
Sesto round, 1:15 segna il cronometro. Il diretto destro di Jonathan Rice va a segno. Preciso, pesante. È il primo colpo importante portato dall’americano. Basta per cambiare la storia.
Sotto l’arcata sopracciliare sinistra di Guido Vianello si apre una brutta ferita. Taglio profondo, in posizione pericolosa sull’attacco alto della palpebra.
Si chiude la ripresa. Poco dopo l’inizio del settimo round l’arbitro chiama il medico che sentenzia, giustamente, che non si può andare avanti.
Benjy Esteves, il terzo uomo sul ring, non si è accorto che la ferita è stata provocata da un colpo regolare, pensa sia la conseguenza di uno scontro accidentale delle teste. Dice che si andrà alla lettura dei cartellini.
Se così fosse Vianello resterebbe imbattuto. È avanti per tutti e tre i giudici: 59-55, 59-55, 58-56. C’è confusione, scambio di opinioni con il commissioner, poi accade qualcosa di strano. I telecronisti della ESPN che trasmette in diretta il match negli Stati Uniti chiamano l’arbitro. Lui scende, va a bordo ring, rivede il filmato. È solo a quel punto che realizza quanto sia accaduto. Una sorta di VAR applicata al pugilato, solo che la tecnologia messa a disposizione non è quella ufficiale dell’organizzazione, ma è quella di un privato.
Esteves torna su e decide per il giusto.
Jonathan Rice vince per kot dopo 40 secondi dall’inizio del settimo round.
Corretto il verdetto, bizzarro il modo in cui ci si è arrivati.
Una conclusione giunta al termine di un match noioso.
Vianello lo ha tenuto in mano usando praticamente solo il jab sinistro. È un colpo che da quando è passato professionista ha migliorato, è riuscito a renderlo più pesante. E questo è un bene. L’altro lato positivo è la sua condizione atletica, decisamente buona. Per il resto alcune lacune. Il gancio destro lo porta largo e fuori misura, del resto ganci e montanti sembrano colpi fuori dal suo repertorio, il diretto destro chiude male e senza efficacia.
Anche Jonathan Rice non ha lasciato un’impressione positiva. Era in affanno fin dalla terza ripresa. Lontano un anno dal ring, con i 36 anni in arrivo e chiamato come sostituto, ha fatto quel che ha potuto. Poco. Un paio di colpi prima di quello decisivo. L’unico pugno da peso massimo ha deciso l’incontro .
Il pubblico non ha gradito, è partito qualche fischio.
Tirando le conclusioni, credo si possa dire che sia stato un match deludente.
Per come è finito, in sintonia con l’intero andamento del combattimento.
Per il comportamento di Rice (16-6-1, 11 ko), passivo, poco propositivo, in condizioni fisiche imbarazzanti, costantemente sulla difensiva.
Per la prestazione di Vianello (10-1-1, 9 ko) che ha sì comandato la sfida, ma per farlo ha messo sul tavolo il minimo indispensabile.
“L’ho fatto ancora, ho sconfitto un altro pugile imbattuto. Una nuova vittoria, avanti un altro” ha commentato l’americano. Da domani tornerà a fare il suo vero lavoro, il reparto sicurezza dello strip club di Las Vegas lo aspetta.
Il pugile romano, alla prima sconfitta in carriera, dovrà analizzare a fondo il filmato di questo combattimento.