremo a nessuno di partecipare ai Giochi o alle qualificazioni olimpiche. Da parte nostra accoglieremo tutti i pugili, i dirigenti, gli ufficiali di gara agli eventi IBA, indipendentemente dallo status della loro Federazione Nazionale di appartenenza”.
Poi, ha precisato.
“Il nostro statuto non accetta una doppia affiliazione”.
Quindi, partecipazioni libere ma solo a livello individuale.
All’Olimpiade salgono sul ring meno di 250 atleti, i Giochi sono a cadenza quadriennale. Gli altri pugili, dove potranno fare esperienza, acquisire la forza del confronto, crescere da punto di vista tecnico?
Finale.
Se le proporzioni di adesioni rimarranno quelle di oggi, l’IBA andrà avanti con mondiali, tornei, premi di centinaia di migliaia di dollari, sponsorizzazioni. Ma, niente Olimpiadi.
Se la World Boxing non crescerà, di numeri e capacità dirigenziale, non diventerà mai una Federazione Internazionale. E addio Olimpiadi.
Congresso World Boxing a novembre, congresso IBA a Dubai il 9 dicembre.
Il Titanic continua a navigare, l’orchestra suona e gli iceberg sono lì davanti ad aspettare. Sono grossi, solidi e non hanno alcuna intenzione di sciogliersi.
O il pugilato dilettantistico cambia rotta, oppure si prepari all’impatto.

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