Signani: Non mi arrendo, vorrei dire vaffa al mondo. Ma vado avanti

Ricorda: la tua vita dipende al 10% da quello che ti succede, e al 90% da come reagisci. (Anonimo)

Matteo Signani (la foto è tratta dal suo profilo Facebook) è a Londra. In un bell’albergo, dice. Almeno questo… La difesa dell’europeo dei medi svanita, a tre giorni dal match, è stata un colpo basso, ma il romagnolo è un tipo tosto. L’ho intervistato. C’è delusione, rabbia, tristezza nelle sue risposte. Ma sicuramente non c’è rassegnazione. A giugno festeggerà il 44esimo compleanno, non ha alcuna intenzione di arrendersi.

Matteo, quando hai saputo dell’annullamento del match?
“Ti racconto la favola, dall’inizio alla fine”
Vai.
“Ieri, nel tardo pomeriggio, mi chiama Christian (Cherchi, ndr) dall’Australia, mi dice: Cash è out”.
E tu?
“Gli ho detto: Non scherziamo, glielo faccio io lo scherzo il 1° di aprile. Non lui. Christian mi risponde: Guarda che è tutto vero, anche se al momento non conosciamo ancora il motivo esatto per cui abbia dato forfait”.
Come ti sei sentito?
“Sai quando, all’improvviso, prendi schiaffone sulla faccia… Ti guardi in giro e non sai neppure dove ti trovi, cosa sia successo. Ero in palestra per l’ultimo allenamento prima di partire. Sono cinque mesi che mi preparo. Non so come si preparino gli altri, ma io lo faccio in una maniera che i monaci mi fanno un baffo. Se devo ottenere un risultato ci metto tutto quello che ho per non fallire. Questa preparazione è stata durissima, perché il risultato volevo farlo a tutti i costi. Lo schiaffone ha fermato il tempo…”.
Dopo quanto ti sei ripreso ?
“Il colpo mi ha stordito. Sul momento sono rimasto confuso, non capivo. È stato un mezzo ko. La tensione è salita a mille. Allora mi sono detto, partiamo per Londra. Ci svaghiamo, vediamo la serata. E vaffa a tutti”.
Cosa accadrà ora?
“Mi faccio due o tre giorni da turista per caso a Londra, poi torno a casa e da lunedì vado in palestra. Sono ben strano io, no? Lo so. Sono fatto così. Che dovrei fare? Mandare tutti a quel paese sarebbe facile. Ma non gliela do vinta, a nessuno. Sto bene, mi sento bene. Non è arrivato ancora il momento di mollare. Il Giaguaro ancora c’è. Anche se ha addosso tanto nervosismo”.
Delusione sportiva, negazione della gioia di esibirti all’interno di una grande riunione, azzeramento dell’adrenalina per un match importante. E poi?
“E poi i soldi spesi, per fortuna ho un lavoro, per fortuna c’è la Guardia Costiera. Ho pagato l’albergo, lo sparring, il massaggiatore, il nutrizionista, l’osteopata. Sono il campione d’Europa, sulla carta però. La realtà è un’altra. Ma io non mollo. Solo alla morte non c’è soluzione. La mia esperienza, la volontà che ho dentro, mi darà la forza di passare, senza pagare più del dovuto, anche questa disavventura”.
Come ti sentivi psicologicamente prima che arrivasse la notizia dell’annullamento?
“Bene, molto bene. Io non scommetto su di me, anche perché non si può. Ma dentro ero sicuro. Mi ripetevo: Questo tipo qui io lo batto. Per carità, ogni match ha la sua storia, tutto può accadere, ma ero davvero convinto di farcela”.
Anche se solo per un momento, hai mai davvero pensato di mandare tutti a quel paese?
“Per un momento? Anche adesso lo sto facendo. Mi metto davanti allo specchio nella camera del mio albergo londinese e mando a quel paese il mondo intero. Tu, tu, tu, tu e tu. Andate tutti a quel paese!”
Chi riesce a fare scendere la tensione?
“Tutto il mio gruppo, Christian e Alessandro Cherchi, Gian Maria Morelli, Davis Ghigi, Daniele Scarpellini, Nicola Zignani. Tutti quelli che mi vogliono bene, che sono dalla mia parte. Siamo tutti caduti dal pero. Dall’oggi al domani ci siamo ritrovati così. Purtroppo quando uno ha la potenzialità di fare quello che gli pare, allora PUO’ FARE QUELLO CHE GLI PARE. La mia mamma dice: chi ha i denti non ha il pane, e chi ha il pane non ha i denti. Ho pensato a lui, ho pensato: è un detto che gli sta a pennello”.
E adesso?
“Faremo un giro per Londra. Bellissima, ma non è certo la Romagna. Troppo bella la mia terra (finalmente si lascia andare a una mezza risata). Vedremo la riunione, mi sarebbe tanto piaciuto essere sul ring. Andrò avanti. Non mi abbatto, mi lecco le ferite. E poi si riparte, più forte di prima. Devo fare ancora di più. Voglio fare ancora qualcosa di bello, non è il momento di dire basta, anche se a volte mi viene voglia di lasciare tutto e restare da solo con la mia capretta. In giardino a parlare con lei, la mia Rachele. Mi dispiace per tutti quelli che mi vogliono bene. Hanno sofferto assieme a me, l’annullamento ha deluso anche loro”.
Hai pianto?
“Qualche lacrima è scesa, lo ammetto. Dopo una preparazione lunghissima, volevo il match. È un appuntamento rimandato, continuo a ripetermi. Mi dispiace anche per quella cinquantina di persone della mia terra che hanno comprato il biglietto aereo e quello per entrare al Palasport. Volevano starmi vicini. Verranno lo stesso, lo spettacolo però lo faremo un’altra volta”.
Cosa c’è nel tuo futuro?
“In giugno faccio 44 anni, ma non mi preoccupo. L’unica che si preoccupa è la mia mamma. Le mamme sono sempre in ansia per i loro figlioli, ma con lei dura poco. Poi si rasserena, perché sa. Mi vede ogni giorno. Faccio una vita sana, senza esagerare, non mi concedo stravizi. Il Giaguaro ha per compagno il sacrificio. Assieme andremo avanti. Non è arrivato il tempo di smettere ”.

I campioni non si costruiscono in palestra. Si costruiscono dall’interno, partendo da qualcosa che hanno nel profondo: un desiderio, un sogno, una visione. Devono avere resistenza fino all’ultimo minuto, devono essere un po’ più veloci, devono avere l’abilità e la volontà. Ma la volontà deve essere più forte dell’abilità.(Muhammad Ali)

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